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Foto panorama alpino in valle d aostaAbbiamo affrontato il tema Aree interne evidenziando le problematiche che emergono di fronte allo spopolamento di borghi, aree rurali, piccoli comuni posti in luoghi bellissimi ma impervi, o semplicemente isolati (vd. Nota Strategia Nazionale per le Aree Interne 19.06.2021).

Luoghi nei quali vi è un basso grado di accessibilità per la popolazione residente ai servizi considerati essenziali quali sanità, istruzione, mobilità e connessioni digitali. Aree caratterizzate da processi di produzione e investimento poco efficienti, a causa della loro scala o della loro tipologia, a cui spesso si associano instabilità idrogeologica, perdita di diversità biologica, difficoltà sempre più forti riscontrate dall’agricoltura di montagna. Sono realtà con importanti implicazioni sociali, economiche e ambientali, dove però alcuni comuni hanno saputo cooperare per la produzione di servizi essenziali e le risorse ambientali o culturali di cui dispongono sono state tutelate e valorizzate. Sono esempi virtuosi di progetti di qualità nati qua e là per l’Italia che dimostrano la non inevitabilità del processo generale di marginalizzazione e la capacità di queste aree di concorrere a processi di crescita e coesione del Paese.

Ora vi proponiamo una riflessione, apparentemente opposta, che riguarda aree del Paese che hanno sviluppato una forte vocazione turistica che ha prodotto e produce ricchezza ma che, senza un'accurata attenzione nella prgrammazione e nella pianificazione degli interventi inizia ad essere un freno allo sviluppo sostenibile. Un esempio in tal senso è la Regione autonoma della Valle d’Aosta, la regione più piccola d’Italia.

foto valle SalirodUn recente studio promosso dall’Assessorato regionale territorio, ambiente, opere pubbliche, mette in evidenza come il risultato dell'evoluzione urbanistica dagli anni ’60 ad oggi, sia la "città del fondovalle" che ha occupato tutte le aree pianeggianti e si presenta oggi come una sequenza quasi continua di strutture urbane, nate però senza una logica complessiva che hanno generato diverse criticità, prima di tutte una fragilità dell'infrastrutturazione urbana con conseguenze sulla qualità ambientale e sul benessere della popolazione. Un esempio è la vista, rappresentata dalla fotografia, della valle verso Aosta da Salirod.

Negli ultimi anni in Valle d’Aosta si è assistito al delinearsi di un nuovo fenomeno: un sempre maggiore interesse per le aree più esterne, fuori dalla vera e propria cintura urbana, tanto per un problema di prezzo di mercato che per la sempre più diffusa ricerca di una migliore qualità di vita. La concentrazione nella plaine (pianura) ha infatti determinato una drastica perdita di qualità residenziale dovuta a più fattori concomitanti: la congestione dei traffici, il degrado paesistico, la perdita di qualità sociale e di accessibilità ai servizi. Uno sviluppo non guidato di queste aree cresciute per lo più solo sulla base della perimetrazione delle zone fabbricabili, collegate da una rete viaria insufficiente realizzata via via modificando e asfaltando una maglia originaria di sentieri e mulattiere, ha portato di fatto a una struttura viaria reticolare e diffusa che ha altissimi costi di gestione per l'ente pubblico e che finisce per gravare tutta sugli assi del fondovalle, congestionando la strada statale.

Questa stessa congestione del traffico provocata dai movimenti pendolari residenza-lavoro incide inoltre sui costi sociali, sia privati che pubblici, indotti dalla necessità d'uso quotidiano di mezzi di trasporto e, come conseguenza non indifferente, sull'inquinamento dell'aria anche in una regione che all’apparenza, alla vista di magnifiche montagne, ne sembrerebbe immune.

Una struttura insediativa nata e basata su un assetto di pendolarismo casa-lavoro induce poi dal punto di vista sociale l'effetto-periferia. Indipendentemente dalla qualità edilizia ed urbanistica, si assiste infatti ad un allentamento e perdita dei rapporti di vicinato e del senso di appartenenza territoriale, che si riflette come conseguenza anche sui comportamenti sociali: scarso senso di responsabilità nei confronti dell'ambiente circostante (il prato di casa è tenuto rasato alla perfezione, ma appena fuori sulla strada pubblica ci si sente autorizzati ad abbandonare qualunque rifiuto o immondizia ) e depressione da isolamento, nel quotidiano affanno di gestire il rapporto tra spazi e tempi della giornata.

