Giovedì 25 febbraio si è tenuto un seminario online sulla presentazione del terzo rapporto dello studio sugli effetti delle misure Covid-19 sulla qualità dell’aria nel bacino padano organizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell'Ambiente (SNPA).
I primi due rapporti del progetto PrepAIR sugli effetti del lockdown sulla qualità dell’aria, prodotti nel 2020, hanno evidenziato la drastica riduzione dei determinanti avvenuta nell’area del bacino padano a seguito delle misure restrittive prese nell’ambito della pandemia del Covid19, che hanno causato la riduzione emissiva sia di NOx (che è arrivato a un massimo decremento settimanale del 40%) che di PM10 primario (massimo decremento 20%). L’obiettivo del terzo rapporto è stato quello di indagare la ragione di tale comportamento nel particolato e se, e in che modo, sia variata la sua composizione chimica.
Il documento finale ha dimostrato che un fermo quasi totale dei trasporti e di moltissime attività commerciali ha determinato un crollo della concentrazione in aria di NOX, legato direttamente alle emissioni dei motori a combustione, mentre le PM10 son calate molto meno e vi sono stati addirittura superamenti del limite vigente.
Questo fenomeno è attribuibile a due fattori: il riscaldamento domestico dovuto alla permanenza in casa di gran parte della popolazione ha portato ad un aumento delle emissioni in atmosfera di PM10 da combustione, soprattutto di biomasse; le attività agricole hanno continuato regolarmente immettendo in atmosfera ammoniaca in grado di produrre, assieme a ossidi di azoto e solfati, PM secondario che costituisce fino al 70% del PM presente in pianura padana.
Il Bacino del Po rappresenta un’area di criticità per la qualità dell’aria, con superamenti dei valori limite fissati dall’Unione Europea per polveri fini, ossidi di azoto ed ozono. Questa zona interessa il territorio delle regioni del nord Italia ed include città metropolitane quali Milano, Bologna e Torino. L’area è densamente popolata ed intensamente industrializzata. Tonnellate di ossidi di azoto, polveri e ammoniaca sono emesse ogni anno in atmosfera da un’ampia varietà di sorgenti inquinanti legate soprattutto al traffico, al riscaldamento domestico, all’industria, alla produzione di energia ed all’agricoltura. L’ammoniaca, principalmente emessa dalle attività agricole e zootecniche, contribuisce in modo sostanziale alla formazione di polveri secondarie, che costituiscono una frazione molto significativa delle polveri totali in atmosfera. A causa delle condizioni meteo climatiche e delle caratteristiche morfologiche del Bacino, che impediscono il rimescolamento dell’atmosfera, le concentrazioni di fondo del particolato, nel periodo invernale, sono spesso elevate.
Per migliorare la qualità dell’aria nel Bacino padano, dal 2005, le Regioni hanno sottoscritto Accordi di programma in cui si individuano azioni coordinate e omogenee per limitare le emissioni derivanti dalle attività più emissive. Il progetto PREPAIR mira ad implementare le misure, previste dai piani regionali e dall’Accordo di Bacino padano del 2013, su scala più ampia ed a rafforzarne la sostenibilità e la durabilità dei risultati. Ma com'è molto chiaro dai tre Rapporti prodotti nell'ultimo anno da SNPA vi è ancora molta strada da fare, in particolare è necessario:
- aumentare la copertura territoriale delle misure;
- estendere la durata delle misure applicate;
- rafforzare il sistema dei controlli;
- adottare preventivamente i provvedimenti di limitazione, in modo da evitare l’occorrenza dei superamenti del VL giornaliero, ed aumentare la frequenza dei giorni di verifica;
- comprendere la necessità di attuare tali misure e attivare comportamenti individuali coerenti, sia da parte delle Istituzioni, sia delle imprese, sia dei cittadini tutti.
Il documento: Report_3_SNPA_Covid-19_e_particolato_nella_pianura_padana_gennaio_2021.pdf
Per la Redazione - Serena Moriondo