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Copertina Dossier Avviso pubblicoLa linea della palma

Forse tutta l’Italia sta diventando Sicilia… - scriveva Sciascia ne "Il giorno della civetta" - A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…” (Opere – 1956.1971, p. 479).
 
In occasione dell’apertura della prima Scuola di formazione politica “Amministratori consapevoli”, presieduta dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso, è stato presentato il nuovo Report di Avviso Pubblico "La linea della palma" sui comuni sciolti per mafia nel biennio 2022-2023 ed è riconosciuto come la prosecuzione del precedente “Le mani sulla città”.
 
Sono 383 gli enti locali che sono stati commissariati negli ultimi 32 anni. Sono ben 76 le Amministrazioni che dal 1991 al 2023 sono state sciolte in più di un’occasione. Dal 1991 al 30 settembre 2023 su 383 decreti di scioglimento, appena 13 hanno riguardato il Centro Nord Italia. Sebbene si tratti “solo” del 3,4% del totale, lo scioglimento dei comuni di: Bardonecchia (1995), Nettuno (2005), Bordighera (2011), Ventimiglia (2012), Leinì (2012), Rivarolo Canavese (2012), Sedriano (2013), Ostia (2015), Brescello (2016), Lavagna (2017), Saint-Pierre (2020), Nettuno (2022) e Anzio (2022), è sintomatico dell’avveramento della “profezia della palma” descritta da Leonardo Sciascia. 
 
Alla luce dei dati emerge il crescente interesse per le mafie, in particolare per la ’ndrangheta, all’inserimento negli enti locali del Centro-Nord Italia, area del Paese in cui maggiore è lo sviluppo economico-finanziario e, di conseguenza, la possibilità di riciclare denaro inserendosi anche nel mercato degli appalti pubblici. A questo si aggiunga, da una parte l’esistenza di una certa sottovalutazione e di una scarsa conoscenza del fenomeno mafioso da parte di diversi amministratori e amministratrici locali settentrionali e, dall’altra, il diffondersi di una corruzione che mira ad instaurare rapporti di reciproca convenienza, caratterizzati da complicità e connivenza, tra politici e funzionari locali e mafiosi.

Grafico Comuni sciolti per mafia 2022 2023Dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2023, sono 18 gli enti locali sciolti a causa di infiltrazioni di stampo mafioso. 

Nel periodo considerato, nella maggior parte degli Enti locali sciolti per mafia il Sindaco guidava una maggioranza sostenuta da liste civiche (72% dei casi). Nei restanti cinque casi – Anzio, Castellammare di Stabia, Nettuno, Rende e Torre Annunziata – la Giunta era governata rispettivamente da coalizioni di centrodestra (4) e centrosinistra (1). Il tema della presenza delle liste come veicolo di infiltrazione mafiosa negli enti locali conferma quanto già evidenziato anche dalla Commissione parlamentare antimafia istituita nelle ultime due legislature, prima dell’attuale.

Volendo analizzare più approfonditamente cos’è accaduto a livello regionale, possiamo rilevare che:
  • dal 2013 la Calabria ha subito una media di sei scioglimenti l’anno (66 complessivi nel periodo).

  • la Campania ha fatto registrare almeno uno scioglimento per infiltrazioni mafiose per 12 anni consecutivi.

  • la Puglia ha subito più scioglimenti negli ultimi 10 anni – nel periodo 2014/2023 sono stati 19 – che nei precedenti 22 di applicazione della legge (7 nel periodo 1991-2013).

Il 72% dei Comuni sciolti per mafia dal 1991 hanno una popolazione inferiore ai 20 mila abitanti e il 52% inferiore ai 10 mila residenti (Fonte: istat). Solamente l’8,5% presenta una popolazione residente di oltre 50 mila abitanti. Il motivo per cui sono i Comuni con meno abitanti quelli più colpiti da infiltrazioni mafiose negli enti pubblici, è riconducibile a varie ragioni. Innanzitutto, il minor numero di abitanti garantisce alle organizzazioni mafiose un maggior controllo del territorio e della società civile. Inoltre, il territorio limitato giustifica un minor numero di forze dell’ordine, oltre che l’esposizione mediatica quasi assente. Infine, in queste realtà risulta più facile imporre gli ordini economici criminali sulle imprenditorie locali e sulle amministrazioni.I settori della vita amministrativa comunale che risultano oggetto delle attenzioni mafiose coprono, in buona sostanza, l’intero spettro delle competenze comunali: questo mostra che le attitudini imprenditoriali mafiose sono in grado di coprire ambiti e settori che sono i più diversi tra loro, a seconda delle occasioni di arricchimento e di riciclaggio del denaro. 

Il cuore dell’interesse dei clan è costituito dalle manovre occulte in materia di affidamenti ed appalti: è in questo contesto che si concentrano le attenzioni delle organizzazioni mafiose, votate alla realizzazione di utilità economiche. Un primo tratto distintivo, che agevola l’infiltrazione delle mafie, è costituito dal generale disordine amministrativo: ciò si manifesta, soprattutto, dall’assenza di una precisa linea di demarcazione tra funzioni di indirizzo politico e funzioni gestorie (es. Anzio, Neviano, Mojo Alcantara, Orta Nova); non mancano i casi in cui il Sindaco stesso assurge al ruolo di vero e proprio dominus della vita politica locale assommando a sé la quasi totalità delle funzioni (es. Portigliola, Soriano Calabro). Per quanto concerne più nello specifico gli appalti, in tutti i casi di scioglimento analizzati emerge una carenza sul piano dei controlli e delle verifiche antimafia a cui ogni Amministrazione è tenuta. 

Seguono il settore dei tributi (spesso nelle relazioni si accerta la morosità degli stessi amministratori locali, oltre che degli esponenti dei clan), il servizio di igiene urbana, e quello relativo a concessioni demaniali/spiagge. Sono poi citati almeno una volta nelle relazioni prefettizie anche: i servizi di refezione e trasporto scolastico, il servizio di custodia di animali randagi, il settore del movimento terra, i fondi agricoli comunitari, le strutture sportive, il servizio tesoreria e addirittura quello di assistenza legale comunale.

In conlusione -  secondo gli estensori del Report - "basta mettere in fila questi semplici numeri per comprendere il tasso di pericolosità e di pervasività delle organizzazioni mafiose in tutta la Penisola: le infiltrazioni nei Comuni, infatti, lungi dal costituire un dato episodico, si presentano invece come un dispositivo strutturale dei clan, che in questo contesto sono in grado di ottenere occasioni strategiche di radicamento territoriale e di arricchimento. È un’insidia non da poco per le Comunità locali, se si pensa anche che dalle Relazioni prefettizie emerge, nella quasi totalità dei casi, una pericolosa continuità degli stessi vertici degli Enti locali, anche nelle ipotesi di plurimi scioglimenti.

Tanto nei territori a tradizionale presenza mafiosa quanto in quelli di più recente espansione, come si è visto, lo scopo delle cosche è quello di controllare ogni settore della vita economica e amministrativa degli Enti, con impressionante duttilità e capacità di adattamento. Un obiettivo che viene perseguito aggirando le procedure di trasparenza, riducendo al minimo la partecipazione pubblica, occupando ogni spazio disponibile. Emblematica, in questo senso, è l’attenzione delle mafie per il controllo di appalti e lavori pubblici: ciò avviene sia per le risorse economiche che essi generano, sia per l’opportunità di controllare interi segmenti delle filiere, dal lavoro alla fornitura di materiali."

Per la Redazione - Serena Moriondo