Lo studio ha messo, inoltre, in evidenza l'impatto di questo tipo di struttura insediativa sulle finanze pubbliche, dall’aumento dei costi di gestione e manutenzione della rete infrastrutturale (strade, acquedotti, fognature), al costo dei servizi diffusi, come la raccolta delle immondizie, lo sgombero neve, lo scuolabus. Costi che comunque si ripercuotono anche sull'utente, sia in misura diretta attraverso il prezzo delle forniture e servizi che in misura indiretta attraverso gli oneri di urbanizzazione e le tasse.

Foto agricoltura in valleIn aggiunta, la residenza diffusa ha generato un problema paesaggistico di non minore importanza. Le pendici collinari dell'adrèt (il versante della valle maggiormente favorito dall'esposizione al sole) e i conoidi dell'envèrs (fascia di raccordo tra la montagna e la pianura che caratterizza la destra della valle) si presentano ormai estesamente interessati da questa maglia insediativa diffusa, lasciando pochissimo spazio all'agricoltura e al verde, ridotti a isolotti oggetto di continue piccole erosioni di margine che ne mettono in pericolo la sussistenza.

Il paesaggio rende bene l'immagine dello spreco di suolo che questa struttura comporta, tanto più se si considera che tutto ciò che resta incluso in queste maglie abitative non ha più alternative d' uso - troppo circoscritto per gli usi agrari, troppo disperso e costoso per usi a verde e servizi. Il basso indice di fabbricazione, che negli anni '70 pareva una salvaguardia del territorio e una misura di perequazione delle rendite, applicato per trent'anni senza monitorare e rimettere in discussione i suoi effetti ha generato in realtà una situazione esattamente rovesciata rispetto alle primitive intenzioni, producendo lo spreco di un territorio limitato e prezioso e costi pubblici e sociali difficili da sostenere.
Il fondovalle rappresenta perciò oggi una grande sfida per tutta la comunità valdostana. Ridare un vero e proprio assetto urbano a questo aggregato, diventato caotico e informe, rappresenta un traguardo impegnativo.Pur nel disordine con cui il tessuto edilizio si è espanso, rimangono ancora degli spazi di manovra nei quali, ciascun Comune, deve giocare la parte di sua competenza, mentre sarà compito dell'Amministrazione Regionale istituire un tavolo di intesa che coordini e ricolleghi le singole parti di territorio attorno ad una visione complessiva e condivisa.

La Regione ha individuato in due parole-chiave per tutti i propri obiettivi strategici: addensare e riordinare.
Addensare significa, da un lato, colmare gli interstizi vuoti, saturare le zone già ampiamente compromesse e anche, in alcuni casi, permettere un maggiore sfruttamento volumetrico in modo da evitare l'eccessiva dispersione di popolazione e la compromissione di nuove superfici. Ma significa anche, per simmetria, delimitare e proteggere le aree agricole dagli ulteriori sbocconcellamenti che ne possano compromettere l' uso proprio, difendere i margini del bosco, ridisegnare e concentrare le zone di parcheggio in modo da evitare che il singolo sia costretto a inventare soluzioni spesso acrobatiche o ingiustamente penalizzanti. Addensare significa quindi un uso più intensivo, ma anche più proprio e più qualificato, del prezioso territorio del fondovalle. Riordinare significa invece cercare di dare un assetto d'insieme vivibile e leggibile a ciò che si è venuto formando nel tempo per somma di oggetti nati senza relazioni tra loro. Per far questo bisognerà intervenire prevalentemente sulla rete infrastrutturale, e principalmente sulla viabilità e parcheggi. Secondo l’Assessorato regionale occorre gerarchizzare la rete della viabilità, cercando di ridefinirne i singoli tratti in una logica globale. Questo obiettivo potrebbe essere tradotto in una serie di manovre di questo tipo:
- eliminazione del traffico di attraversamento nelle zone residenziali, e riorganizzazione al loro interno della rete pedonale, limitando il movimento veicolare all'accesso alla residenza;
- creazione di zone di parcheggio adiacenti ma esterne alle zone residenziali;
- raccordo e miglioramento di una rete intermedia di distribuzione alla residenza che permetta di diminuire gli innesti laterali sulle vie di grande scorrimento;
- attestamento su questa rete intermedia dei servizi e commercio;
- compattazione e riorganizzazione delle aree produttive e commerciali attorno a una viabilità separata.

