Gli ultimi dati ci mostrano che, purtroppo, il consumo di suolo non solo da due anni non rallenta più, ma nel 2022 accelera bruscamente e torna a correre a ritmi che, in Italia, non si vedevano da più di 10 anni. I fenomeni di trasformazione del territorio agricolo e naturale in aree artificiali hanno così sfiorato i 2,5 metri quadrati al secondo e riguardato quasi 77 chilometri quadrati in un solo anno, il 10% in più rispetto al 2021. Si tratta certamente di un ritmo non sostenibile che dovrebbe far riflettere circa l’efficacia delle misure intraprese negli ultimi sedici anni per il contenimento di questo fenomeno e sull’urgenza di un quadro normativo di riferimento che riesca a porre freno in maniera decisa alla grave e prolungata perdita di suoli fertili e ricchi di biodiversità.
Le città diventano sempre più calde: nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 °C nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante. In media, la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane di pianura rispetto al resto del territorio è di 4°C d’estate con massime di 6°C a Firenze e di oltre 8°C a Milano.
Ma il consumo di suolo incide anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, oltre 900 – in un solo anno – gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile nelle aree a pericolosità idraulica media, e provoca la costante diminuzione della disponibilità di aree agricole eliminando in 12 mesi altri 4.500 ettari, il 63% del consumo di suolo nazionale.
Questi i costi nascosti ad oggi dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici ricalcolati in base ai nuovi dati: 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.
Le classi adottate per la descrizione del consumo di suolo afferiscono alla componente di copertura del suolo di “Superfici artificiali ed edifici” di EAGLE della rete Europea Eionet. In particolare si tratta di: a) suolo consumato permanente che include strutture sia verticali (come edifici e fabbricati), che orizzontali (come infrastrutture stradali, piazzali e altre aree pavimentate), che comportano l’impermeabilizzazione e la compromissione irreversibile della risorsa suolo e delle relative funzioni ecosistemiche; b) suolo consumato reversibile che si verifica in aree in cui le superfici e i materiali naturali possono essere alterati, rimossi o sostituiti a seguito del verificarsi di interventi antropici che portano a coperture artificiali non impermeabili o ad azioni come compattazione, escavazione, stoccaggio di materiali. Le classi del consumo di suolo reversibile sono caratterizzate da condizioni di reversibilità molto diverse tra loro, in primo luogo per il tempo di recupero complessivo dei suoli (nella maggior parte dei casi molto lungo), ma anche per il diverso effetto transitorio e per la reale fattibilità del processo di rinaturalizzazione. Va sottolineato, infatti, che anche il consumo reversibile inibisce servizi ecosistemici cruciali, e che va sempre considerata la perdita di funzioni per tutto il periodo che precede l’effettivo e completo recupero.
Secondo il Presidente Ispra, Stefano Laporta: "Un consistente contenimento del consumo di suolo, per raggiungere presto l’obiettivo europeo del suo azzeramento, è la premessa, quindi, per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori attraverso la promozione del capitale naturale e del paesaggio, la riqualificazione e la rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse."
Il Rapporto, le cui attività di monitoraggio a monte sfruttano ampiamente le potenzialità del programma Europeo di osservazione della
Terra Copernicus che, secondo il Regolamento UE n.377/2014 “fornisce informazioni sullo stato dell’atmosfera, degli oceani, del territorio, a sostegno delle politiche di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici e della gestione delle emergenze e della sicurezza civile” rappresenta uno strumento indispensabile pei Comuni e le Città Metropolitane per rivedere anche le previsioni di nuove edificazioni presenti all’interno dei piani urbanistici e territoriali già approvati.
L'Associazione Nuiove Ri-Generazioni ha dedicato un saggio al possibile impiego delle informazioni provenienti dal sistema Copernicus. Parlare del contributo che queste tecnologie e queste ricerche possono dare alla nostra vita quotidiana potrebbe apparire “fuori dalla nostra portata”, ma non è così. Disporre, infatti, di informazioni aggiornate e affidabili è fondamentale per poter delineare le strategie, stabilire gli obiettivi, e prendere decisioni consapevoli in ogni ambito: dall’economia sostenibile, alle azioni a tutti i livelli per mitigare i cambiamenti climatici, fino ai programmi di resilienza e tutela del territorio e delle infrastrutture necessari per garantire la tutela della salute e il nostro futuro che possono essere oggetto di confronto e contrattazione locale a maggiore garanzia dei cittadini ("COPERNICUS, dallo spazio un aiuto alla Terra", 21.10.2021).