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foto barca a vela 2di Serena Moriondo

La citazione è di Joseph Stiglitz e calza a pennello per ciò che voglio rappresentare.

La peculiarità del periodo storico che stiamo vivendo, a un anno dall’inizio della pandemia, ha reso ancora più evidente l’inadeguatezza del PIL come unica misura del benessere di una popolazione. L’importanza di avere un insieme di indicatori che rispondessero a questo fine, sostenuta fin dagli anni Sessanta, ha portato l’Istat ad avviare nel 2010, insieme al Cnel, il progetto Bes, per la misurazione del Benessere equo e sostenibile. L’esito, al quale si è giunti al termine di questo processo di analisi evidenzia un quadro non positivo per l’Italia che necessita di azioni politiche e di programmazione coerenti e urgenti. A fronte di eventi negativi che hanno interessato il panorama internazionale, il nostro Paese ha mostrato una tendenza al peggioramento più marcata e duratura rispetto ad altri. Mi limiterò ad accennare alcuni di questi eventi (per una lettura approfondita consiglio la lettura del Rapporto Istat "Rapporto Bes 2020" pubblicato il 10 marzo 2021):

  • sono stati annullati, in un solo anno, i progressi raggiunti in dieci anni nella salute (il Covid-19 ha, ad esempio, annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio): in dieci anni meno posti letto anche nei reparti a elevata intensità assistenziale, medici più anziani, pochi infermieri e ostetriche e maggiore disuguaglianza nell’accesso alle cure in molti territori;
  • ancora troppo poche le bambine e i bambini iscritti ai servizi per l’infanzia (siamo al 28,2% anziché al 33% traguardo richiesto dall’UE al 2010) e i giovani che si laureano (la percentuale di persone di 30-34 anni con un titolo universitario o terziario è il 27,9%, ben 14 punti in meno rispetto al dato medio Ue27, che, nel 2020, era pari al 42,1%): in sostanza il divario con l’Europa sull’istruzione continua ad ampliarsi;
  • diminuisce il rischio di abbandono scolastico dato che richiederà di essere nuovamente indagato a causa di quest'ultimo anno in DAD (che rimane comunque molto alto: 13,5% che, tra i figli di genitori occupati in professioni non qualificate, raggiunge il 24%, quasi un ragazzo/ragazza su quattro) e aumentano i Neet (bassi investimenti in capitale umano si associano a basse probabilità di impiego, e ciò determina alte percentuali di giovani che non studiano e non lavorano un fenomeno in crescita, fino a interessare il 23,9% tra i 15 e i 29 anni);
  • forte impatto della pandemia su un mercato del lavoro già poco dinamico e segmentato; rigidità nell’organizzazione del lavoro che non favoriscono la conciliazione; lavori discontinui e a termine oltre che una percentuale in aumento di lavoratori e lavoratrici a tempo parziale a carattere involontario, limitano fortemente le capacità di recupero e le possibilità di crescita (i divari con l’Europa si sono ulteriormente allargati e sono particolarmente evidenti per le donne, sulle quali continua a concentrarsi il carico di lavoro domestico e di cura. Nel 2010, il tasso di occupazione delle donne di 20-64 anni in Italia era di 11,5 punti più basso rispetto alla media europea, e nel 2020 il distacco è aumentato, arrivando a circa 14 punti in meno);
  • la povertà, raddoppiata nel 2012, torna ad aumentare per effetto della pandemia: più 1 milione di persone dal 2019 al 2020.  Dopo la crisi economico-finanziaria del 2008, a partire dal biennio 2012- 2013, cioè gli anni della seconda fase recessiva, l’impoverimento ha interessato segmenti ampi e crescenti della popolazione, portando l’incidenza della povertà assoluta al raddoppio con un ulteriore aumento dal 2020 che è stata stimata oltre 5,6 milioni di individui  (in termini percentuali, tra loro la povertà assoluta in Italia è passata dal 7,7%al 9,4%);
  • dopo anni di declino, secondo l'Istat, parrebbe tornare a crescere la partecipazione politica (forse come conseguenza di un forte bisogno di informazione e della necessità di seguire l’evolvere delle disposizioni di contrasto alla diffusione del COVID-19) ma non sociale né culturale, e avanza, ma lentamente nonostante norme che introducono l’obbligo di quote di genere, la presenza delle donne nei luoghi decisionali, confermando un grave vulnus;
  • avanza il consumo di suolo (7,1% nel 2019) che causa la perdita irreversibile di aree naturali e superfici agricole e l’abusivismo edilizio torna a livelli preoccupanti nel Mezzogiorno, fenomeno che tocca aspetti centrali della uqalità della vita non solo al Sud;
  • aumentano i timori per la propria situazione futura. La complessità degli scenari economici e l’elevata incertezza innescata dal COVID-19 si legge in modo chiaro sulle aspettative della popolazione.

A questo punto dovrebbe essere evidente che il benessere di una nazione non si può desumere da una misura del reddito nazionale tanto più che, tra i più rilevanti limiti del PIL, oltre all’assenza di valutazione della qualità della crescita economica, rientra la mancata considerazione delle disuguaglianze, in aumento in Italia, a dimostrazione che il modello economico attuale è sbagliato. Sappiamo che la legge di riforma del bilancio n. 163/2016 ha previsto l’inclusione di un insieme di indicatori di benessere equo e sostenibile in un allegato al Documento di Economia e Finanza (DEF) in cui si riporta l’andamento nell’ultimo triennio degli indicatori BES e le previsioni sull’evoluzione degli stessi nello stesso periodo.

Personalmente penso che questa Relazione annuale rischi di fare la fine del Bilancio sociale un documento, quest’ultimo, che, a dispetto della sua funzione, viene per lo più utilizzato per evidenziare gli aspetti positivi di ciò che viene fatto da un’impresa, un ente pubblico, un sindacato o un istituto di credito.  Come giustamente ha sottolineato l’ASviS nel Rapporto del 9 marzo scorso, gli SDGs rappresentano un quadro di riferimento privilegiato per una formazione del PNRR sistemica e coerente così come della Legge di Bilancio, garantendo come anche richiesto dalla Commissione europea che “le azioni a breve termine siano motivate da obiettivi a lungo termine”. Ciò significa che è urgente affidare all’Ufficio Parlamentare di Bilancio il compito di effettuare valutazioni quantitative sull’impatto sugli SDGs dei principali documenti di programmazione e di bilancio, in linea con l’orientamento del Semestre europeo ma anche allineare i DUP (Documenti unici di programmazione) delle regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni agli stessi indicatori verificandone annualmente la coerenza.  E' necessario prevedere l’inserimento in Costituzione del principio di sviluppo sostenibile; un atto di indirizzo che citi la responsabilità del Consiglio dei ministri per il conseguimento degli SDGs e dei relativi Target, come fatto nella Commissione Ue; la revisione dei contenuti del D.lgs. n. 254/2016 sulla rendicontazione non finanziaria, allargando l’obbligo a tutte le imprese.

Se fossimo su una barca, per fare Weather routing, cioè ottimizzare la nostra rotta, dovremmo innanzitutto capire qual è il problema da risolvere: la direzione da prendere e le variabili di cui tenere conto.  Questo è l’approccio con il quale dobbiamo affrontare il nostro viaggio verso la sostenibilità ma, una volta definiti e adottati gli indicatori, saranno i pesi che i decisori politici assegneranno alle diverse dimensioni del benessere a fare la differenza.