Il 21 dicembre è stato presentato iI "Rapporto Rifiuti Urbani - Edizione 2023" (con i dati relativi all'anno 2022). Il documento di 393 pagine è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell'Economia Circolare dell'ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell'Ambiente.
Il report fornisce un quadro di informazioni molto approfondito di supporto per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l'efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.
Insieme al Rapporto rifiuti è stato presentato il “Rapporto sul Recupero Energetico da rifiuti” di Utilitalia, uno studio mirato ad acquisire e analizzare i dati degli impianti di digestione anaerobica e di incenerimento con recupero di energia dei rifiuti. Tali impianti fanno parte del sistema di gestione integrata dei rifiuti così come delineato anche dalle direttive europee per l’attuazione di un modello di economia circolare e, con particolare riferimento a quelli di trattamento termico, fondamentali per il recupero delle frazioni non riciclabili e finalizzati alla minimizzazione del ricorso allo smaltimento in discarica.
Il documento è composto da sei Capitoli che integrano informazioni con tabelle e grafici. Di seguito una sintesi dei principali dati.
Capitolo 1. Contesto europeo (pag,2) - Nel primo capitolo sono illustrati i dati ufficiali disponibili relativi alla produzione e gestione dei rifiuti urbani nei Paesi membri dell’Unione Europea. La produzione complessiva di rifiuti urbani nell’UE27 registra un incremento del 1%, da 233,2 milioni di tonnellate a 235,4 milioni di tonnellate. Tra il 2019 e il 2021 l’andamento del valore pro capite medio europeo dei rifiuti urbani è in aumento, passando da 504 kg/abitante per anno nel 2019, a 521 kg/ab nel 2020 e 527 kg/ab nel 2021. Tuttavia, i valori di produzione pro-capite a livello di singolo Paese sono caratterizzati da una notevole variabilità (Italia 495 kg/ab). Si registra una estrema variabilità anche nell'approccio alla gestione dei rifiuti urbani tra i diversi Stati membri. Finlandia, Svezia, Estonia, Belgio, Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo smaltiscono in discarica percentuali ridotte mentre più consistenti sono i valori percentuali dell’incenerimento con recupero energetico (R1) (dal 41% di Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca al 61% della Finlandia). Altri Paesi come Malta, Romania, Cipro, Croazia, Lettonia, Spagna e Ungheria presentano una significativa prevalenza dello smaltimento in discarica con valori percentuali superiori al 50%. I Paesi con percentuali di rifiuti urbani avviati a compostaggio e digestione anaerobica superiori al 20% del totale trattato sono: Austria (21%), Lussemburgo (25%) Italia e Danimarca (26%) e Paesi Bassi (30%). Per quanto riguarda l’avvio a riciclaggio delle frazioni secche 9 Paesi su 27 hanno percentuali superiori al 30%, con la Slovenia (59%) e la Germania (49%) capofila. L’Italia avvia a riciclaggio poco più del 30% dei rifiuti urbani trattati, e a compostaggio e digestione anaerobica il 26%, con una quota totale di rifiuti avviati ad operazioni di riciclo di circa il 57%.
