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Apriamo un'altra finestra sulle città per scoprire percorsi sperimentali, buone pratiche di coinvolgimento dei cittadini in azioni di trasformazione urbana sostenibile. Proposte concrete su spazi interni, esterni, luoghi abbanonati o molto frequentati, luogi pubblici o privati, che trovano nuove vocazioni per aprirsi. Aiutateci in questo percorso, segnalandoci - all'indirizzo di posta elettronica  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - le buone pratiche realizzate nel vostro quartiere, borgo, città. 

Tufoto piazza del campo sienaPartiamo dal comprendere la potenzialità di ciò che è costruito, spazi già esistenti e localizzati in aree vitali delle città, a volte alberati, spesso degradati o inutilizzati, spazi verdi che diventano: piazze, piazzali, piazzette.

Quelle delle città italiane rappresentano meglio di qualunque altra cosa lo sviluppo urbano di un determinato centro, non solo dal punto di vista urbanistico ma anche da quello economico, sociale, storico. Le piazze sono un concentrato di stratificazioni materiali, di progetti urbani di rappresentazioni iconografiche e nella conformazione degli spazi pubblici ogni epoca ha adottato modelli, criteri, finalità diverse. 

Nell’antica Grecia le piazze pubbliche erano quadre, ed avevano attorno doppi ed ampi loggiati. In Roma ne esistevano di due specie, quali ad unico uso di mercati, e quali per le adunanze del popolo: erano tutte contornate da loggiati, tempi, ed edifici pubblici, si svolgevano combattimenti e vi si davano giochi e spettacoli. Nel Medioevo le piazze sono nate o come sagrato della Cattedrale o come largo antistante alla sede dell'autorità civile. Da qui due tipi di piazza, l'una a carattere religioso, l'altra a carattere civile, e secondariamente commerciale. Le piazze berniniane cambiano più di altre le forme con una dilatazione dinamica e progressiva dello spazio, come un'onda che si accavalla all'altra e viene rimandata dai bordi. Con il tempo altre trasformazioni intervengono sul perimetro delle piazze, obelischi, statue e fontane ne decorano le varie ampiezze, porticati, palazzi e chiese le circondano.

Vi sono piazze, come Campo de’ Fiori, divenute famose perché erano luoghi dove si tenevano esecuzioni capitali al tempo dell’inquisizione, come quella del filosofo Giordano Bruno (1600), messo al rogo per aver sfidato il potere della Chiesa affermando l’infinità dell’universo e il moto della Terra. Solo tra l’8 settembre ‘43 e il 25 aprile 1945, si contano oltre 400 stragi ad opera dei nazi-fascisti in tutta Italia nei confronti di civili e militari italiani, esecuzioni avvenute per lo più nelle piazze centrali dei paesi, tra le più cruente Marzabotto (oltre 700 vittime), Sant’Anna di Stazzema (560 vittime) e molte atre. Tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento l'Italia ha vissuto quelli che vengono comunemente chiamati "Anni di piombo" e, in molte piazze si sono consumate delle stragi come a Piazza Fontana a Milano (1969), della Loggia a Brescia (1974), piazza della Stazione a Bologna (1980).

Milioni di lavoratori e pensionati, disoccupati e migranti scendono in piazza ogni giorno, in tutto il mondo, per manifestare il loro pensiero e rivendicare condizioni di lavoro e di vita migliori. Nelle piazze si sono visti i movimenti femministi rivendicare conquiste sociali come il divorzio o l'aborto. Le piazze sono state invase da ragazze e ragazzi per ricordarci che il pianeta deve essere tutelato e l’attuale modello di sviluppo oramai insostenibile, superato.

Foto piazza a luccaNelle piazze, ancora oggi, avvengono incontri, si mettono in mostra mercanzie, si offrono servizi, si intrecciano relazioni sociali, si svolgono spettacoli, concerti e giochi. Eppure, negli ultimi settant’anni nelle città europee, tranne qualche eccezioni non si sono fatte più piazze degne di questo nome. Marco Romano, che ha diretto il Dipartimento di Urbanistica dello IUAV di Venezia e la rivista «Urbanistica», periodico ufficiale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, nel suo libro ”La piazza europea” (Marsilio editore, 2015) ha scritto: “Che nei nuovi quartieri i piani regolatori di oggi non abbiano più avvertito la necessità di prevedere delle piazze, quasi che l'uomo nuovo, sullo sfondo delle teorie urbanistiche moderne non abbisognasse anch'egli di un visibile riscontro simbolico della sua dignità di cittadino della civitas, ha fatto delle periferie più recenti un vero e proprio deserto del senso, dove spesso l'emarginazione sociale viene crudelmente sottolineata dall'emarginazione simbolica: spesso gli stessi abitanti di queste sfortunate periferie reclamano nostalgicamente una piazza, ma raramente trovano qualcuno capace di progettarla".

Già, perché progettare una piazza non è cosa semplice: come per far nascere e crescere un albero occorrono una cultura e un sapere fare, per far nascere e crescere una piazza, occorre una cultura urbana che va prima di tutto ritrovata e poi rinnovata. Il libro di Romano si propone "(...) di evocare il significato originario di ogni piazza (...) comparse nel corso del tempo". Vengono esaminate, quali tipi di piazze, la piazza principale, la piazza del mercato, il prato della era, la piazza conventuale, la piazza della chiesa, la piazza dello Stato, la piazza monumentale, lo square, la piazza nazionale, le piazze di quartiere e, infine, le sequenze di piazze.

Oltre a fornire nuove conoscenze, il libro mostra come dalla storia delle piazze delle città europee possano ricavarsi anche indirizzi, stimoli e suggestioni per farne di nuove o per modificare quelle esistenti. Ogni piazza ha un valore pratico e un valore simbolico per questo è bene tenere presente la sua collocazione nel tessuto urbano e l’utilità di un’idea di piazza, ad uso flessibile e modificabile nel tempo, affinché possa svolgere diverse funzioni e ne rafforzi il carattere collettivo.

Foto Piazzale Loreto MilanoCome insegna la storia delle città, una piazza può nascere anche con forme elementari per poi crescere nel tempo. Per questo nella progettazione è necessario rispettare i tempi della crescita di una piazza "(...) perché al significato originario se ne sovrapporranno nel tempo molti altri". Le piazze conventuali (dei conventi), ad esempio, inizialmente erano solo degli spiazzi non delimitati da cortine di case, nella piazza del mercato i caratteristici portici si formavano a poco a poco, i prati delle fiere vengono utilizzati dai cittadini anche per passeggiate o ricreazione, e nel tempo vi furono costruiti edifici stabili, una piazza del mercato può diventare piazza principale, ma anche viceversa, così come sono altrettanto numerosi i casi di piazze progettate secondo caratteristiche subito definite nel loro progetto e così realizzate.

Marco Romano dedica un capitolo del libro alle sequenze di piazze e di strade. E non si può non essere d'accordo con lui sul fatto che il concetto di sequenza di strade e piazze è fondamentale per la qualità urbana di una città o di un quartiere. La bellezza e l'importanza di una città, o di un quartiere, spesso viene percepita come la bellezza e l'importanza della piazza principale. Così che molti quartieri sono conosciuti o denominati comunemente, indipendentemente dal loro nome ufficiale, con il nome della loro piazza (a Roma, per esempio, Piazza Vittorio, Piazza Re di Roma, Piazza Bologna...), e molte città sono rappresentate, nell'immagine comunemente percepita, dalle loro piazze principali (Siena, Pienza, Ascoli Piceno, ecc.).

Piazza Garibaldi, Rosolini (Siracusa)Ma la bellezza, l'importanza e l'immagine di una città o di un quartiere sono ancora più rafforzate se la città o il quartiere possiedono un sistema (una sequenza) di piazze o più in generale di piazze, giardini, belvedere tra loro collegati da passeggiate, strade commerciali, viali. Vale a dire che quella città o quel quartiere hanno come loro "asse vertebrale" (Carta di Malaga, 2011) un disegno urbano costruito dal sistema di spazi pubblici principali. Un disegno che può rimanere impresso negli abitanti o nei visitatori, e che potrà costituire il principale carattere distintivo della città o del quartiere.

Per la grande maggioranza degli abitanti delle città europee non sono disponibili, nello spazio urbano che abitano, quelle esigenze di accoglienza, di urbanità e di bellezza che possono essere soddisfatte prevalentemente nello spazio pubblico delle piazze, dei giardini e delle strade e che sono necessarie per la qualità dell’abitare, per il benessere delle persone. Qualità he si possono concretizzare in una piazza quando sia luogo sicuro, riparato dal traffico e dunque in prevalenza pedonale. E dove quindi si possano svolgere quelle semplici attività che da sempre sono state possibili nelle piazze d'Europa e, alle quali, nessuno dovrebbe rinunciarvi perché parte delle libertà civiche: incontrare, guardare gli altri, esser guardati, scambiare notizie o opinioni, passeggiare o stare seduti, leggere o giocare, ecc. Una piazza dovrebbe anche essere luogo di rappresentazione di qualità ambientali, e gli alberi, oltre a essere portatori di ombra e frescura, hanno anche valenze positive nei confronti dell'abbattimento delle polveri sottili, per il miglioramento dell’aria. E questo ci suggerisce che qualche piazza potrebbe accogliere un giardino, sul tipo dello square. Ma, nella piazza dovrebbe anche esserci uno spazio adeguato che possa essere utilizzato per feste di quartiere, eventi, piccoli mercati saltuari. E dovrebbe essere attrezzata anche, per poter stare, con sedute adeguatamente distribuite e localizzate, al sole d'inverno e all'ombra d'estate. Il soddisfacimento della qualità della bellezza dovrà essere affidato al disegno dello spazio della piazza, oltre alla pavimentazione e al disegno delle sedute e degli arredi e all’arte. Il progetto della piazza dovrà, inoltre, essere il prodotto della partecipazione degli abitanti, che potranno esprimere i loro desideri su come Foto piazza Salferino Torinoutilizzare la piazza e su come la vorrebbero realizzare. E anche per questo avranno la percezione dello "star bene" in quello spazio.

Tre le possibili modalità più facilmente praticabili per realizzare piazze in quartieri che ne sono sprovvisti, l’autore ne propone tre: il recupero delle piazze-non piazze, l'occupazione di aree ancora non edificate o nuove piazze ai margini dei quartieri. Le piazze-non piazze sono tutti gli spazi, piazzali, slarghi, che nella toponomastica dei quartieri esistenti vengono denominati piazze, ma che in realtà sono nodi di traffico o parcheggi, però spesso forniti di attività varie ai piani terra degli edifici, così che presentano una possibile vocazione a diventare piazza principale del quartiere. In alcuni quartieri sono ancora disponibili aree non ancora edificate, ma in questo caso occorre fare molta attenzione ai possibili collegamenti con le aree del quartiere. Infatti, evidentemente uno dei caratteri di una piazza principale dovrebbe essere la sua accessibilità. In altri casi, specie nei quartieri più esterni o comunque a contatto con le aree agricole, potrebbero essere realizzate nuove piazze proprio sui margini dell'abitato, piazze che sarebbero valorizzate e caratterizzate dagli affacci sulla campagna. Ma, soprattutto, è importante realizzare piccole piazze anche di fronte a scuole, chiese, mercati giornalieri, servizi pubblici in genere dove gli abitanti possano sostare, attendere, darsi appuntamenti. Anche per valorizzare il significato civico e di qualità urbana dei servizi pubblici. Il che comporta, a volte, una anche profonda ristrutturazione della mobilità pubblica e privata e della sosta auto, con l’osservanza degli obbiettivi della sostenibilità e rigenerazione urbana. Una ristrutturazione alla quale può essere da guida il modello delle isole ambientali dove un anello di viabilità di maggior traffico (lungo o in prossimità del quale sono dislocati i parcheggi) racchiude un quartiere (o una Foto piazza navona sua parte: l'isola ambientale) in cui tutte le strade potranno venir trattate come strade a 30 Km/h, con ambiti a prevalenza pedonale o ciclabile.

In sostanza dobbiamo recuperare un tassello fondamentale: una precisa cognizione del significato delle piazze nella sfera simbolica della città, oggi ridotto a riconoscere una piazza soltanto nel suo aspetto materiale di uno spazio racchiuso da una cortina di case.

Per la Redazione - Serena Moriondo