Un vero e proprio strumento di conoscenza e valutazione del territorio: è la Carta della Natura, l’ultima arrivata, in ordine cronologico, tra le StoryMap dell’EcoAtlante. Così come recita la legge quadro sulle aree naturali protette, la Carta della Natura è nata con la finalità di “individuare lo stato dell’ambiente naturale in Italia, evidenziando valori naturali e profili di vulnerabilità territoriale”, descrivendo il territorio attraverso la cartografia, combinando quindi fattori fisici (luce, temperatura, acqua, pressione atmosferica ma anche latitudine, altitudine, pendenza del suolo ecc. e composizione del suolo, dell’acqua e dell’aria), biotici (flora e fauna e le loro interazioni) ed antropici (determinati dagli esseri umani come strade, case, cartelli, ecc.).
Sono state cartografate ben 2.158 Unità di Paesaggio, 37 Tipi di Paesaggio suddivisi in 7 macrocategorie. Ogni “Unità di Paesaggio” è composta da un mosaico di habitat alcuni dei quali di pregio ed incontaminati ed altri minacciati dalla presenza degli esseri umani. Compito della Carta della Natura è quindi anche quello di mappare gli habitat terrestri italiani ed evidenziare le aree di maggior valore naturale e quelle a rischio di degrado, che necessiterebbero di interventi di salvaguardia.
Di facile consultazione, la Carta della Natura rappresenta una vera novità perché è anche un importante uno strumento di lavoro e di pianificazione del territorio in quanto può essere utilizzata in differenti settori: dalla pianificazione alle valutazioni ambientali, dalla definizione di reti ecologiche al monitoraggio ambientale e all’analisi sui cambiamenti climatici e molto altro ancora.
La Carta rappresenta un importante supporto alle valutazioni e alle tutele ambientali e della salute umana, permettendo alle amministrazioni locali e regionali, ma anche alle organizzazioni sindacali, alle associazioni e ai cittadini un primo controllo sulle conseguenze che una determinata opera, piano o programma, potrebbero avere sugli habitat e sulla biodiversità ad essi associata.
Due esempi:
1. Pensiamo, ad esempio, alle attività industriali: se da un lato l'industria contribuisce alla crescita economica e allo sviluppo del benessere della società, rappresenta anche un’importante fonte di alterazione dell'ambiente e della sua qualità. A partire dagli anni ‘70 c’è stata una presa di coscienza dei problemi causati dall’inquinamento industriale e della necessità d'intervento da parte del legislatore anche grazie all'impegno del Sindacato italiano (vd. S.Moriondo, "Dalla paga di posto a ..La salute non si vende", 23.10.2022).
L’Italia e l'Unione europea nel tempo hanno, dunque, introdotto misure e strumenti per migliorare la conoscenza di pressioni e impatti che gli impianti industriali possono avere sulle diverse componenti ambientali: emissioni nell’aria e nell’acqua e la produzione di rifiuti, e quindi sulla salute umana e dell'ambiente circostante. Grazie a queste misure, oggi è possibile avere una serie di informazioni derivanti dalla raccolta e dall’elaborazione negli anni di dati sulle diverse emissioni. Una base conoscitiva fondamentale per la messa in campo di azioni di mitigazione e riduzione degli impatti. Vi sono vari dati sulle emissioni industriali che ISPRA è tenuta a curare ed aggiornare. A partire dai dati nazionali di base (es. livelli produttivi o di consumo) e dalle informazioni aggiornate annualmente su tutti i settori produttivi previsti, ogni anno vengono stimate le emissioni di gas ad effetto serra e di altri inquinanti in atmosfera. I settori considerati sono: attività energetiche e trasporti, processi industriali e uso dei solventi nei prodotti, settore dei rifiuti, agricoltura e allevamenti, uso del suolo e foreste.
Un esempio tra le tante informazioni che si possono trovare nelle banche dati di EcoAtlante riguarda il Particolato (PM): molti processi industriali e processi di combustione usano o producono sostanze nella forma di particolato. PM è il termine usato per descrivere particelle fini di carbonio, metalli e sali inorganici sospesi in un gas o in un liquido. Il particolato è prodotto soprattutto dai combustibili, dall’incenerimento dei rifiuti, dai cantieri edili, dalle attività estrattive e da altri processi industriali.
2. Nel corso degli anni i cambiamenti di uso del suolo hanno modificato il volto del nostro Paese, portando da un lato all'urbanizzazzione e intensificazione agricola e dall'altro abbandono colturale e rinaturalizzazioni. Monitorare i cambiamenti di uso del suolo è fondamentale per conoscere le funzioni che il suolo svolge e per indirizzare le strategie di pianificazione e di governo del territorio. Nell'infografica a lato sono rappresentati i cambiamenti dell'uso del Suolo tra il 1960 e il 2018 nel Nord Italia, con un focus particolare sull'area metropolitana di Milano.
Come consultare la Carta della Natura: la Carta della nautura viene elaborata attraverso due fasi, il Rilievo Cartografico, utile per conoscere e rappresentare a diverse scale la tipologia e la distribuzione degli ecosistemi e habitat terrestri e la Valutazione ecologico-ambientale che evidenzia le aree a maggior pregio naturale e quelle più a rischio di degrado utilizzando gli indici di Valore Ecologico, Sensibilità Ecologica, Pressione Antropica cioè umana e Fragilità Ambientale. Le cartografie sono tutte facilmente accessibili grazie al visualizzatore cartografico: si possono quindi “interrogare” le mappe semplicemente selezionando “Maggiori info”. Le banche dati invece possono essere consultate grazie al Geoportale dedicato. I temi trattati riguardano: Sostenibilità; Cambiamenti climatici; Inquinamento atmosferico; Acqua; Mare e Coste; Natura e biodiversità; Le trasformazioni del territorio; Fragilità del territorio; Economia circolare; Rumore e ambiente; Sorgenti elettromagnetiche; Industrie.
Link: Infografica uso del Suolo nel Nord Italia
Per la Redazione - Serena Moriondo