Capitolo 2. Produzione e raccolta differenziate dei rifiuti urbani (pag.35) - Il secondo Capitolo illustra i dati 2022 sulla produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani a livello nazionale, di macroarea geografica, regionale, provinciale/città metropolitana, di centri urbani con più di 200.000 abitanti e riporta alcune elaborazioni in forma aggregata dei dati su scala comunale. DATO NAZIONALE Nel 2022, la produzione nazionale dei rifiuti urbani (RU) si attesta a circa 29,1 milioni di tonnellate, in calo dell’1,8% (544 mila tonnellate) rispetto al 2021. L’andamento, in parte altalenante, della produzione dei rifiuti osservato negli anni, può essere correlato a diversi fattori, anche combinati tra loro, tra cui l’introduzione di nuove disposizioni normative che hanno, ad esempio, modificato la definizione o le modalità di contabilizzazione della raccolta e della gestione del rifiuto urbano, o motivazioni sanitarie o socio-economiche, quali la pandemia del 2020 e la crisi internazionale del 2022, che hanno influito sui consumi e, conseguentemente, sulla produzione dei rifiuti. In termini generali il dato del 2022 sembra, in ogni caso, riflettere l’andamento tendenzialmente in calo riscontrato nel lungo periodo, con una produzione dei rifiuti ricompresa, a partire dal 2012, tra i 29 e i 30 milioni di tonnellate. La produzione pro capite si attesta, nel 2022, a 494 chilogrammi per abitante, riducendosi dell’1,6%, rispetto al 2021 (più alti al Centro 532 kg/ab). Il dato del Sud è pari a 454 chilogrammi per abitante (-6 chilogrammi per abitante). La produzione pro capite di questa macroarea risulta inferiore di 40 chilogrammi per abitante rispetto al dato nazionale e di 78 chilogrammi in raffronto al valore medio del Centro. Nel 2022, la produzione di rifiuti urbani diminuisce in tutte le macroaree geografiche: il Nord fa registrare il calo percentuale più consistente (-2,2%), seguono il Centro e il Sud (-1,5% per entrambe). Nel 2022, la percentuale di raccolta differenziata (RD) è pari al 65,2% della produzione nazionale, con una crescita di 1,2 punti rispetto al 2021. DATO REGIONALE Ad eccezione della Valle d’Aosta, la cui produzione è in lieve aumento, tutte le regioni italiane hanno fatto rilevare un calo dei rifiuti prodotti. In particolare, tra le regioni settentrionali, le maggiori contrazioni si osservano per il Trentino-Alto Adige (-3,7%), la Lombardia (-3,3%) e il Veneto (-2,5%); al Centro, per le Marche (-2,7%) e la Toscana (-2,1%) e al Sud per il Molise (-3,2%), la Calabria e la Sardegna (-2,5% per entrambe) e la Puglia (-1,9%). Per quanto riguarda i valori pro capite, la produzione più elevata, analogamente ai precedenti anni, si rileva per l’Emilia-Romagna, con 633 chilogrammi per abitante per anno, pur se in calo di 7 chilogrammi rispetto al 2021. Nel 2022, la più alta percentuale di raccolta differenziata è conseguita, analogamente al 2021, dalla regione Veneto, con il 76,2%, seguita da Sardegna (75,9%), Trentino-Alto Adige (74,7%), Emilia-Romagna (74%), Lombardia (73,2%) e Marche (72%, Tabella 2.12, Figure 2.22-2.23). Superano l’obiettivo del 65%, fissato dalla normativa per il 2012, anche Umbria (67,9%), Friuli-Venezia Giulia (67,5%), Piemonte (67%), Valle d’Aosta (66,1%) e Toscana (65,6%); sono prossime a tale obiettivo l’Abruzzo (64,5%) e la Basilicata (63,7%). Il numero di regioni con un tasso di raccolta al di sopra della media nazionale (65,2%) è, pertanto, pari a 11. La Puglia e il Molise si collocano rispettivamente al 58,6 e 58,4%, mentre la Liguria si attesta, al 57,5%, con un aumento di oltre 2 punti rispetto al 2021. La Campania raggiunge il 55,6%, la Calabria il 54,6% e il Lazio al 54,5%. Per Puglia e Calabria si registrano crescite delle percentuali di 1,4 e 1,5 punti, rispettivamente. Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%). DATO COMUNALE Per l’anno 2022, il dato di raccolta differenziata è risultato disponibile, disaggregato per singolo comune e per frazione merceologica ossia con il massimo livello di dettaglio, per un numero di municipalità pari a 7.722, corrispondente al 97,7% dei comuni italiani (7.904) e al 99,3% della popolazione residente. Quasi il 69% dei comuni del campione, che rappresenta il 97,7% dei comuni italiani, ha conseguito nel 2022 una percentuale di raccolta differenziata superiore al 65%.
Capitolo 3. Gestione dei rifiuti urbani (pag.81) - L’analisi dei dati evidenzia la necessità di imprimere una accelerazione nel miglioramento del sistema di gestione, soprattutto in alcune zone del Paese, per consentire il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa europea. Lo smaltimento in discarica nei prossimi 15 anni dovrà essere quasi dimezzato (10% entro il 2035), la percentuale di rifiuti da avviare ad operazioni di recupero di materia dovrà essere notevolmente incrementata per garantire il raggiungimento del 60% di riciclaggio al 2030 e del 65% al 2035. Appare ancor più urgente la necessità di un cambio di passo se si considera che con i nuovi obiettivi sono state introdotte anche nuove metodologie di calcolo sia per il riciclaggio che per la valutazione dello smaltimento in discarica che appaiono decisamente più restrittive di quelle ad oggi utilizzate. Il Capitolo riporta anche il quadro relativo all’import/export dei rifiuti urbani. Nel 2022 sono state esportate 858 mila tonnellate di rifiuti urbani e ne sono state importate 296 mila tonnellate. I rifiuti esportati sono costituiti per il 32,7% da “Rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti” e per il 28,6% da “Combustibile Solido Secondario”. I Paesi Bassi, l’Austria e la Germania sono i Paesi a cui sono destinate le maggiori quantità di rifiuti urbani, rispettivamente circa 141 mila tonnellate (il 16,4% del totale esportato), oltre 131 mila tonnellate (il 15,3% del totale) e circa 116 mila tonnellate (il 13,5% del totale). Seguono Cipro e Ungheria che ricevono rispettivamente il 9,4% e il 7,8% del totale dei rifiuti esportati dall’Italia. Nel 2022, la regione che destina all’estero le maggiori quantità di rifiuti si conferma la Campania, oltre 309 mila tonnellate, pari al 36% del totale esportato. Si tratta principalmente di “rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” (EER 191212) pari a 170 mila tonnellate, destinate prevalentemente nei Paesi Bassi e in Germania e di “Parte dei rifiuti urbani e simili non compostata” (EER 190501) pari a 109 mila tonnellate, destinate prevalentemente nei Paesi Bassi, in Austria e in Germania. Il Lazio esporta circa 154 mila tonnellate di rifiuti urbani, costituiti da circa 88 mila tonnellate di “Combustibile Solido Secondario” (EER 191210) destinato principalmente a Cipro e in Portogallo per la valorizzazione energetica; a tale operazione sono avviate anche circa 38 mila tonnellate di “rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” (EER 191212) esportati nei Paesi Bassi e in Germania. Il Lazio esporta anche circa 8 mila tonnellate di “Compost fuori specifica” (EER 190503) in Ungheria dove vengono smaltite in discarica. La Lombardia esporta circa 130 mila tonnellate di rifiuti urbani, costituiti prevalentemente da “rifiuti prodotti dal trattamento dei rifiuti” (EER 191212), circa 38 mila tonnellate, e “Combustibile Solido Secondario” (EER 191210), circa 33 mila tonnellate. Riguardo alle modalità di gestione dei rifiuti esportati, l’analisi dei dati rileva che il 56,2% sono avviati a recupero di energia (482 mila tonnellate), il 38,1% sono destinati a recupero di materia (327 mila tonnellate), il 5,4% sono avviati a operazioni di smaltimento (46 mila tonnellate) e solo lo 0,4% è avviato a incenerimento (3.170 tonnellate). I rifiuti importati sono, invece, costituiti essenzialmente da “Vetro” (29,2%), “Oli e grassi commestibili” (22%), “Abbigliamento” (11,6%) e “Metallo” (9,6%). Va rilevato che, rispetto alla produzione complessiva di rifiuti urbani, superiore, nel 2022, a 29 milioni di tonnellate, la quota esportata rappresenta una percentuale pari al 3%. Nel 2022, i rifiuti urbani importati sono 296 mila tonnellate, di cui circa 2 mila tonnellate pericolosi, costituiti prevalentemente da “apparecchiature fuori uso” – RAEE (EER 200123*). Rispetto al 2021, si registra un aumento dei quantitativi importati pari al 35%. La Svizzera è il Paese da cui proviene il maggior quantitativo di rifiuti urbani, oltre 72 mila tonnellate, corrispondente al 24,5% del totale importato; seguono la Francia con il 22,5% e la Germania con il 15,1% del totale.
