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di Serena Moriondo

Qualunque cosa si faccia accende il dibattito, sia che non si faccia nulla sia che si faccia qualcosa. Ma il punto è proprio questo: cosa è necessario fare per garantire la conservazione e nello stesso tempo dare a tutti la possibilità di accedere e conoscere queste preziose testimonianze storico-culturali che costellano le nostre città. Paesi come la Grecia e l’Italia, ricchissimi di reperti antichi, da tempo si devono confrontare con questo problema, e non siamo i soli.

Foto asfaltatura acropoli AteneUna colata di cemento è scesa sull’acropoli di Atene, Patrimonio dell'Umanità UNESCO: il costo dei “lavori di restauro” è di 1,5 miliardi. L’architetto responsabile ha fatto asfaltare con cemento armato gran parte del percorso per l’acropoli, così da permettere un maggior flusso di turisti e una più agevole circolazione alle persone con disabilità. Sembrerebbe una finalità condivisibile ma non è così per oltre 3500 persone che hanno firmato una petizione per chiedere il ripristino della vecchia pavimentazione e l’annullamento dei prossimi lavori previsti. L’impressione che se ne trae in effetti è come se il Partenone stesso fosse stato abbassato al livello della strada e circondato da una pavimentazione in cemento grigio chiaro che nulla ha a che fare con la roccia rosa che caratterizza l’acropoli. Tra i critici, anche il presidente dell’Associazione degli archeologi greci che sostiene la scelta sia stata dettata da una volontà di commercializzare ulteriormente il sito. Anche il dottor Tasos Foto acropoli Atene di notteTanoulas, fino a poco tempo fa direttore dei restauri dei Propilei, ha deplorato la decisione di coprire così gran parte della parete rocciosa con cemento armato, affermando che la mossa porterebbe inesorabilmente al “degrado del paesaggio naturale e alla svalutazione della roccia come monumento naturale a sé stante, come fortezza naturale”. In una lettera a World Heritage Watch - l'ente con sede a Berlino istituito per garantire che i siti principali non siano sacrificati agli interessi economici - Tanoulas ha sostenuto che le modifiche sembravano "competere con e diminuire" lo splendore architettonico e scultoreo dei monumenti. Alcune settimane fa, centinaia di studiosi di fama internazionale hanno sottoscritto un appello intitolato “Acropoli Sos”. A sostenere economicamente il progetto è stata la Fondazione Onassis che ha sponsorizzato anche la costruzione di un ascensore panoramico e realizzato dalla italiana Maspero. La sua inclinazione varia da 38° a 78° e in meno di un minuto può portare 1250 chili – o 16 persone – dal Peripatos, la via situata ai piedi dell’Acropoli, all’Eretteo. La casa di moda Christian Dior sarà tra le prime ad utilizzare a pagamento il nuovo percorso, con uno shooting di moda.

Foto Stalheimskleiva in NorvegiaStalheimskleiva, popolare rotta turistica della Norvegia, è stata chiusa da un traffico troppo intenso di turisti. La scorsa estate la panoramica strada di montagna ha subito riparazioni dopo uno smottamento, tuttavia le possibilità di restauro sono limitate poiché la strada di montagna di 170 anni, fa parte di un'area, il Nærøyfjord, dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Il responsabile del sito ha dichiarato che i turisti potranno ancora vedere e percorrere la ripida Stalheimskleiva in futuro adottando nuove modalità di percorrimento: le agenzie turistiche potranno organizzare tour a piedi che si concentrino sulle caratteristiche architettoniche e tecniche della strada scoperte durante i recenti lavori di ristrutturazione. In alternativa potrebbero essere utilizzati mezzi di trasporto elettrici, molto leggeri, già in uso su rotte simili sui fiordi.