Ma a monte di ciò è necessario in primo luogo ripensare ai flussi di traffico in ragione dei movimenti pendolari e porsi il problema di diminuirli nei limiti del possibile. E' assurdo allargare le strade per limitare i danni di una cattiva organizzazione, è evidente che bisogna agire il più possibile a monte: per diminuire i flussi pendolari occorre un ripensamento nella distribuzione dei servizi e dei posti di lavoro.

Questo obiettivo la Regione Valle d’Aosta lo vuole raggiungere attraverso tre interventi coordinati tra loro:
- la migliore distribuzione sul territorio dei servizi che possono essere avvicinati agli utenti senza perdere in qualità,
- il decentramento delle attività lavorative (ivi compresa la possibilità del telelavoro),
- la promozione di imprenditoria locale e la relativa organizzazione a livello regionale dei servizi di commercializzazione, strumento necessario a mantenere sul mercato le realtà produttive piccole e frazionate.

Allegato al Contributo delle Regioni e Province autonome al Programma nazionale di Riforma 2021, sono segnalate da parte delle regioni alcune buone pratiche. La Valle d’Aosta ha evidenziato il Progetto MisMi, finanziato dal Programma Interreg Italia-Francia, ha fornito durante la sua attuazione risposte a situazioni di disagio, sperimentando sul territorio della Valle d’Aosta e della Tarantaise un modello di medicina proattiva, che integra i servizi sanitari e sociali, vicino ai bisogni della persona e del suo contesto abitativo. In Valle d’Aosta, il legame con le comunità dei territori più isolati si è rafforzato grazie a due figure, l’infermiere di famiglia e l’animatore di comunità, che hanno lavorato in sinergia per rispondere anticipatamente ai bisogni dei più vulnerabili, anziani in primis, riuscendo ad aumentare le condizioni di benessere presso le loro comunità locali e prevenendo le cronicità. Con la chiusura dei progetti a marzo 2020, misura messa in campo dal Programma Interreg ALCOTRA per rispondere alla situazione contingente, l’Azienda Usl Valle d’Aosta, capofila del progetto, e l’Assessorato alla sanità, salute e politiche sociali, referente del Piano di Zona, si sono immediatamente attivati per garantire la prosecuzione delle attività del progetto, sfruttando le economie di budget in funzione della gestione dell’emergenza e del post-emergenza. Inoltre, è stata avviata la telemedicina per l’assistenza domiciliare ai pazienti. Grazie al progetto, si potrà anche finanziare una parte di questa attività per l’acquisto di attrezzature che consentiranno l’assistenza ai pazienti cronici, più che mai isolati e fragili, in termini di diagnosi, cura e follow-up. L’animatore di comunità riveste un ruolo da protagonista nel prevenire situazioni di grave disagio sociale, mediante azioni di sostegno e monitoraggio. Durante i tre anni di sviluppo del progetto si sono visti risultati tangibili che questa figura può ottenere con il contatto diretto con i nuclei fragili, quali anziani privi di rete familiare, riuscendo a facilitare l’accesso ai servizi socio-sanitari e socio-assistenziali di situazioni urgenti. In questa fase di emergenza, il servizio avverrà attraverso il contatto telefonico o telematico. Già si pensa alla continuità nella fase post-emergenza, quando ci sarà più che mai bisogno di rispondere a nuovi bisogni sociali e programmare gli interventi maggiormente rispondenti alle esigenze di “ricostruzione” del sociale.

Scheda Valle dAosta

Per la Redazione - Serena Moriondo