di Francesco Escalona, Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni Campania
La regione d’Italia che fu la Campania Felix dei romani, mentre è nel bel mezzo di due gravissime e costosissime crisi ambientali, che metterebbero in ginocchio qualunque territorio, rischia grosso ancora una volta a causa di un dissennato Disegno di legge urbanistica adottato a giugno dalla Giunta De Luca ed ora all’esame del Consiglio regionale.
Una regione in grande difficoltà, la Campania, alle prese con un dissesto idrogeologico devastante causato da un territorio naturalmente fragile ma messo a durissima prova dai cambiamenti climatici.
Una terra in forte crisi, con l’Appennino agricolo, in fase di progressivo abbandono da parte di chi lo ha curato per millenni e una fascia costiera iper congestionata, che registra le più alte densità abitative al mondo, flagellata sempre più dal mare che si innalza ogni anno di più e in pieno rischio sismico e vulcanico, stretta com’è tra tre vulcani attivi, il Vesuvio, i Campi Flegrei e l’Epomeo di Ischia.
La preziosa terra amata dai greci Eubei, ora non più curata, cede, tra nubifragi e terremoti che causano ovunque frane e dissesti estesissimi. E’ ancora vivo in molti di noi il ricordo della grandiosa frana di Sarno, coi suoi danni e le sue vittime e, lo scorso inverno, la grande frana di Ischia che ha devastato i territori di Casamicciola terme e di Lacco Ameno dove, ai rischi idrogeologico e vulcanico, si sovrappone in maniera inscindibile quello sismico.
Come se non bastasse la regione campana, da sempre divisa nella dicotomia irrisolta tra la polpa e l’osso, sembra cedere del tutto in questi giorni in cui la terra del bradisismo, i Campi flegrei, sotto cui è attiva da millenni una grande caldera di fuoco che ne fa uno dei megavulcani più pericolosi al mondo, si risveglia e mette in serio allarme le seicentomila persone che vivono nella zona rossa al centro del vulcano e che rischiano, ancora una volta, (accadde già nel 1983) di dover lasciare da un momento all’altro e a tempo indeterminato, le proprie case e le proprie attività. Senza contare che nulla esclude che il pericolo di eruzione metta in pericolo tutta l’area metropolitana che conta più di tre milioni di persone.
Ebbene, è in una regione con questo ordine di problemi - che si sommano a quelli di una qualunque città del meridione d’Italia - che il Presidente De Luca e la sua giunta adottano, in piena estate, un Disegno di legge che propone norme che ricordano tristemente le Mani sulla città raccontate nel film neorealista di Francesco Rosi ambientato nella Napoli degli anni sessanta.
Come allora, nonostante la legge punti formalmente a contrastare il consumo di suolo, le motivazioni addotte sono sempre le stesse: la mancanza di case, la necessità di rilanciare l’economia, l’edilizia, il lavoro. Nulla sembra cambiato. Eppure le ferite inferte da quegli anni infausti sono ancora lì: in un paesaggio romantico - scenario ideale dei pittori della scuola di Posillipo - violato e lacerato; nella cultura e nella prassi consolidata di un abusivismo edilizio ancora vivo, in sfregio allo Stato, alla cura della bellezza, alla necessaria sicurezza.
Stato, Bellezza, Sicurezza: cose ovvie ovunque, tranne qui, dove ce ne sarebbe più bisogno.
Ed è proprio qui, in una terra cosi devastata, preoccupata, allarmata, che in questi giorni la giunta guidata da Vincenzo De Luca vorrebbe approvare una Legge regionale che, sbandierando il “contrasto al consumo di suolo” e distorcendo in modo inaccettabile il termine “rigenerazione edilizia”, consentirebbe anche interventi di demolizione e ricostruzione diretta, senza alcun piano, con incentivi di cubatura di norma del 35%, ma anche fino al 50%. Una norma scellerata che in una regione con queste problematiche, cancellerebbe l’attuale obbligo a produrre indagini geologiche preventive nei Piani urbanistici comunali. Una legge che consentirebbe la riconversione di grandi capannoni industriali periferici, demolendoli e ricostruendoli per funzioni residenziali fino al 100% della cubatura originaria. Una norma che riconosce la pertinenzialità di box auto, in tutto il territorio comunale.
Una norma che, nata per contrastare il consumo di suolo, in una terra fertilissima dove produzioni di qualità sono ancora oggi portate avanti convenientemente anche in un solo moggio di terra, definisce di fatto territorio urbanizzato e quindi potenzialmente edificabile, qualsiasi territorio non coltivato, anche se ancora perfettamente permeabile. Sarebbe l’addio al terzo paesaggio, alla rete ecologica, a parchi e giardini e al concetto stesso di Rigenerazione urbana. Altro che contrasto al consumo di suolo…
E per questo che cittadini, associazioni ambientaliste, associazioni di categoria, sindacati, studenti, il 23 novembre mattina saranno costretti ancora una volta, a scrivere, a protestare, a scendere in piazza davanti al Consiglio regionale.
A noi di Nuove Rigenerazioni Campania, non ci resta che aderire fattivamente e con convinzione alla protesta collettiva e seguire da vicino questa incredibile vicenda.