Foto pont du gard acquedotto romanoPreoccupazioni in Francia, poiché il gigante americano della vendita al dettaglio Amazon prevede di costruire un enorme magazzino vicino al Pont du Gard, uno degli acquedotti romani meglio conservati al mondo. L'UNESCO ha messo in guardia contro la costruzione in quanto potrebbe minacciare il vicino sito Patrimonio dell'Umanità. Secondo la convenzione UNESCO, infatti, la tutela del patrimonio è responsabilità dello Stato anche per il contesto in cui l’opera è collocata. Inoltre, gli attivisti sono preoccupati per le conseguenze ambientali ed economiche negative che il magazzino di 38.000 m2 avrà per la regione e non solo per le condizioni di lavoro che Amazon pratica nella sua azienda. E' stato, infatti, calcolato che mezzi pesanti circoleranno nella zona del Pont du Gard ogni 2 minuti, 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.

I piani di costruzione minacciano la preziosa antica necropoli nella città spagnola di Huelva perchè il comune prevede di costruire quattro enormi edifici ai piedi della collina di Cabezo de La Joya. L'area è un prezioso sito archeologico, un'ex necropoli di Tartessos, uno dei luogghi storici più antichi della città. I Tartesso erano un'antica civiltà nel sud della Spagna durante l'VIII e il VI secolo a.C. Scavi precedenti della collina hanno scoperto dozzine di tombe piene di oro, argento, gioielli, un antico carro funebre, ceramiche, una cassa d'avorio egiziano. Le comunità scientifiche, accademiche e locali mirano a fermare il progetto già approvato. Uno dei motivi principali per disegno sito srcheologico Spagnacui il comune vuole costruire sull'antico sito è la mancanza di manutenzione da parte dei proprietari e delle amministrazioni che ne dovrebbero avere cura. Dopo gli scavi nel 1999, che hanno portato alla luce tombe e tesori, il sito è diventato più accessibile ed è stato vittima di saccheggi. Secondo i piani del consiglio comunale, questo è l'aspetto che dovrebbe avere la collina nel prossimo futuro: il progetto si compone di circa 26,000 metri quadrati, dove quattro massicce torri svettano sopra la collina. Gli argomenti del comune non impressionano le comunità scientifiche e locali che protestano sostenendo che la necropoli di La Joya è forse la più importante del mondo tartessiano orientalizzante e i piani di sviluppo violano la legge sul patrimonio storico dell'Andalusia.

 

Volgendo lo sguardo all’Italia, segnaliamo due casi recenti.

Foto Navi Laguna VeneziaDopo il blocco a causa della pandemia, si protesta per il ritorno delle navi da crociera a Venezia, davanti a San Marco e lungo il canale della Giudecca. E i manifestanti hanno ragione, dal momento che risale al 12 maggio l’approvazione del decreto legge che prevede che le navi debbano attraccare in un terminal esterno alla laguna, quindi all’esterno dalle bocche di porto d’accesso alla città, destinato ad accogliere le navi oltre le 40 mila tonnellate. Ma poiché è una soluzione per la quale ci vorranno anni, c’è una soluzione intermedia e transitoria, praticabile forse già dal 2022, che prevede l’arrivo di una parte delle crociere a Porto Marghera, attraverso la bocca di porto di Malamocco e il canale dei Petroli. Ma poiché la costruzione di una nuova rotta navale, attracco e terminal turistici richiede mesi, probabilmente anni, l'attuale divieto sulle grandi navi viene revocato poiché non esiste un corso d'acqua alternativo. Una lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Mario Draghi, alle autorità regionali e locali su iniziativa di Venetian Heritage, uno dei comitati privati che finanziano restauri nella città lagunare. “Occorre uno statuto speciale”, scrivono i firmatari, “una legge che ne tuteli non solo l'integrità fisica, ma anche il tessuto urbano e la identità culturale. Chiediamo che siano preservati non solo l'immenso patrimonio artistico, ma anche la vita cittadina che a pietre e dipinti conferisce l'anima”. Star internazionali, nel frattempo, hanno lanciato un appello per salvare la città. Si teme un impatto devastante sul sito Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO, sulle sue fondamenta e sull'ambiente delicato che caratterizza la laguna. Nell’ultima stagione prima della pandemia erano state 530 le navi ad attraversare Venezia. Quest’estate, da fine giugno, sono previsti tre passaggi alla settimana. Da anni il settore crocieristico chiede alle autorità una soluzione stabile per l'accesso delle navi a Venezia ma finora, i negoziati non sono andati da nessuna parte perché le varie articolazioni di governo, locale, regionale e nazionale, non hanno trovato un accordo.

