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Foto Muroni 4di Rossella Muroni, Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni (l'articolo è stato pubblicato sulla Rivista trimestrale della Fillea-Cgil , Sindacato Nuovo, del 31 luglio 2023)

Ci siamo da poco lasciati alle spalle quello che è passato alla storia come il luglio più caldo di sempre a livello globale. Il sesto rapporto sul Clima dell’Ipcc poi ha mandato un messaggio altrettanto chiaro: le temperature sono già superiori di 1,1° C rispetto ai livelli preindustriali, se vogliamo evitare le peggiori devastazioni legate al superamento della soglia limite di 1,5° C dobbiamo agire ora e tagliare velocemente le emissioni.

È questo lo scenario a cui cerca di rispondere il pacchetto europeo Fit for 55, di cui l’edilizia e la revisione della Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD) sono uno dei pilastri. Secondo le stime dell’Ue, infatti, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo finale dell’energia e di circa il 36% delle emissioni. Rendere case e uffici più efficienti ci consentirà di ridurre il consumo e le importazioni di gas, le bollette e le emissioni degli edifici. Inoltre intervenire sugli edifici esistenti per renderli più efficienti ci porterà in dote - e ne abbiamo avuto prova con il superbonus e gli altri bonus edilizi - anche un aumento dell’occupazione nell’edilizia senza consumare nuovo suolo.

Ma esattamente qual è il potenziale dell’efficientamento in edilizia? Quanto si potrebbe risparmiare in termini di emissioni e guadagnare in risparmio di materie prime? A queste domande risponde il primo Impact Report dell’edilizia sostenibile certificata nel Paese firmato dal Green Building Council Italia. Un rapporto da cui emerge che lo stock di edifici certificati Leed-Gbc al 2023 è in grado di generare un risparmio annuo di 170.031 tonnellate di Co2 e di 1,3 miliardi di litri d’acqua, equivalenti a un controvalore economico di 68 milioni di euro. Inoltre la costruzione e ristrutturazione di edifici certificati ‘green’ ha permesso il risparmio di 324.880 tonnellate di rifiuti. E le prospettive per il futuro sono ancora più importanti: secondo lo studio gli edifici certificati tra il 2023 e il 2030 potranno generare un risparmio annuo di 474.672 tonnellate di CO2 e di 3,6 miliardi di litri d’acqua, evitando così al Paese 189 milioni di euro di esternalità negative ogni anno. Inoltre, grazie alle buone pratiche adottate nella loro realizzazione e rigenerazione, questi immobili porteranno a una riduzione nella produzione di rifiuti di ben 603.562 tonnellate. Abbattimento delle emissioni e creazione di nuovi posti di lavoro. È questo il binomio vincente con cui affrontare la sfida della transizione ecologica.

Tornando alla cosiddetta direttiva ‘case green’, il testo adottato a metà marzo dal Parlamento europeo - che su quella base tratterà nel trilogo negoziale con gli altri due co-legislatori europei per arrivare alla versione definitiva della normativa - prevede che la classe di efficienza energetica G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. E su questi edifici energivori si dovrà agire prioritariamente. Per l’Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea, il testo dell’Europarlamento prevede target di efficienza più alti: gli edifici residenziali esistenti dovranno raggiungere la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033, per quelli non residenziali e pubblici le stesse scadenze sono anticipate di tre anni. I nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero dal 2028, ma per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è anticipata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.

Ma gli Stati avranno a disposizione molti strumenti di flessibilità e potranno esentare dai nuovi standard fino al 22% degli immobili. E si potranno rivedere gli standard minimi di prestazione degli edifici residenziali per ragioni di fattibilità economica e tecnica. I Paesi Ue stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione, che dovranno comprendere anche regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti, in particolare per le famiglie vulnerabili. Ci sarà, infatti, un Fondo ad hoc per le ristrutturazioni edilizie in chiave energetica alimentato dal bilancio europeo, dalla Banca europea per gli investimenti e dagli Stati membri.

“È insomma una direttiva strategica anche per la visione complessiva e di sistema che esprime (approccio integrato al quartiere), per gli obiettivi di efficienza energetica, salubrità degli ambienti, predisposizione al digitale e alla auto produzione e consumo che indica, e per gli strumenti che individua (a partire dai Piani nazionali di ristrutturazione degli edifici, strumenti finanziari di intervento diretto e indiretto, fino al Passaporto dell’immobile e alla centralità della qualificazione dei lavoratori)”. Così la Fillea Cgil nel suo recente e prezioso Manifesto per la Rigenerazione Urbana. 

Purtroppo anche su questa direttiva il governo italiano ha assunto una posizione di retroguardia. In pratica il nostro esecutivo pensa di tutelare gli interessi dei proprietari remando contro e con una miopia che non ha eguali, proprio mentre l’Ue puntava sull’efficienza, ha di fatto stroncato il Superbonus. 

Sulla carta il governo Meloni non mette in dubbio la necessità della transizione ecologica e del graduale taglio delle emissioni. Ma è alle specificità italiane e alla velocità di questa trasformazione che si appella per frenare di fatto la necessaria decarbonizzazione. Lo ha spiegato “benissimo” il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin: “noi abbiamo la micro-proprietà, e le famiglie risparmiamo con gli immobili – ha dichiarato a una trasmissione radiofonica - bisognerebbe valutare una gradualità diversa”. Che tradotto suona più o meno così: la decarbonizzazione, con il suo portato di lavoro di qualità, innovazione, efficienza e benessere, può attendere. Purtroppo è drammaticamente falso e pericoloso. Il recente Piano Energia e Clima finalmente trasmesso a Bruxelles certifica l’ottusità conservatrice che guida l’Esecutivo.