Di Gaetano Sateriale
Nuove Ri-Generazioni di Treviso ci segnala un progetto di riutilizzo di immobili che può avere una valenza nazionale. L’idea, in breve, è questa. Gli Istituti previdenziali possiedono diversi immobili per un totale di molte migliaia di appartamenti di medie dimensioni. La gran parte di questi immobili sono vuoti o parzialmente vuoti. Gli istituti stanno tentando di venderli sul mercato senza successo, forse perché non c’è domanda per quella tipologia di abitazione, forse perché il loro stato non è buono. L’idea di Nurige Treviso è di tentare, con il coinvolgimento del Comune, una rigenerazione di uno di quelli stabili per creare una cohousing o social housing destinata principalmente (ma non esclusivamente) ad anziani. Si tratterebbe, in sostanza, di rimodulare le volumetrie abitative e soprattutto dotare il nuovo stabile dei servizi e degli spazi sociali necessari: portierato attivo, sicurezza, prima assistenza alle persone e agli impianti, spazi verdi, orti, ecc. Per realizzare questa riconversione non solo architettonica ma funzionale, è possibile impiegare le risorse previste dal PNRR? Questo l’interrogativo che andrebbe verificato non solo a livello locale o regionale.
Basta sfogliare l’elenco delle proprietà immobiliari nazionali di Inps e Inail per rendersi conto dell’estensione di questo patrimonio, della sua diffusione sul territorio nazionale e soprattutto del fatto che in grandissima parte risulta non utilizzato (cfr. su questo https://www.inps.it/amministrazione-trasparente/beni-immobili-e-gestione-patrimonio/patrimonio-immobiliare e https://www.inail.it/cs/internet/istituto/amministrazione-trasparente/beni-immobili-e-gestione-patrimonio.html ) Facile immaginare che lo stesso valga per gli enti minori. Si tratta di un’enorme proprietà, obbligatoria per legge (a garanzia delle riserve tecniche necessarie al pagamento degli oneri futuri) ma di cui si trascura l’utilizzo e la valorizzazione a breve. Che senso ha lasciarli in questo stato di non impiego e di decadimento? Nessuno. Al contrario, partire da un più adeguato utilizzo di questi immobili potrebbe rappresentare un avvio di rigenerazione urbana molto importante su tutto il territorio nazionale.
La rigenerazione non è semplice riqualificazione, tantomeno il solo restauro degli stabili. È riorganizzazione della città (delle sue strutture e dei suoi servizi) per corrispondere meglio ai bisogni dei cittadini. Si continua a parlare di mancanza di abitazioni e di nuovo fabbisogno edilizio. Difficile immaginare che questo sia vero con le dinamiche demografiche di riduzione della popolazione e crescita del numero delle persone anziane in corso da anni. È la qualità dell’abitare nel proprio condominio e nel proprio quartiere che va riconsiderata avviando una riconversione degli spazi senza ulteriore consumo di suolo. E favorendo una riconversione dell’industria edilizia verso nuove tipologie abitative e l’impiego di nuovi materiali.