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L'acqua è stata la grande protagonista della prima ondata di elettrificazione, tanto da essere stata per decenni, almeno fino alla seconda guerra mondiale, quasi l’unica fonte che alimentava il sistema produttivo italiano, acquisendo l'appellativo di "carbone bianco delle Alpi". Da protagonista indiscusso del panorama energetico non fossile, l’idroelettrico ha perso peso nel corso dei decenni.

Ma un salto d'acqua, dai nostri numerosi fiumi, si trasforma ancora oggi in energia elettrica pulita e sfruttando il loro decorso rappresenta, da sempre, il sistema più integrato nell’ecosistema naturale di produzione di energia.
L’idroelettrico rappresenta oggi la prima fonte rinnovabile dell’Italia, contribuendo per circa il 40% alla generazione elettrica “green” nazionale e circa il 17% di quella complessiva.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) stimano che la domanda globale annuale di elettricità dovrà crescere fino a circa 75.000 TWh entro il 2050, quasi tre volte la domanda attuale (28.000 TWh nel 2021, 28.700 TWh nel 2022).
L’analisi dell’IHA mostra anche che per raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero stabiliti per il 2050 sarebbe più che sufficiente il potenziale di energia idroelettrica, considerando che circa la metà del potenziale economicamente fattibile di energia idroelettrica rimane inutilizzato.

Ma per farlo bisognerebbe innazitutto aver cura delle nostre risorse naturali, a partire dai fiumi, circa 1200 in Italia.

Nel suo articolo "Dalla Senna al Tevere, la sfida olimpica è rendere i fiumi puliti e ripristinarne gli ecosistemi naturali" pubblicato il 30 luglio dal sito greenreport.it, la Presidente dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni, Rossella Muroni, spiega che "solo il 43% dei corsi d’acqua è in un “buono stato ecologico”, come richiesto nella direttiva quadro Acque (2000/60/CE); inoltre nell’ultimo secolo la costruzione di dighe e di traverse, il prelievo di sedimenti dai fiumi, le grandi derivazioni, e più in generale, gli interventi di artificializzazione in alveo e nelle aree attigue hanno profondamente modificato l’assetto dei corsi d’acqua. L’alveo dei fiumi si è inciso e abbassato da 3 a 10 metri, ristretto anche per più del 50%, e modificato nella stessa forma [..] Negli ultimi anni poi i ricercatori hanno rilevato il contributo devastante dei corsi d’acqua come vettori di plastiche e microplastiche verso il mare".
In questo contesto una tutela ambientale “differenziata”, come permetterà di avere la nuova legge leghista sull'autonomia, non potrà garantire in maniera equa il diritto ad un ambiente sano, presupposto del diritto alla salute e alla vita delle generazioni presenti e future, e del pianeta.

Vi proponiamo la lettura di un breve saggio che descrive per grandi linee l'influenza dei cambiamenti climatici sullo sviluppo dell'energia pulita, come l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) intraveda nella futura crescita dell'energia prodotta dall'acqua un fattore chiave per il contenimento del cambiamento climatico e come possiamo trovare nel mare un'altra inestimabile fonte per la produzione di energia pulita e affidabile.

Come per gli interventi sui fiumi anche le opere marittime artificiali hanno un impatto sul flusso naturale dell’acqua. Sta a noi avere cura di questo immenso patrimonio, perché, come spiega Rossella Muroni: "la sfida per rendere i fiumi puliti e ripristinarne gli ecosistemi naturali è davvero una sfida olimpica che non possiamo permetterci di perdere."

Link: Energia_dallacqua_-_Moriondo_31072024.pdf

* Foto Tim Marshall su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo

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