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immagine qualita dellabitareDi Graziano Gorla

Con il Decreto Ministeriale attuativo del Fondo Qualità dell’Abitare, il 16 novembre 2020 vengono stanziati 854 milioni di Euro destinati a sostenere interventi a carattere pluriennale in materia di riqualificazione, di incremento del patrimonio di edilizia residenziale sociale, di immobili pubblici e privati, e di rifunzionalizzazione di aree e spazi. L’obiettivo principale è quello di sostenere finanziariamente progetti di rigenerazione del tessuto urbano, dell’accessibilità, sicurezza urbana, servizi, infrastrutture, di rigenerazione di aree e spazi costruiti, in particolare quelli ad alta tensione abitativa. Lo scopo è quello di migliorare la qualità ambientale e la resilienza ai cambiamenti climatici, di identificazione ed impiego di modelli di inclusione sociale e welfare urbano nonché promuovere processi partecipativi che coinvolgono anche il sindacato.

Il Fondo qualità dell’abitare è rivolto ai Comuni con una popolazione superiore ai 60.000 abitanti, Regioni e Città metropolitane che possono presentare progetti per comuni di minori dimensioni in forma coordinata ed aggregata con la possibilità di presentare fino a 3 proposte per uno o più specifici ambiti del proprio territorio. I progetti dovevano essere presentati entro il 16 marzo 2021 e contenere la “Proposta complessiva preliminare indicante la strategia nel suo complesso” e successivamente, non oltre il 16 giugno 2021, gli enti dovranno completare la procedura di legge trasmettendo i progetti, definitivi o esecutivi, degli interventi previsti che verranno selezionati e valutati, entro 3 mesi, da una apposita commissione nazionale. Nei quattro mesi successivi i progetti selezionati dalla commissione nazionale saranno trasformati in accordi di programma e quindi finanziati. Ne abbiamo parlato recentemente anche in occasione del seminario sui temi della Rigenerazione Urbana promosso dall’associazione Nuove Ri-Generazioni, dalla Fillea, lo Spi,  l’associazione abitare e anziani, l’Auser, dopo che la Fillea e lo Spi nazionali hanno condiviso un percorso di iniziativa, impegno sindacale e di lavoro comune, sui temi della rigenerazione urbana, del benessere sociale dei tanti giovani donne e anziani che popolano le nostre città. A partire da questo impegno comune di Fillea e Spi si è ritenuto di fondamentale importanza cogliere l’opportunità di avviare confronti con le istituzioni su progetti e programmi di opere di rigenerazione urbana finalizzate a riqualificare il patrimonio edilizio esistente, in particolare nelle periferie, nei borghi, in quartieri degradati, nelle aree metropolitane e nelle regioni cogliendo pienamente le opportunità offerte di partecipazione dal Fondo Qualità per l’abitare.

Una politica di rigenerazione urbana finalizzata a migliorare la condizione di benessere delle persone e del territorio, che possa offrire una risposta a vecchi e nuovi bisogni, alle molte criticità economiche e sociali, al degrado urbano, alla eccessiva impermeabilizzazione e consumo del suolo,  e creare nuove occasioni ed opportunità di lavoro, nuove e qualificate attività produttive, nuovi servizi e che per quanto riguarda la Fillea sappia stimolare un rinnovamento di qualità delle imprese edili, di qualità del lavoro e dei lavori, favorisca l’economia circolare anche con l’utilizzo di materie prime seconde.

Finora, dai dati in nostro possesso, risulta che sono 260 le proposte in fase di compilazione ma non abbiamo l’elenco finale delle proposte presentate.

Disponiamo invece di un elenco di 130 proposte e di queste solo in 12 ci risulta vi sia stata una partecipazione attiva del Sindacato.

Veramente poco rispetto alle nostre ambizioni e potenzialità.

Stiamo forse perdendo una sfida, quella della partecipazione attiva del sindacato, strategica e fortemente voluta che il precedente Governo aveva accolto su nostra pressione.

Un modello partecipativo che offre l’opportunità, nell’individuazione dei progetti e nella fase di loro realizzazione, di vedere la partecipazione attiva delle organizzazioni sindacali e sociali presenti nel territorio, in particolare per il sindacato a partire dalla Fillea, dallo Spi e dalla Cgil nella sua articolazione territoriale con le Camere del Lavoro. Un sindacato portatore non solo degli interessi particolari dei lavoratori ma di un sindacato generale portavoce dei bisogni e delle esigenze dei cittadini nel governo del cambiamento e della trasformazione delle nostre città.

La Fillea Cgil e lo Spi hanno deciso, a livello nazionale di monitorare da vicino alcuni di questi progetti da noi condivisi con le istituzioni e di sollecitare i territori a chiedere incontri con le istituzioni locali che hanno presentato proposte senza la nostra partecipazione provando a recuperare, per quanto possibile, il terreno perduto.

Le politiche camminano sempre sulle gambe delle persone, sta a noi fare di più se vogliamo essere protagonisti del cambiamento e non trovarci a subire scelte che non sempre condividiamo o sono condivisibili.