Disegno 7 Render Courtesy Milan Ingegneria Fabio Fumagalli LabicsPer quanto riguarda la città di Roma, Milan Ingegneria, con l’architetto Fabio Fumagalli,  Labics, Consilium e Croma si è aggiudicato il bando di gara lanciato da Invitalia per la ricostruzione dell’arena del Colosseo, Patrimonio del'Umanità UNESCO. Operazione programmata dal ministero della Cultura per 18,5 ml di euro. Il nuovo piano, hanno sottolineato i progettisti, sarà fruibile per l’intera superficie, apribile in diverse configurazioni gestibili da remoto e monitorate, tramite l’intelligenza artificiale, congiuntamente ai dati ambientali al fine di ottimizzare i cicli di apertura e chiusura in funzione della corretta conservazione delle strutture ipogee. Sarà impostato alla stessa quota Flavia del preesistente piano ligneo permettendo la corretta relazione in tutti i punti di contatto tra l’esistente e il nuovo: lungo il perimetro, con gli accessi dal “corridoio di servizio”, dalla Porta Triumphalis e dalla Porta Libitinaria. In acciaio inox, la struttura comprenderà anche dissuasori posti a protezione delle superfici apribili, l’illuminazione degli ambienti ipogei, l’impianto di abbattimento dei biodeteriogeni e l’impianto di raccolta e recupero delle acque meteoriche per l’alimentazione dei bagni pubblici (il Colosseo prima della pandemia accoglieva più di 20.000 persone al giorno). In altri termini sarà “estremamente leggera, hig tech e sostenibile”, oltreché “completamente reversibile” ma per l’ex direttrice del Colosseo, Rossella Rea, sarebbe stato meglio indirizzare la somma stanziata per implementare l’accessibilità ai sotterranei e per il restauro della facciata del sito archeologico. 

Video L’Arena del Colosseo : La timeline del progetto

Video L’Arena del Colosseo: Presentazione del progetto, ministero della Cultura

Su una cosa dovremmo essere tutti d’accordo: il patrimonio culturale è una risorsa inestimabile per tutta l’umanità. Se, da una parte, l’aumento del numero dei visitatori nelle città d’arte può essere letto come un segnale positivo, dall’altra non si può negare che il turismo di massa porti con sé il rischio di una progressiva omologazione nelle forme di “consumo” dei beni artistici e paesaggistici, tanto che la loro commercializzazione potrebbero alla fine prevalere sulla tutela sia delle singole opere che del contesto storico-culturale entro cui si collocano.

Negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi saggi dedicati a questi temi, con un approccio critico che pensiamo possa essere di stimolo a una più approfondita riflessione su un tema così importante per la ripresa e la resilienza del Paese.

immagine coppia libri 1Nel volume “LE PIETRE E IL POPOLO. Restituire ai cittadini l'arte e la storia delle città italiane”, lo storico dell’arte Tomaso Montanari punta il dito contro lo sfruttamento dei centri storici delle città italiane, portando all’attenzione esempi di fatti accaduti negli ultimi anni a Firenze (dove si affittano gli Uffici per sfilate di moda), Roma (dove si delira di piste da sci al Circo Massimo), Napoli (dove si progettano megaeventi mentre le chiese crollano e le biblioteche vengono razziate), l’Aquila (che giace ancora in rovina mentre i cittadini sono “deportati” nelle new town). Egli denuncia lo sfruttamento superficiale del patrimonio culturale: monumenti e opere d’arte sono ormai visti come meri strumenti per far girare l’economia e, nell’ottica imprenditoriale dell’organizzazione di Grandi Eventi, si preferisce organizzare intrattenimenti culturali di forte richiamo ma di bassa qualità piuttosto che incoraggiare la fruizione attenta e ragionata dei tanti tesori nascosti che ogni luogo ha da offrire.