Capitolo 4. Imballaggi e rifiuti di imballaggio (pag.189) - La gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio è disciplinata al Titolo II della parte IV del d.lgs. n.152/2006, che recepisce la direttiva 94/62/CE del Parlamento europeo e del Consiglio come modificata dalla direttiva (UE) 2018/852 facente parte del cosiddetto “Pacchetto Economia Circolare”. Il sistema di rendicontazione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio assume un ruolo decisivo non solo ai fini del monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio fissati a livello comunitario e nazionale, ma anche nell’all’ambito del sistema di risorse proprie dell’UE (MFF, Multiannual financial framework - Piano finanziario pluriennale) che stabilisce i contributi imposti a livello comunitario per finanziare le spese dell’Unione europea. Dal 1°gennaio 2021, è stato infatti introdotto, come nuova fonte di entrate per il bilancio dell'UE 2021-2027, un contributo calcolato sulla base dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati. Al peso di tali rifiuti, infatti, è applicata un’aliquota uniforme di prelievo di 0,80 euro per chilogrammo. L’accordo ANCI-CONAI, valido sino al 31 dicembre 2024, prevede la possibilità per i Comuni, o soggetti terzi da essi delegati, di sottoscrivere una convenzione con il sistema CONAI–Consorzi di filiera che impegna i Comuni ad effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio e a conferire i materiali raccolti ai Consorzi stessi. I Consorzi, a loro volta, garantiscono il ritiro del materiale, il successivo avvio a riciclo e il riconoscimento di un corrispettivo economico in funzione della quantità e della qualità dei rifiuti urbani raccolti. I quantitativi di imballaggi in plastica comprendono anche gli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, raccolti insieme alla frazione organica dei rifiuti, di competenza di BIOREPACK, sistema di responsabilità estesa del produttore specificamente dedicato alla gestione del fine vita di questa tipologia di imballaggi, entrato a far parte del sistema CONAI a partire dalla fine del 2020. Secondo i dati presentati dal CONAI nel “Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio - Relazione generale consuntiva 2022”, il consumo di imballaggi si attesta a circa 14,5 milioni di tonnellate, sostanzialmente stabile rispetto al 2021. Nel 2022, si osserva dunque una sostanziale stabilità dell’immesso al consumo (-0,2%) con andamenti differenziati per le filiere. La filiera dell’acciaio, dopo il forte incremento del 2021, mostra il maggior calo (-6,7%), seguita dalle riduzioni più contenute del legno (-0,8%) e del vetro (-0,4%), mentre incrementi, seppur modesti, si registrano per plastica e bioplastica (+1,7%), alluminio (+1,0%) e carta (+0,2%). L’evoluzione degli stili di consumo, correlati anche a fattori sociali e demografici, incide sulla qualità e sulla tipologia di imballaggi utilizzati (si veda il crescente mercato degli acquisti online) nonché sulle prestazioni richieste anche alla luce di obiettivi di sostenibilità ambientale (ad esempio, per la riduzione degli sprechi alimentari). La carta, con poco più di 5,3 milioni di tonnellate, risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2021, anno in cui è stato registrato il più alto quantitativo di imballaggi a base cellulosica immessi al consumo, grazie sia alla ripresa economica sia alle nuove tendenze di consumo legate anche alla sostituzione di imballaggi in plastica. L’immesso al consumo degli imballaggi in legno si attesta a oltre 3,4 milioni di tonnellate, con un calo di quasi un punto percentuale, corrispondente a circa 29 mila tonnellate. Le tipologie principali di imballaggi in legno sono costituite da pallets, imballaggi industriali (casse, gabbie, bobine) e imballaggi ortofrutticoli. Nel 2022, gli imballaggi in legno ricondizionati e reimmessi al consumo a seguito di attività di ritrattamento rappresentano circa il 27,6 % del totale di imballaggi in legno, analogamente al precedente anno. Il vetro, con un quantitativo di immesso al consumo di oltre 2,8 milioni di tonnellate, mostra un lieve calo rispetto al 2021 con 11 mila tonnellate in meno. In particolare, si è registrata una contrazione dei consumi relativi ai principali prodotti in vetro a