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Foto markus spiske r1BS0pzlr1M unsplash1Questa è la migliore sintesi per descrivere l'ambientalismo contemporaneo. Lo studio che ne dà conto, dal titolo "Globally representative evidence on the actual and perceived support for climate action", è apparso il 9 febbraio sulla rivista scientifica Nature Climate Change che copre tutti gli aspetti della ricerca sul riscaldamento globale, l'attuale cambiamento climatico e, in particolare, i suoi effetti.

Nello studio viene condotto un sondaggio rappresentativo in 125 Paesi, intervistando circa 130.000 persone. I Paesi inclusi in questo studio rappresentano il 96% delle emissioni mondiali di gas serra (GHG), il 96% del prodotto interno lordo (PIL) del mondo e il 92% della popolazione mondiale. 

La domanda centrale a cui lo studio cerca di dare una risposta è "in che misura gli individui in tutto il mondo sono disposti a contribuire al bene comune e in che modo le persone percepiscono la volontà di altre persone di contribuire?"

Sul piano metodologico: per garantire la rappresentatività nazionale, ogni campione di Paese è stato selezionato in modo casuale dalla popolazione residente di età pari o superiore a 15 anni. Le interviste sono state condotte tramite telefono (comuni nei Paesi ad alto reddito) o faccia a faccia (comune nei paesi a basso reddito), con numeri di telefono o indirizzi scelti a caso. La maggior parte dei campionature nazionali comprende circa 1.000 intervistati e il campione globale comprende un totale di 129.902 individui. Per valutare la volontà degli intervistati di sostenere un costo per agire contro il cambiamento climatico, i ricercatori hanno valutato la loro volontà di contribuire con una frazione del loro reddito all’azione per il clima. Più specificamente, hanno chiesto agli intervistati se sarebbero “disposti a contribuire con il’1% del reddito familiare ogni mese per combattere il riscaldamento globale” (risposta sì o no), e, in caso contrario, se sarebbero disposti a contribuire con una quantità minore (sì o no). Per tenere conto della sostanziale variazione dei livelli di reddito tra i Paesi, la domanda è inquadrata in termini relativi e rispetto agli usi alternativi del loro reddito. La cifra dell’1% è stata deliberatamente scelta in quanto rientra nell’intervallo di stime plausibili riguardanti i costi di mitigazione dei cambiamenti climatici.

infografica Fig.1 I risultati rivelano un ampio sostegno per l'azione per il clima. In 119 dei 125 Paesi presi in considerazione dall'indagine, il sostegno alla lotta ai cambiamenti climatici supera i due terzi della popolazione. In metà dei Paesi coinvolti, la domanda di azione pubblica supera addirittura il 90%. In particolare, il 69% della popolazione mondiale esprime la disponibilità a contribuire con l’1% del proprio reddito personale alla transizione, l’86% degli intervistati  vorrebbe nuove norme sociali a favore della stabilità climatica e l’89% afferma che il proprio governo nazionale dovrebbe fare di più per combattere il riscaldamento globale. In particolare, i Paesi che devono affrontare una maggiore vulnerabilità ai cambiamenti climatici mostrano una volontà particolarmente elevata di contribuire.

Sebbene l’approvazione delle norme sociali pro-climatiche e la richiesta di un’azione politica intensificata sia sostanziale in quasi tutti i paesi (Fig.1 d,f), vi è una notevole variazione nella percentuale di persone disposte a contribuire con l'1%. Nel quintile più ricco dei Paesi, la percentuale media di persone disposte a contribuire con l'1% è del 62%, mentre è il 78% nel quintile meno ricco. Perchè? Semplice: il PIL pro capite di un Paese riflette la sua resilienza, cioè la sua capacità economica di far fronte ai cambiamenti climatici. In altre parole, nei Paesi più resilienti, la popolazione è meno disposta a contribuire con l’1% del proprio reddito all’azione per il clima. Dal punto di vista della scienza comportamentale, questo modello è coerente con l'interpretazione che gli individui sono meno disposti a contribuire se percepiscono i costi di adattamento come troppo elevati, cioè quando i cambiamenti dello stile di vita richiesti sono percepiti come troppo drastici. La percentuale media di persone che sono disposte a contribuire aumenta però dal 64% tra i Paesi più freddi al 77% tra i più caldi. La temperatura media annuale descrive, infatti, meglio di altri indicatori, quanto rischia un Paese esposto al riscaldamento globale. I paesi con temperature annuali più elevate hanno già subito maggiori danni a causa del riscaldamento globale, rendendo potenzialmente le minacce future dai cambiamenti climatici più salienti ai loro residenti.

MA...., c'è un ma: nonostante questi dati statistici incoraggianti, lo studio mostra che il mondo è in uno stato "of pluralistic ignorance", un invisibile gap di percezione, in cui le persone in tutto il mondo sottovalutano sistematicamente la volontà dei loro concittadini ad agire per contrastare i cambiamenti climatici. Ciò è in parte dovuto a ragioni psicologiche e strutturali ed è anche il motivo per cui la disinformazione sui cambiamenti climatici è stata per molto tempo prevalente: lobby industriali, finanziarie e professionali che fanno pressioni attraverso ingenti finanziamenti e politici che diffondono scetticismo climatico a piene mani. Ciò avviene anche perchè, nonostante l'importanza del tema, esiste una conoscenza limitata che riguarda la volontà della popolazione globale di cooperare e agire contro i cambiamenti climatici.

In sostanza, quello che emerge dall'indagine è che, in 110 su 125 Paesi, la maggioranza delle persone che chiede cambiamenti sociali ed economici per rallentare il riscaldamento globale crede erroneamente di essere in minoranza. Questo divario di percezione, combinato con individui che mostrano un comportamento condizionalmente cooperativo, pone sfide a un'ulteriore azione per il clima. In altre parole ciò significa che gli individui hanno maggiori probabilità di contribuire al bene comune quando credono che anche gli altri contribuiscano.

In conclusione, gli scienziati del clima hanno sottolineato che un’azione immediata, concertata e determinata contro il cambiamento climatico è necessaria, pertanto, la sensibilizzazione sull'ampio sostegno globale all'azione per il clima diventa di fondamentale importanza nel promuovere una risposta unificata ai cambiamenti climatici. È ampiamente riconosciuto, infatti, che affrontare i problemi del bene comune richiede effettivamente Istituzioni e un'azione politica concertata. In ogni Paese, a maggior ragione nelle società democratiche, l’attuazione di politiche climatiche efficaci si basa sul sostegno popolare. E' quindi essenziale che la richiesta di misure politiche concrete (come, ad esempio, una tassa sui combustibili fossili, limiti normativi sulle emissioni di CO2 degli impianti o finanziamenti per la ricerca sulle energie rinnovabili, ecc.) e l'approvazione di specifiche norme pro-climatiche siano messa in campo, ora.

Circa due terzi della popolazione mondiale riferiscono di essere disposti a sostenere un costo personale per combattere il cambiamento climatico, e la stragrande maggioranza richiede un’azione politica urgente e sostiene le norme pro-clima. Ciò indica che il mondo è unito nel suo giudizio sul cambiamento climatico e nella necessità di agire.

Il clima del mondo è un bene comune globale e la sua protezione richiede, in sostanza, lo sforzo cooperativo di tutte le persone, di ogni età, in ogni parte del pianeta.

* Foto di Markus Spiske su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo