Dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2023, sono 18 gli enti locali sciolti a causa di infiltrazioni di stampo mafioso.
Nel periodo considerato, nella maggior parte degli Enti locali sciolti per mafia il Sindaco guidava una maggioranza sostenuta da liste civiche (72% dei casi). Nei restanti cinque casi – Anzio, Castellammare di Stabia, Nettuno, Rende e Torre Annunziata – la Giunta era governata rispettivamente da coalizioni di centrodestra (4) e centrosinistra (1). Il tema della presenza delle liste come veicolo di infiltrazione mafiosa negli enti locali conferma quanto già evidenziato anche dalla Commissione parlamentare antimafia istituita nelle ultime due legislature, prima dell’attuale.
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dal 2013 la Calabria ha subito una media di sei scioglimenti l’anno (66 complessivi nel periodo).
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la Campania ha fatto registrare almeno uno scioglimento per infiltrazioni mafiose per 12 anni consecutivi.
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la Puglia ha subito più scioglimenti negli ultimi 10 anni – nel periodo 2014/2023 sono stati 19 – che nei precedenti 22 di applicazione della legge (7 nel periodo 1991-2013).
Il 72% dei Comuni sciolti per mafia dal 1991 hanno una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti e il 52% inferiore ai 10 mila residenti (Fonte: istat). Solamente l’8,5% presenta una popolazione residente di oltre 50 mila abitanti. Il motivo per cui sono i Comuni con meno abitanti quelli più colpiti da infiltrazioni mafiose negli enti pubblici, è riconducibile a varie ragioni. Innanzitutto, il minor numero di abitanti garantisce alle organizzazioni mafiose un maggior controllo del territorio e della società civile. Inoltre, il territorio limitato giustifica un minor numero di forze dell’ordine, oltre che l’esposizione mediatica quasi assente. Infine, in queste realtà risulta più facile imporre gli ordini economici criminali sulle imprenditorie locali e sulle amministrazioni.I settori della vita amministrativa comunale che risultano oggetto delle attenzioni mafiose coprono, in buona sostanza, l’intero spettro delle competenze comunali: questo mostra che le attitudini imprenditoriali mafiose sono in grado di coprire ambiti e settori che sono i più diversi tra loro, a seconda delle occasioni di arricchimento e di riciclaggio del denaro.
Seguono il settore dei tributi (spesso nelle relazioni si accerta la morosità degli stessi amministratori locali, oltre che degli esponenti dei clan), il servizio di igiene urbana, e quello relativo a concessioni demaniali/spiagge. Sono poi citati almeno una volta nelle relazioni prefettizie anche: i servizi di refezione e trasporto scolastico, il servizio di custodia di animali randagi, il settore del movimento terra, i fondi agricoli comunitari, le strutture sportive, il servizio tesoreria e addirittura quello di assistenza legale comunale.
In conlusione - secondo gli estensori del Report - "basta mettere in fila questi semplici numeri per comprendere il tasso di pericolosità e di pervasività delle organizzazioni mafiose in tutta la Penisola: le infiltrazioni nei Comuni, infatti, lungi dal costituire un dato episodico, si presentano invece come un dispositivo strutturale dei clan, che in questo contesto sono in grado di ottenere occasioni strategiche di radicamento territoriale e di arricchimento. È un’insidia non da poco per le Comunità locali, se si pensa anche che dalle Relazioni prefettizie emerge, nella quasi totalità dei casi, una pericolosa continuità degli stessi vertici degli Enti locali, anche nelle ipotesi di plurimi scioglimenti.
Tanto nei territori a tradizionale presenza mafiosa quanto in quelli di più recente espansione, come si è visto, lo scopo delle cosche è quello di controllare ogni settore della vita economica e amministrativa degli Enti, con impressionante duttilità e capacità di adattamento. Un obiettivo che viene perseguito aggirando le procedure di trasparenza, riducendo al minimo la partecipazione pubblica, occupando ogni spazio disponibile. Emblematica, in questo senso, è l’attenzione delle mafie per il controllo di appalti e lavori pubblici: ciò avviene sia per le risorse economiche che essi generano, sia per l’opportunità di controllare interi segmenti delle filiere, dal lavoro alla fornitura di materiali."
Per la Redazione - Serena Moriondo