livello domestico a fronte di un incremento di quelli correlati alle attività del circuito Ho.Re.Ca (Hotel, Ristoranti e Catering) e ai flussi turistici. Al contrario, aumentano di circa 38 mila tonnellate rispetto al 2021, i quantitativi di imballaggi in plastica immessi al consumo, attestandosi ad oltre 2,3 milioni di tonnellate. Le tipologie di imballaggi in plastica sono molteplici: imballaggi flessibili (film estensibile, poliaccoppiati a prevalenza plastica, shopper ecc.), imballaggi rigidi (bottiglie, flaconi, vaschette ecc.) e altri imballaggi di protezione e trasporto (pallets, cassette, casse ecc.). I quantitativi di imballaggi in plastica destinati al circuito domestico rappresentano quasi il 63% del totale e quelli avviati al circuito del commercio e dell’industria il 37%. Sono nettamente prevalenti gli imballaggi primari, costituendo il 67,8% dell’immesso complessivo, rispetto ai secondari e terziari, rispettivamente il 7% e il 25,2%. Dopo il forte incremento registrato nel 2021, i quantitativi di imballaggi in acciaio diminuiscono, passando da 556 mila tonnellate a 519 mila tonnellate. Le tipologie principali di imballaggi in acciaio sono rappresentate da: open top, general line, chiusure, bombole aerosol, reggetta e filo di ferro per imballo e trasporto, fusti e cisternette. Il quantitativo di imballaggi in alluminio immessi sul mercato nazionale aumenta di 800 tonnellate, attestandosi a 81,8 mila tonnellate. Le principali tipologie sono rappresentate da: lattine per bevande, bombolette, scatolame, vaschette e vassoi, tubetti, capsule e imballaggi flessibili. Il loro impiego è per oltre il 90% destinato al settore alimentare. La destinazione finale dei prodotti imballati in alluminio è rappresentata per il 70% dal settore domestico e per il restante 30% dal settore Ho.Re.Ca (Hotellerie, Restaurant, Catering). In conclusione, anche nel 2022, la carta si conferma la frazione maggiormente commercializzata, con il 36,7% del mercato interno, seguita dal legno che copre una quota di mercato pari al 23,6%, dal vetro (19,6%) e dalla plastica (15,9%). Nel 2022, la quantità di rifiuti di imballaggio complessivamente recuperata, secondo il CONAI, ammonta a quasi 11,7 milioni di tonnellate, in lieve calo rispetto al 2021. La quota che maggiormente incide sul recupero totale è quella relativa al riciclaggio che, per alcune tipologie di rifiuti, quali il vetro e acciaio, rappresenta l’unica forma di recupero. Nel dettaglio, l’88,8% del recupero complessivo è rappresentato dal riciclaggio, corrispondente a quasi 10,4 milioni di tonnellate, comprensivo anche della preparazione per il riutilizzo attraverso operazioni di rigenerazione o riparazione; il restante 11,2% è costituito dal recupero energetico (pari a 1,3 milioni di tonnellate). I rifiuti di imballaggio cellulosici si confermano la frazione maggiormente recuperata nel 2022, costituendo il 39,6% del totale, seguita dal vetro con il 19,7%, dal legno (18,9%) e dalla plastica (17,7%). Nel 2022, la quantità di rifiuti di imballaggio avviata a recupero energetico, proveniente da sola superficie pubblica, è pari a 1,3 milioni di tonnellate, in calo di 30 mila tonnellate rispetto al 2021 (-2,3%), a conferma dell’andamento in diminuzione osservato a partire dall’anno 2020. Le frazioni maggiormente avviate a recupero energetico sono la plastica (71,7% del totale) e la carta (23,5%). In cocnlsione, nel 2022, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio è pari all’80,5% dell’immesso al consumo, in lieve calo di rispetto al 2021 (80,9%). La percentuale complessiva di riciclaggio passa dal 71,7% al 71,5%, quella del recupero energetico si colloca al 9% (9,2% nel 2021). La lettura combinata delle varie disposizioni normative, tutte orientate ad incrementare la raccolta e il riciclaggio delle diverse frazioni merceologiche, rende evidente sia il ruolo degli imballaggi nel ciclo complessivo dei rifiuti urbani, sia l’importanza di un’adeguata organizzazione, sin dalla fase di raccolta, dei sistemi di gestione dei vari flussi di rifiuti al fine di massimizzarne il riciclo. Ciò richiede inevitabilmente una stretta interazione tra le amministrazioni pubbliche locali e i sistemi di responsabilità estesa del produttore, sia in forma collettiva che individuale.
