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Con l'idea che il  lavoro umano -  in una fase di forte spinta alla produzione industriale e di servizi con avanzate e innovative tecnologie - sia sempre meno importante, si sta facendo strada l'idea che vi sarà sempre meno necessità di Relazioni Industriali e quindi della funzione del Sindacato. In realtà sappiamo che il singolo lavoratore, da solo, la singola lavoratrice, da sola, non potranno né difendere né promuovere la qualità del proprio lavoro.  Inoltre, la digitalizzazione influenza e influenzerà sempre più il modo di lavorare in termini di prestazioni, competenze richieste, dinamiche lavorative, tipologie di mansioni, profili professionali e luoghi di lavoro. Anche per questo servono organizzazioni di rappresentanza che tutelino i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

Storicamente il rapporto tra innovazione e occupazione è sempre stato un rapporto ambivalente: ha destato preoccupazioni ma ha anche offerto opportunità di sviluppo. Il fatto che, nel medio periodo, le grandi innovazioni non abbiano prodotto una disoccupazione di massa è dovuto in larga parte all'innovazione sociale che ha accompagnato quella tecnologica. A rendere sostenibile il salto di produttività favorito dalla tecnologia meccanica ed elettronica è stata la contrattazione a 360°, quella aziendale e quella territoriale (crescita dei salari, riduzione dell'orario, un welfare universale ed efficiente). Questo compromesso sociale è saltato e questo sta segnando uno dei più consistenti arretramenti delle condizioni di vita e di lavoro per milioni di persone, non solo in Italia. Non a caso l'ITUC sta riproponendo alla 112° Conferenza Internazionale del Lavoro che si tiene a Ginevra, un nuovo  contratto sociale che rispetti l’obiettivo dello sviluppo sostenibile sul lavoro dignitoso (SDG8).

Gli algoritmi -  si può leggere in un interessante manuale dal titolo "Contrattare l'inovazione digitale" (Ed.Ediesse, 2019) - non sono tecnologicamente immodificabili, corrispondono a scelte fatte e non realtà scientifiche oggettive. Per questo il sindacato da tempo si è posto il tema di "contrattare l'algoritmo". E dato che "la diffusione dell'intelligenza artificiale sta portando sempre più gli algoritmi a modificarsi autonomamente, sulla base degli obiettivi programmati" è evidente che "l'algorimo va verificato e modificato sulla base di un equilibrio tra necessità dell'impresa e diritti del lavoro".

L'articolo di particolare interesse che vi segnaliamo di Andrea Tardiola dal titolo "Se il sindacato sfruttasse l'IA" pubblicato il 5.06.2024 per la rivista il Mulino, propone un modo per affrontare questo cambiamento partendo dagli strumenti di cui si dovrebbe dotare il sindacato. Andrea Tardiola è un dirigente pubblico ed è stato direttore generale dell'Inail, segretario generale della giunta della Regione Lazio, capo segreteria del ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili. Ha inoltre insegnato Scienza dell’amministrazione all’Università degli studi della Tuscia.

"Nella discussione sull’impatto che l’IA andrà progressivamente generando sulle nostre vite, un focus rilevante è occupato dagli effetti sul mondo del lavoro. Molta parte di queste analisi è volta a indagare i possibili effetti discriminatori di una organizzazione del lavoro basata su algoritmi o IA e, conseguentemente, sulle necessarie misure di mitigazione o azzeramento di quegli effetti sfavorevoli. Si tratta di un tipo di analisi che punta alla prevenzione e alla riduzione del danno [..] nel recente Regolamento sull’IA approvato lo scorso 21 maggio dal Consiglio dell’Unione, definisce un principio generale basato sull'analisi del rischio, sul divieto di utilizzo di questa tecnologia per determinate finalità, [..] Un’impostazione logica e coerente con la tradizione del diritto del lavoro europeo che, partendo dal presupposto dell’asimmetria di potere tra lavoratore e datore di lavoro, qualifica le due parti e la loro relazione per impedire che lo squilibrio determini discriminazione o compressione dei diritti. Ma è una impostazione sufficiente a reggere l’urto di una trasformazione imponente come quella impressa dall’IA? [..] Svolgere le consuete attività del sindacato con le metodologie tipiche dell’IA dovrebbe essere il fine cui tendere per incarnare più efficacemente la propria funzione di tutela dei diritti".

Link: Se_il_sindacato_sfruttasse_lIA.pdf

* Foto di Warren per Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo