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Le materie prime sono una delle questioni chiave per il futuro europeo. Verrebbe da domandarsi cosa centrano le materie prime con il raggiungimento degli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile dell'Agenda ONU 2030. Ma il nesso esiste e rappresenta senza alcun dubbio una priorità.

Cobalto, litio, terre rare, germanio, gallio: nomi sino a qualche tempo fa sconosciuti ai più sono divenuti termini noti anche ai non addetti ai lavori. Solo per far comprendere quanto questi materiali siano utilizzati negli oggetti che fanno parte della nostra quotidianità ricordiamo che, ad esempio, uno smartphone può contenere fino a 50 diversi tipi di metalli.

Le materie prime vengono identificate come “critiche” sulla base della valutazione di parametri di vario tipo, tecnologici, economici, geopolitici e sociali e dell’analisi della loro rilevanza strategica (presente e attesa) per le attività nei vari settori.
Alcuni studi, ad esempio, sono volti ad analizzare il fabbisogno di materie prime dovuto all’impiego di tecnologie per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal nell’Unione Europea, altri per il raggiungimento a livello globale degli obiettivi degli Accordi di Parigi sul clima.

L’Italia, storicamente, è un Paese di miniere. Tra il 1870 ed il 2020, ci sono stati 3.016 siti minerari in attività, attualmente ne sono rimasti attivi 76, 22 dei quali relativi a materiali che rientrano nell’elenco delle 34 Materie Prime Critiche dell’UE. Tuttavia, i dati sui giacimenti sfruttati in passato e quelli provenienti dalle campagne di ricerca documentano la presenza di numerose altre materie prime critiche. Il Governo italiano, in relazione all’approvazione del Critical Raw Materials Act, entrato in vigore nell'UE il 24 maggio 2024, ha dato mandato all'ISPRA di mappare i giacimenti da cui estrarre materie prime critiche, database su cui si baserà il Programma Nazionale di esplorazione mineraria, che - secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), Adolfo Urso - avrà il compito di prevedere il rilancio dell’industria mineraria nel nostro Paese senza però che siano ancora sufficientemente chiari i risvolti di queste operazioni dal punto di vista ambientale.

Il breve saggio allegato fa il punto sul contesto minerario italiano, descrive in sintesi la strategia europea, la distribuzione geografica mondiale delle materie prime critiche, e conclude mettendo in evidenza il valore che tali materie rappresentano per lo Sviluppo Sostenibile. Nello specifico, per la transizione ecologica, al fine di garantire un adeguato sistema di approvvigionamento di metalli e minerali che in alcuni casi potrebbero rivelarsi disponibili in quantità minori rispetto alla potenziale domanda mondiale. La loro concentrazione geografica, infatti, anche a causa dei recenti conflitti aperti tra Russia e Ucraina, pone nuove questioni alla gestione delle negoziazioni politiche e commerciali tra i Paesi mentre laddove si esprime in aree geografiche turbolente, o caratterizzate dall’assenza di sistemi di tutela - dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori - richiede l’attenzione al rispetto degli standard minimi di accettabilità etica e sociale.

La riflessione conclusiva mette, infine, in chiaro che, nonostante i numerosi sforzi, sul piano della produzione e del riciclo, rimane chiara la consapevolezza del fatto che l’Europa non sarà mai pienamente autonoma sul piano delle materie prime e che, anche per questo motivo, la questione chiave non è più se sia necessaria una trasformazione verso il consumo e la produzione di risorse sostenibili globali, ma come realizzarla adesso.

* Foto di Joseph Corl su Unsplash

Link: Materie_prime_cercasi_def_-_Moriondo_18.09.2024.pdf

Per la Redazione - Serena Moriondo