Capitolo 5. Valutazione dei conti di gestione del servizio di igiene urbana, anno 2022 (pag.221) - A livello nazionale, l’analisi dei dati mostra, per l’anno 2022, un costo medio annuo pro capite (CTOT) pari a 192,3 euro/abitante (Figura 5.4 - Tabella 5.3). Le voci di costo aventi natura variabile che maggiormente incidono su tale costo sono: raccolta e trasporto delle frazioni differenziate (CRD), 51,3 euro/abitante; trattamento e smaltimento (CTS), 22,7 euro/abitante; raccolta e trasporto dei rifiuti urbani indifferenziati (CRT), 20,1 euro/abitante; trattamento e recupero (CTR), 23,4 euro/abitante. Le voci aventi natura fissa, che incidono in maggior misura, sono: costi comuni (CC), 26,3 euro/abitante, costo di spazzamento e lavaggio (CSL), 24 euro/abitante e, infine, costi d’uso del capitale (CK), 21,5 euro/abitante. Nel 2021, il costo totale era risultato pari a 194,5 euro/abitante e si assiste, pertanto, ad una diminuzione di 2,2 euro/abitante (-1,1%). Nel 2022, il costo totale annuo pro capite del servizio per macroarea geografica risulta maggiore al Centro con 228,3 euro/abitante (-2,5 euro/abitante rispetto al 2021), seguito dal Sud con 202,3 euro/abitante (dato inalterato rispetto al 2021) e dal Nord con 170,3 euro/abitante (-4,3 euro/abitante rispetto al 2021). I dati confermano il Nord quale macroarea con il minor costo pro capite. L’analisi a livello regionale evidenzia, nel caso del Nord, i maggiori costi pro-capite in Liguria che si riconferma la regione con il maggior costo per abitante, 270,7 euro (-4,5 euro/abitante rispetto al 2021). Al Centro il maggiore costo si rileva in Toscana con 243,7 euro/abitante (-12,3 euro/abitante rispetto al 2021), seguita dal Lazio con 229,8 euro/abitante (-1,7 euro/abitante rispetto al 2021). Al Sud la regione con il maggior costo è, come nel 2021, la Campania con 214,4 euro/abitante (con un calo di 5,6 euro/abitante). I minori costi pro-capite si riscontrano: al Nord in Lombardia con 142,3 euro/abitante (-6,6 euro/abitante rispetto al 2021), seguita dal Trentino Altro Adige con 144,6 (+3,9 euro/abitante rispetto al 2021); al Centro nelle Marche con 178,6 euro/abitante, ma in aumento di 9,4 euro/abitante rispetto al 2021; al Sud in Molise, con 141,2 euro/abitante, in aumento di 6 euro/abitante rispetto al 2021.
Capitolo 6. Pianificazione Nazionale e Regionale (pag.263) - Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilenza (PNRR) delinea un pacchetto di riforme e investimenti al fine di accedere alle risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea e si articola in 16 Componenti, raggruppate in 6 Missioni destinando 2,1 miliardi di euro. Tra le proprie missioni, il Piano inserisce il miglioramento della gestione dei rifiuti come strumento fondamentale per l’attuazione dell’economia circolare, rafforzando le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando e sviluppando nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti e colmando il divario esistente tra il Nord ed il Centro-Sud, al fine di raggiungere gli obiettivi di riciclo fissati dalla normativa europea. Tra le Riforme vi sono il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti e la Strategia nazionale per l’economia circolare, mentre gli Investimenti sono volti a selezionare e finanziare progetti relativi a raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative “flagship” per le filiere di carta e cartone, plastiche, RAEE e, tessili. Il Capitolo rappresentano inoltrei dati di sintesi, aggiornati a novembre 2023, dello stato di attuazione della pianificazione regionale sulla gestione dei rifiuti e il monitoraggio dell’adozione/aggiornamento da parte di Regioni o Province autonome di Piani o Programmi di prevenzione della produzione dei rifiuti. In base a tali informazioni, si rileva che la maggior parte delle regioni, in ottemperanza a quanto indicato dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica hanno predisposto l’aggiornamento dei Piani approvandoli tramite atto amministrativo. Per alcune regioni il procedimento di aggiornamento è in itinere.
Il documento si conclude con un'Appendice contenente un Quadro per singola regione della produzione e raccolta dei rifiuti urbani (pag.301).
Per la Redazione - Serena Moriondo