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Immagine CERS2030Di Gaetano Sateriale, Coordinatore CERS

Abbiamo deciso di costituire un coordinamento ASviS in ER, tra associazioni affiliate a livello nazionale, non per fare i portavoce in Emilia di ASviS, tantomeno i suoi rappresentanti regionali: ASviS è una macchina molto autorevole ed efficiente e non ne avrebbe nessun bisogno.

L’idea che ci muove è invece quella di contribuire a rendere operativi i goals e i target in ER e nei suoi territori: individuare le priorità coerenti, costruire i progetti necessari, verificarne la realizzazione e gli effetti.

Per far questo è necessario avere referenti sia regionali che territoriali. Per questo abbiamo pensato a un CERS aperto anche oltre gli affiliati ASviS e articolato per territori. Non ovunque, non obbligatoriamente, non al di sotto della dimensione provinciale, ma in grado di mettere in rete diversi soggetti che condividono l’idea di sostenibilità (ambientale, sociale, economica) e che abbiano voglia di provarci a tradurla in cose da fare. In breve: andare oltre la misurazione delle distanze che ancora ci separano dagli obiettivi 2030 e accelerare la transizione.

In questo ambito rientra anche l’iniziativa di oggi sul Patto per il Lavoro e il Clima, Patto che noi valutiamo molto positivamente. E non è un giudizio di cortesia... del Patto dell’Emilia Romagna condividiamo i 4 obiettivi strategici (educazione, transizione ecologica, diritti e doveri, lavoro e imprese) e i 4 processi trasversali (trasformazione digitale, la semplificazione, la legalità, la partecipazione). Alla realizzazione di questo percorso daremo un nostro contributo come CERS, assieme agli altri soggetti interessati.

L’importanza del Patto ER è amplificata, in questo momento dal fatto che sta per essere varato il nuovo PNRR con risorse, come sappiamo, straordinarie. Chi ne gestirà l’applicazione? Con quale filiera di governance da Roma al più piccolo dei territori e dei Comuni italiani?

È facile credere che se avessimo 20 Patti regionali (come quello dell’ER) il percorso sarebbe più chiaro: coerenza con gli indirizzi nazionali e loro articolazione condivisa sui territori. Altrimenti potrebbe finire o in un dirigismo frenante o in una disarticolazione caotica, come abbiamo visto fin troppo spesso. O nel moltiplicarsi di figure anomale come sono i “commissari straordinari” in luogo dei sempre più rari responsabili ordinari.

Noi pensiamo potrebbe essere una giusta richiesta quella che dica alle Regioni di avviare la realizzazione di Patti con le parti sociali e istituzionali, secondo l’esempio emiliano romagnolo. Potrebbe essere un obiettivo condiviso da ASviS nazionale? non tocca a noi decidere su questo.

Secondo punto. È giusto e urgente che il Patto regionale si articoli (come accadde nel 2015 con il Patto per il lavoro) in Patti provinciali partecipati e condivisi in cui vengano individuate le priorità dei bisogni di quelle comunità e territori, le risposte da promuovere, le verifiche da compiere. In una logica di “sussidiarietà” nell’accezione europea, cioè quella di favorire il fatto che le risposte siano più vicine possibile al luogo in cui si creano le domande e le aspettative come forma equilibrata e partecipata di democrazia.

Siamo consapevoli che, anche nella nostra Regione, sono venuti meno negli anni i sistemi di rappresentanza politica del ‘900. E che quelli della rappresentanza del lavoro e delle imprese si sono indeboliti a causa della crisi e di un’innovazione sempre più rapida e non governata. È necessario pertanto che i bisogni dei cittadini e dei territori trovino nuovi interlocutori attenti a recepirli e a inoltrarli alle istituzioni di Governo. Per fortuna la società civile si è molto arricchita (anche per compensare il vuoto della rappresentanza classica) e ovunque sono presenti e nascono quotidianamente organizzazioni e iniziative autopromosse dai cittadini.

Per noi è importante che quelle associazioni e quelle iniziative siano parte di una rete più ampia in grado di calmierare gli interessi specifici all’interno di un’idea più vasta e inclusiva di uno sviluppo che sia anche socialmente sostenibile.

Per questo ci è sembrato importante partire oggi dall’esame di un Patto che ha coinvolto tanti soggetti in forme molto efficaci di partecipazione e condivisione. Siamo a disposizione della Regione nel caso si ritenga utile un nostro contributo al percorso realizzativo prescelto e condiviso dal Patto.

Davvero ultima considerazione. Credo sia molto giusto che nel titolo del Patto ci sia la parola Lavoro. Molti si sono dimenticati (anche a sinistra) dell’obiettivo della piena occupazione come obiettivo strategico per la ripresa, la riduzione delle diseguaglianze, il riequilibrio territoriale e persino il riequilibrio dei conti pubblici. Nella crisi in corso dovremmo dire che se con il PNRR saremo in grado di generare nuove imprese e nuovo lavoro allora saremo davvero più forti di prima della pandemia. Nuove imprese e nuovo lavoro non a tutti i costi sociali, ambientali ed economici, certo, ma in una logica di sostenibilità delle imprese e di nuova dignità del lavoro.

Slide di Walter Vitali Urban@it: 210312_W._Vitali_Il_Rapporto_sui_Terrritori_di_ASviS_e_lEmilia-Romagna_CERS_2030.pdf