Il tema dei Grandi Eventi è ripreso con nella recente pubblicazione “CONTRO LE MOSTRE” che Montanari scrive a quattro mani con Vincenzo Trione. Oggi gran parte delle energie progettuali, culturali ed economiche sembrano dirette al singolo evento, con l’obiettivo di ottenere la massima visibilità mediatica possibile e, di conseguenza, un gran numero di visitatori. “Chiamatele come preferite: mostre di cassetta, mostre bloskbuster, mostre all inclusive. Imperversano un po’ ovunque. Gli ingredienti sono sempre gli stessi. Si propongono soprattutto i maestri universalmente più noti e mediaticamente più efficaci. Da Caravaggio a Van Gogh, da Picasso a Dalì, passando dagli impressionisti, fino all’abusato Warhol. Senza dimenticare le tante mostre ‘da… a… ‘ (da Raffaello a Schiele, da Kandinskij a Pollock, da Giotto a Morandi, da Duchamp a Cattelan, per citare solo alcuni casi, ma la lista potrebbe continuare a lungo).” Queste esposizioni – sostengono i due autori – non sono più pensate come uno strumento per aiutare a conoscere in maniera approfondita e critica l’itinerario di un artista, né sono l’esito di un lungo e libero processo di ricerca. Non viene assegnata nessuna centralità al metodo adoperato dai curatori, ai criteri storiografici adottati, agli sforzi interpretativi o attributivi. “Ci si serve delle opere – non ci si mette al servizio delle opere stesse” Il risultato di tutto ciò è la trasformazione dell’esperienza storico-artistica in un lunapark tematico.

immagine coppia libri 2Su grande scala, questo fenomeno si riscontra anche in alcune città travolte ormai da tempo dal turismo di massa. “SE VENEZIA MUORE” è un saggio di Salvatore Settis dedicato alla progressiva perdita di identità della città lagunare. Viene descritto lo spopolamento del centro storico da parte dei residenti, la chiusura di negozi al dettaglio e botteghe artigiane a favore di negozietti di souvenir, il moltiplicarsi nel mondo di finte-Venezie in stile Las Vegas, con un’estetica di plastica che finirà per soppiantare perfino l’immagine mentale che ci portiamo dentro.

Il tema della tutela è il nucleo centrale di un altro saggio di Salvatore Settis, “ITALIA S.p.A. L’assalto al patrimonio culturale”, l’autore esorta ad abbandonare l’idea che l’offerta di cultura debba essere costantemente ridisegnata per attrarre pubblico mediante attività effimere e propone un’altra opzione: “la concezione dei musei come luoghi di ricerca e di educazione, che elaborino, in sintonia con altre istituzioni di ricerca, strategie di conoscenza e accesso al proprio patrimonio sia per gli specialisti, sia per il grande pubblico.” La caratteristica peculiare dell’Italia, ciò che la contraddistingue rispetto ad altre realtà, è il suo manifestarsi come museo diffuso: “da noi i musei sono incardinati nel territorio, formano un tutto unico con le città e le campagne che li circondano: fra il villaggio abitato e il museo, fra la chiesa e il paesaggio, fra la città, la campagna, la villa non c’è soluzione di continuità, ma un’unica tessitura concresciuta nel corso dei secoli. Perciò il ‘modello Italia’ prevede che il patrimonio culturale sia tutto di interesse pubblico […]. Perciò se un museo americano dovesse vendere un quadro di Tiziano non toglierebbe nulla alla storia, poniamo, della California; se lo facesse l’Accademia di Venezia, mutilerebbe la storia di quella città e dell’Italia”.

"La bellezza salverà il mondo" affermava il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij, ma probabilmente la precisazione dell'archeologo e storico dell'arte,  S.Settis, è più calzante al mondo d'oggi "La bellezza non salverà proprio nulla, se noi non salveremo la bellezza”.