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Il tema è centrale: il commercio, soprattutto per i beni di prima necessità, ci induce all'acquisto, (il più delle volte in modo compulsivo) e orienta i nostri consumi (non sempre in modo appropriato), mentre dovremmo migliorare i nostri stili di vita e ridurre gli sprechi. Sprechi che in Italia,  per quanto riguarda solo quello alimentare nel 2022 contava 7 miliardi di euro buttati nei rifiuti, una cifra che corrispondeva allo sperpero annuo di 1.866.000 tonnellate di cibo, in aumento del 15% rispetto alla fase acuta della pandemia (vd. "Rieducarci ad un consumo sostenibile" 5.09.2022). Secondo l'ultimo Rapporto dell'Osservatorio Waste watcher international con i dati del "Caso Italia" 2024, oggi lo spreco ammonta a 13,155 miliardi di euro ed è pari a 4,207 milioni di tonnellate di cibo gettato via. Una escalation inaccettabile!

Si parte dai campi, dove i prodotti deformi/danneggiati vengono scartati, passando per gli scarti della trasformazione nell’industria agro-alimentare e gli invenduti della grande distribuzione, fino ad arrivare agli avanzi sulle nostre tavole. Lo spreco, in sostanza, è presente in tutte le fasi della catena alimentare.

Eliminare gli sprechi alimentari è alla portata di tutti per contrastare anche il cambiamento climatico, ma c'è di più. Il modo con cui produciamo e consumiamo cibo è, da solo, responsabile dell’80% di perdita di specie e habitat a livello globale. Si tratta di impatti diretti e indiretti, che comprendono anche gli allevamenti intensivi. Una pratica insopportabile!

Per questo vi segnaliamo l'articolo di particolare interesse della giornalista Caterina Orsenigo dal titolo "La crisi climatica è in tavola ma millenial e politici lo ignorano" pubblicato il 22.04.2024 per il quotidiano Domani.

"Beata inconsapevolezza, splendida inconsapevolezza: che per più di cinquant’anni ha convinto mezzo mondo che le cose apparissero nei negozi con un colpo di bacchetta magica e poi scomparissero nel nulla appena raggiunto il bidone della spazzatura. Ne parlava Walter Siti in un librino uscito nel 2018 per Nottetempo. Si intitolava Pagare o non pagare e raccontava di questa strana forma di oblio per cui, davanti a una maglietta a cinque euro o a salmone affumicato a prezzi bassissimi, riusciamo a spegnere il cervello e a non chiederci da dove venga e come faccia a costare così poco. E soprattutto: chi ha pagato il prezzo che non sta pagando il consumatore? La crisi climatica dovrebbe averci dato una botta in testa e averci ricordato che nulla si crea gratuitamente e per magia e nulla si distrugge appena lo chiudiamo in un cestino."

Link: La_crisi_climatica_e_in_tavola_ma_millennial_e_politici_lo_ignorano.pdf

* Foto di Or Hakim su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo

 

 

 

 

 

"Beata inconsapevolezza, splendida inconsapevolezza: che per più di cinquant’anni ha convinto mezzo mondo che le cose apparissero nei negozi con un colpo di bacchetta magica e poi scomparissero nel nulla appena raggiunto il bidone della spazzatura. Ne parlava Walter Siti in un librino uscito nel 2018 per Nottetempo. Si intitolava Pagare o non pagare e raccontava di questa strana forma di oblio per cui, davanti a una maglietta a cinque euro o a salmone affumicato a prezzi bassissimi, riusciamo a spegnere il cervello e a non chiederci da dove venga e come faccia a costare così poco. E soprattutto: chi ha pagato il prezzo che non sta pagando il consumatore? La crisi climatica dovrebbe averci dato una botta in testa e averci ricordato che nulla si crea gratuitamente e per magia e nulla si distrugge appena lo chiudiamo in un cestino."