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DISEGNO La costruzione di Troiadi Serena Moriondo

Siamo un Paese insofferente alle regole, eppure sono l’architrave della società civile. Le regole sono elementi costitutivi delle Istituzioni, a queste ultime spetta il compito di organizzare e vigilare sui comportamenti sociali in modo che questi possano concorrere nel modo più efficace al bene collettivo, alla salvaguardia dei beni comuni. Non tutte le regole sono buone, alcune sono migliorabili, altre indispensabili.

Parlando di rigenerazione urbana non possiamo non pensare alle regole su cui si basa la pianificazione di una città, che, tramite un sistema di relazioni infrastrutturali, spaziali, funzionali e simboliche governano grandi progetti urbani di trasformazione, e che servono ad evitare la frammentazione decisionale, l’attuazione disorganica delle opere, le violazioni ambientali, della qualità e della sicurezza del lavoro, ecc..

Il futuro del paese – scrive l’urbanista Paolo Berdini nel libro “Le città fallite” - passa per il recupero della città pubblica che, sola, è in grado di garantire integrazione sociale e rimettere in moto le energie migliori della società mortificate dalla cultura individualistica che ha trionfato in questi ultimi decenni. (..) Le città falliscono perché non riescono a garantire i servizi all’enorme periferia costruita negli ultimi anni: è dunque ora di fermare ogni espansione urbana. E invece di essere svendute alla speculazione finanziaria globale (..) le proprietà pubbliche devono diventare il volano per creare lavoro per i giovani. Il liberismo ha imposto la cancellazione delle pubbliche amministrazioni e ha fallito. Per uscire dalla crisi occorre mutare paradigma: ricostruire le città pubbliche e il welfare urbano.”

Il libro, enumerando la serie dei fatti eclatanti che hanno distrutto i territori urbani, pone in evidenza come questa distruzione territoriale e ambientale sia andata di pari passo con la cancellazione delle regole dell'urbanistica e ci aiuta a comprendere quanto queste regole siano importanti sia in termini di valori civili sia in termini giuridico-costituzionali.

Viene posta in evidenza, ad esempio, l'importanza strategica di aver individuato nel 1968 la categoria degli “standard edilizi”, secondo la quale ogni cittadino ha il diritto di avere a disposizione una superficie minima di territorio su cui realizzare i servizi di cittadinanza: l'istruzione, il verde, i servizi alla persona. Insomma, emerge chiaramente che funzione propria dell'urbanistica è quella di garantire i diritti umani, e, con questi, il decoro e la bellezza delle nostre città. Egli sottolinea come, con l'avvento del pensiero unico del neoliberismo economico - questo modo di vedere, così contrario alla scienza urbanistica - sia stato in grado di soffocare la “città pubblica” facendola diventare un puro “conto economico”.  Con le “deroghe urbanistiche” fino all’affermazione del “principio dell’urbanistica contrattata” e delle norme che hanno destrutturato (e continuano a farlo)  il codice degli appalti si è permesso che speculatori e amministratori comunali si trovassero sullo stesso piano di interessi, la qual cosa ha consentito la distruzione del territorio in cambio di denaro. Stessa cosa è avvenuta con la rendita fondiaria cioè l'urbanizzazione dei terreni agricoli, che ha consentito a livello regionale, soprattutto in termini di cambio di destinazione d'uso, l’incremento delle speculazioni edilizie con un aumento esponenziale delle cubature. Sono molti gli esempi che vengono portati a conoscenza del lettore, che coinvolgono tutti i partiti dell’arco costituzionale che hanno governato questo Paese nei vari decenni, tanto da far dire all’autore che “l'urbanistica è, dunque, del tutto distrutta”.

Siamo oramai prossimi al varo della versione definitiva del Piano nazionale di ripresa e resistenza (PNRR), un piano straordinario di investimenti la maggioranza dei quali verranno riversati nelle città, il rischio di nuove speculazioni ,oltre che infiltrazioni criminali, è reale. Vi sono forze politiche e costruttori che al di là delle parole di circostanza, spingono per deregolamentare ulteriormente il sistema di sviluppo urbanistico e indebolire il Codice degli appalti che, al contrario, come sostiene la Fillea Cgil, va applicato integralmente nei cantieri contro lo sfruttamento e la concorrenza sleale, e per evitare l’allungamento dei tempi di realizzazione degli interventi.Di particolare importanza, in questa direzione, la conferma ottenuta dai sindacati dal ministro Giovannini in merito alla conferma della "validità e bontà degli accordi sottoscritti con il passato Governo sull’accelerazione delle opere pubbliche, la centralità che assumerà sempre di più la qualificazione delle stazioni appaltanti e relativo personale tecnico, la volontà di rafforzare gli interventi infrastrutturali con particolare attenzione al trasporto ferroviario e navale”.

Allora è necessario rimboccarsi le maniche e questa volta, di fronte al vuoto o, peggio, al cattivo esempio della politica, l'iniziativa deve venire dal basso, dalle associazioni, dai cittadini, dalla società civile. E’ indispensabile e urgente attivarsi per il raggiungimento dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030. Realizzare così importanti cambiamenti non è semplice e ci vuole tempo, quello che il pianeta non si può più permettere. Si tratta dunque, di applicare il principio di “partecipazione popolare”, previsto, come “diritto di resistenza”, dalla nostra Costituzione, e in particolare dall'art. 118, secondo il quale i cittadini, singoli o associati, possono svolgere attività di interesse generale, secondo il principio di sussidiarietà. E’ necessario comprendere che la Costituzione protegge soprattutto “l'utilità pubblica” (art. 41) e riconosce e garantisce la “proprietà privata” solo se essa persegue la “funzione sociale” (art. 42).

Una bella lezione, una vera Rivoluzione.

Immagine: "La costruzione di Troia", miniatura tratta da 'Le recoeil des histoires de Troyes' (1475-1483 circa), British Library, Londra