Mentre negli ultimi mesi, le proteste degli agricoltori contro la Politica agricola comune in merito, ad esempio, alla gestione dei tagli agli sgravi per il gasolio o la messa a riposo del 4% dei terreni, hanno visto la Commissione europea ritirare la proposta di abolizione dei pesticidi inquinanti, in Italia si sta evidenziando come il movimento di protesta (che non nasconde l’ostilità verso le associazioni di categoria) sia strumentalizzato a fini politici. In compenso, da parte del Governo italiano, nessun concreto impegno è stato messo in campo per risolvere alcuni dei problemi centrali che affliggono l'agricoltura e riguardano:
- il meccanismo di distribuzione dei fondi della PAC (il più grande capitolo di spesa dell’Unione) che vengono distribuiti per estensione, cioè chi ha più terre riceve più soldi danneggiando i più piccoli (il 10% degli agricoltori più ricchi riceve il 50% dei contributi europei mentre al 10% più povero rimane appena il 6%);
- la mancanza di un riconoscimento adeguato dei prezzi agli agricoltori per le loro produzioni rispetto ad altri prodotti come, per fare un esempio, i prodotti di bellezza. Tutto ciò mentre per gli stessi prodotti agricoli, il consumatore paga cifre assai più elevate.
- l'effetto che i contributi pubblici, così generosamente distribuiti per decenni, che hanno sortito sugli agricoltori rendendoli dipendenti, mentre questi avrebbero bisogno di vedere sostituire i sussidi con rialzi dei prezzi a loro riconosciuti, anziché raccogliere le briciole delle filiere che loro stessi alimentano dalla base. Devono cioè ritrovare il giusto corrispettivo per la qualità e la quantità che producono, anche perché stando al Crea in Italia si producono meno ortaggi rispetto agli inizi del secolo.
In questo quadro assai complesso ma dove il cibo sulle nostre tavole ancora si trova, spesso in abbondanza, e lo spreco alimentare inacettabile, vi segnaliamo l'articolo di particolare interesse della freelance nel campo della comunicazione, Camilla Capasso, dal titolo "In Cisgiordania gli agricoltori e la sicurezza alimentare sono sotto attacco" pubblicato il 15 febbraio 2024 per Valigia Blu.
Mentre a Gaza più di 2 milioni di persone soffrono la fame a causa dell’offensiva israeliana, si teme che un destino simile possa toccare anche ai cittadini palestinesi in Cisgiordania, come conseguenza dell'aumento degli attacchi e delle ripercussioni della guerra. (..) al 24% degli agricoltori palestinesi in Cisgiordania è stato espressamente vietato di praticare attività agricole, il 16% ha subìto aggressioni fisiche - sia dall'esercito che dai coloni - e il 17% ha denunciato la distruzione delle colture o delle infrastrutture (..) Oltre alla distruzione di colture e infrastrutture, dall’inizio della guerra il settore agricolo in Cisgiordania ha dovuto affrontare anche l’aumento dei prezzi delle materie prime, la diminuzione di manodopera proveniente da Gaza e la difficoltà di accedere ai mezzi di produzione agricola, come fertilizzanti e sistemi di irrigazione, che venivano per lo più importati dall’estero. (..) A gennaio, in una dichiarazione congiunta, i Relatori Speciali delle Nazioni Unite avevano già denunciato l’utilizzo del cibo, da parte di Israele, come arma contro il popolo palestinese (..)
Link: In_Cisgiordania_gli_agricoltori_e_la_sicurezza_alimentare_sono_sotto_attacco.pdf
* in home page foto di Jed Owen per Unsplash
Per la Redazione - Serena Moriondo