contattaci2
Chiamaci: 06 441 146 25
Scrivici una e-mail
area riservatacerca
cercaarea riservata
logo rigenerazioni NEWS 800x100 trasparente

Copertina Rapporto indicatori impatto ambientale 2021Nel “Rapporto SNPA sugli indicatori di impatto dei cambiamenti climatici”, pubblicato il 30 giugno, viene dato un primo quadro conoscitivo sui fenomeni potenzialmente connessi ai cambiamenti climatici in Italia.

Per tenere sotto osservazione il fenomeno e misurare l’efficacia delle azioni di contrasto e adattamento adottate, il Sistema nazionale di protezione dell'ambiente ha individuato un primo set di 20 indicatori nazionali e 30 casi pilota regionali afferenti a 13 settori vulnerabili già individuati nell’ambito della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e dalla successiva bozza del Piano Nazionale. Si va dalle risorse idriche al patrimonio culturale, passando attraverso agricoltura e produzione alimentare, energia, pesca, salute, foreste, ecosistemi marini e terrestri, suolo e territorio, ambiente alpino/appenninico e zone costiere.

Eventi alluvionali: l’impatto sul territorio cittadino e nazionale della modifica del regime pluviometrico indotta dai cambiamenti climatici è stato già studiato da molti ricercatori. In assenza di politiche di adattamento e di mitigazione del rischio al quale beni e persone sono esposti, vi sarà un aumento del numero e conseguente aggravamento degli eventi alluvionali e di allagamento in città ,che significherebbero un inevitabile incremento dei danni e dei costi per il ripristino dei luoghi interessati dai dissesti.

La frequente occorrenza di fenomeni con precipitazioni intense, unitamente all’assetto geologico e alle caratteristiche idrologiche delle aree antropizzate ha un nesso diretto coi fenomeni alluvionali e di allagamento nelle aree urbane comportando impatti sempre più devastanti in quei settori che più sono stati trasformati nelle città. Da tale indicatore, che mette in evidenza come circa il 50% dei capoluoghi catalogati ha subito almeno 2 eventi emerge che le città più colpite siano state Genova, Catania, Milano e Roma.

L’ambiente alpino presenta evidenti tendenze alla deglaciazione. A causa dell’effetto combinato delle elevate temperature estive e della riduzione delle precipitazioni invernali, si registra una perdita costante di massa(Bilancio di massa dei ghiacciai, indicatore nazionale e caso pilota su Valle d’Aosta e Lombardia), con una media annua pari a oltre un metro di acqua equivalente (cioè lo spessore dello strato di acqua ottenuto dalla fusione del ghiaccio) dal 1995 al 2019: si va da un minimo di 19 metri di acqua equivalente per il ghiacciaio del Basòdino fra Piemonte e Svizzera al massimo di quasi 41 metri per il ghiacciaio di Caresèr, in Trentino Alto Adige.

A tali fenomeni si aggiunge una chiara tendenza al degrado del permafrost. L’analisi di due siti pilota regionali (Valle d’Aosta e Piemonte) evidenzia un riscaldamento medio di +0,15 °C ogni 10 anni con un’elevata probabilità di “degradazione completa” entro il 2040 nel sito piemontese: infatti si ha permafrost solo in presenza di temperature negative al di sotto dello strato attivo del suolo per almeno due anni consecutivi, condizione che rischia di scomparire al 2040.

Anche passando dai monti al mare la situazione mostra segnali inequivocabili: all’aumento della temperatura del mare corrisponde già una significativa variazione della distribuzione delle specie, con un aumento della pesca nei mari italiani di quelle che prediligono temperature elevate (specie di piccole dimensioni come acciuga, sardinella, triglia, mazzancolle e gambero rosa), che si stanno diffondendo sempre più a nord nei mari italiani. Penalizzate, invece, le specie di grandi dimensioni, talvolta di grande interesse commerciale, come il merluzzo, il cantaro, il branzino, lo sgombro e la palamita.

Questo fenomeno è fotografato dall’indicatore “temperatura media della catture”, calcolata anno per anno in base alle catture commerciali, cresciuta di oltre un grado negli ultimi 30 anni (un fenomeno più marcato nei mari del sud, nel Tirreno e mar Ligure rispetto all’Adriatico).

Le variazioni del livello del mare costituiscono fonte di preoccupazione per le conseguenze sulle coste: gli incrementi, dell’ordine di pochi millimetri l’anno (valori medi del trend pari a circa 2,2 mm/anno con picchi nel Mare Adriatico di circa 3 mm/anno), sono continui e appaiono ad oggi irreversibili. Particolare attenzione merita il caso di Venezia, dove è presente un fenomeno combinato di eustatismo (innalzamento del livello del mare) e subsidenza (abbassamento del livello del terreno): nel lungo periodo (1872-2019) il tasso di innalzamento del livello medio del mare si attesta sui 2,53 mm/anno, valore più che raddoppiato a 5,34 mm/anno considerando solo l’ultimo periodo (1993-2019).

Evidenze di stress idrico per le colture (mais, erba medica e vite) e le specie vegetali analizzate (ambienti naturali tipici del Friuli) si riscontrano nei casi pilota di Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia, dove la carenza continuativa di rifornimento idrico valutata in diversi mm/decennio può comportare sul lungo periodo possibili conseguenze sul ciclo di crescita e riproduttivo, e una consistente perdita produttiva con evidenti ricadute economiche. I segnali che emergono sembrano già delineare per l’Italia fattori di criticità sia per le risorse naturali che per i settori socio-economici indagati.

La redazione del documento è il risultato di un lungo e complesso lavoro coordinato da ISPRA con il supporto di numerose Agenzie regionali del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Attraverso la sistematizzazione e il popolamento di indicatori di livello nazionale e casi pilota regionali afferenti ai settori di impatto più vulnerabili ai cambiamenti climatici, il Rapporto rappresenta il primo passo verso la costruzione di un quadro conoscitivo oggettivo, attendibile e sistematico a supporto della definizione, pianificazione e implementazione delle politiche di adattamento in Italia.

Il rapporto è scaricabile al seguente link: https://www.snpambiente.it/2021/06/30/rapporto-sugli-indicatori-di-impatto-dei-cambiamenti-climatici-edizione-2021/

Per la redazione - Serena Moriondo