Di Rossella Muroni, Presidente nazionale Nuove Ri-Generazioni
Per la prima volta nella storia dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite c'è un accordo sull'abbandono dei combustibili fossili perché ritenuti causa principale del surriscaldamento del Pianeta. Questa è una buona notizia.
L'intesa raggiunta in conclusione del vertice mondiale sui cambiamenti climatici, sia pure dopo una lunga partita diplomatica sul testo da adottare (andata avanti per 24 ore in più), è arrivata alla Cop28, la 28esima Conferenza delle parti ospitata a Dubai; dove il sottosuolo è ricco di giacimenti, e dove l'azienda petrolifera di Stato è guidata da Sultan Al Jaber, che in questi ultimi 12 giorni è stato anche il presidente di questa Cop emiratina.
Non un'uscita (il 'phase out') dai fossili ma una transizione ('transition away'), è il risultato ottenuto alla fine del vertice sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Quindi un'addio ponderato a carbone, petrolio, e gas già a partire da questo decennio per giungere a un quadro che contempli emissioni nette zero entro il 2050, la triplicazione delle rinnovabili e il raddoppio dell'efficienza energetica, mettendo in campo anche tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2, oltre che l'implementazione di fonti 'supplenti', come l'idrogeno e il nucleare, per continuare a garantire la produzione enegertica.
In sostanza si chiede, per i sistemi energetici, di "transitare fuori dai combustibili fossili in modo giusto, ordinato, e equo", con un'accelerazione già in "questo decennio". La soglia relativa al picco massimo di emissioni dovrebbe avvenire intorno al 2025 (con qualche margine per determinati Paesi lanciati ormai su un percorso dettato da precedenti investimenti). Secondo il testo - composto da 21 pagine - la transizione dovrebbe avvenire guardando a "un mondo a zero emissioni nette di gas serra entro il 2050, seguendo le indicazioni della scienza". Per molti osservatori il testo lascia aperta una falla quando cita i "combustibili di transizione": il riferimento è naturalmente per il gas.
"L'era dei combustibili fossili deve finire, e deve finire con giustizia ed equità - afferma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres - speriamo che non arrivi troppo tardi".
Uno degli obiettivi di quest'ultimo accordo - dopo 28 Conferenze internazionali sotto l'ombrello dell'Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni che si occupa dei cambiamenti climatici - è soprattutto quello di aiutare i Paesi ad aggiornare i singoli Piani nazionali allineandoli all'accordo di Parigi (quella raggiunto in Francia alla Cop21 che punta a limitare l'aumento medio della temperatura globale entro gli 1,5 gradi centigradi, comunque non oltre i 2 gradi). Una specie di bilancio di quanto fatto, e promesso, finora; e di quanto gli impegni possano spingersi verso vette più ambiziose.
Il vertice, del resto, era nato sotto una buona stella. Nella prima giornata di partenza dei lavori c'era stata l'approvazione del Fondo 'Loss & damage' ('Perdite e danni'), con cui si offrono aiuti ai Paesi più poveri e in Via di sviluppo, e a quelli più 'sensibili' agli impatti del clima. Il Fondo - che era uno dei temi segnati in grassetto nelle agende degli sherpa - sarà riempito di risorse che arriveranno dai finanziamenti messi a disposizione dai Paesi industrializzati; e sarà ospitato per il momento dalla Banca Mondiale.L'accordo alla Cop28 è "una buona notizia per il mondo intero - osserva la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen - ora disponiamo di un accordo multilaterale per accelerare la riduzione delle emissioni".
Rimangono quattro bug potenzialmente contagiosi e devastanti per la coerenza di una reale strategia climatica: il ricorso alle tecnologie di cattura dell’anidride carbonica; l’utilizzo di fonti fossili come combustibili di transizione per garantire la sicurezza energetica; il ritorno agli investimenti nucleari; oltrechè l’assenza di un serio impegno per la finanza climatica indispensabile per aiutare i paesi più poveri e vulnerabili ad accelerare la fuoriuscita dalle fossili. E poi naturalmente la lentezza mascherata da ragionevolezza.