E' necessario avviare una riflessione su quali siano le domande di trasformazione emergenti e quali le residue risorse territoriali che le Comunità locali potranno mettere in campo per avviare i processi di rigenerazione volti a conseguire livelli minimi garantiti di qualità urbana.
Con l'affermarsi del concetto di rigenerazione urbana si pone, per la prima volta, al centro del dibattito culturale, politico e disciplinare la complessa problematica relativa al recupero, la riorganizzazione morfologica e funzionale di parti degradate, non solo quelle periferiche, delle città. La pandemia ci ha dimostrato che non si può continuare a procedere ad una pianificazione "a pezzi" perché non ha senso attrezzarsi per una resilienza alle epidemie, dimenticandosi della vulnerabilità agli eventi sismici o ai rischi da inondazione o dalle ondate di caldo, dall'abusivismo edilizio o dagli effetti derivanti da una contrazione demografica e dall'aumento della popolazione anziana o dalla mancanza di spazi per la crescita dei giovani.
Per restituire prospettive di equità, di inclusione sociale, di qualità architettonica, urbanistica, ambientale ed ecologica e di efficienza per il governo della città e dei territori diventa, in sostanza, necessaria una riflessione sui processi di metropolizzazione della città contemporanea e sui modelli di governo di scala sovracomunale. I numerosi studi condotti negli ultimi decenni sulle dinamiche della diffusione degli insediamenti umani si sono soffermati prevalentemente sugli aspetti più evidenti di tale trasformazione, quelli morfologici (fisici), tralasciando, in alcuni casi, di indagare un altro fenomeno, che ha progressivamente caratterizzato l’organizzazione territoriale metropolitana, vale a dire l’integrazione, non solo istituzionale.
L’esigenza di affrontare organicamente questioni comuni per un buon funzionamento di una area vasta appare, dunque, una esigenza oggettiva e sempre più urgente ma di non semplice realizzazione. In particolare, i territori metropolitani, per la frammentazione dei poteri distribuiti tra più livelli di governo – comuni e provincia, uffici territoriali di governo – costituiscono, per molti, il più "emblematico modello di disordine territoriale" presente nel nostro sistema locale sotto vari profili: quello urbanistico, dei servizi (soprattutto a rete), quello ambientale.
La Città metropolitana appare, dunque, come un elemento del sistema istituzionale italiano legislativamente previsto e disciplinato, ma ancora "tutto da costruire". Questo è quanto mai necessario dato che, secondo quanto emerge dal lavoro dai ricercatori dell’ONU nel programma UN-HABITAT (The United Nations Human Settlements Programme), entro il 2030 il tasso di abitanti che risiedono in agglomerati metropolitani salirà al 60%, per raggiungere il 75% nel 2050.
Nell'allegato si affrontano, seppur in sintesi, i temi che riguardano i processi di metropolizzazione che caratterizzano le città contemporanee, l'esperienza delle città metropolitane in Italia e in Europa, la rigenerazione urbana tra la necessità di superare le criticità e cogliere le opportunità, la costruzione di una cittadinanza metropolitana. Il saggio si conclude con due focus: uno sul profilo delle città metropolitane e un approfondimento dedicato a fare il punto sullo stato della programmazione dei Piani metropolitani territoriali nelle singole Città Metropolitane. Per farlo sono state utilizzate due recenti indagini, la prima condotta dall'ISTAT, la seconda dall'INU, l'Istituto Nazionale di Urbanistica.
Link: Pianificare_la_complessità_-_Moriondo_24102023.pdf
Per la Redazione - Serena Moriondo