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Foto lavoro nero in ediliziadi Serena Moriondo

Entro la fine del 2022 adotteremo un ambizioso Piano nazionale per la lotta al sommerso, con l`obiettivo di ridurre sensibilmente – di almeno un terzo – la distanza dell`Italia rispetto alla media europea nella diffusione del fenomeno”. Lo ha dichiarato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, nel corso dell'audizione in Senato sul tema della sicurezza sul Lavoro.

In Italia il fenomeno del lavoro sommerso incide ancora in misura rilevante e ha coinvolto, nel 2018 (ultimi dati Istat), il 12,9% degli occupati, per 211 miliardi di euro e l’11,9% del PIL.  Il fenomeno è particolarmente presente in alcuni settori produttivi: nell’agricoltura quasi un quarto dell’occupazione non è regolare; nel settore delle costruzioni il tasso di irregolarità medio è del 16,3%. Il settore dell’industria in senso stretto è invece quello che presenta il tasso di irregolarità più contenuto (6,5%).

Mettiamo in chiaro una cosa: aver bisogno di un Piano nazionale per la lotta al sommerso sarà pure inevitabile, ma non è una cosa bella.

Siamo il Paese dei piani d’azione nazionali e straordinari d’intervento, che si tratti di salute e sicurezza nel lavoro; di risanamento delle periferie urbane; di inclusione per le minoranze; per la cronica mancanza di servizi socio-educativi; contro la violenza sessuale e lo stalking; contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza; di contrasto alla povertà; di lotta all’evasione fiscale e contributiva; dell’eterna lotta alla mafia; per rimediare ai danni idrogeologici, all’inquinamento ambientale e agli incendi boschivi dolosi; o, per l’appunto, per la lotta al lavoro sommerso.

Foto lavoro sommerso in agricolturaDipingono un Paese malato, che ha bisogno di aiuto, ma anche di ritrovare la forza, all'interno della società civile, per riscattarsi da questa mediocrità (a partire dalla politica). Non basterà un Piano nazionale per il rilancio e la resilienza (anche se fosse il migliore al mondo e non lo è) per diventare quel che (alcuni, ma non pochi, purtroppo) non vogliono diventare, in sostanza, migliori di quel che siamo.

Il ministro Orlando ha dichiarato “Gli incidenti aumentano quando ci sono pochi controlli, maglie larghe nella contrattualistica, una debole rappresentanza dei lavoratori.”

Non è esattamente così, ovviamente, gli incidenti aumentano perché vi sono i disonesti, perché il modello di sviluppo che impera è quello che sfrutta il lavoro e chi lo produce, un modello che fa guadagnare molto denaro a chi non rispetta l’ambiente e non tutela la salute delle persone ma persegue solo il profitto. Se non ci fossero i sindacati a battersi per sempre migliori condizioni di lavoro le cose andrebbero decisamente peggio: la recente acquisizione del DURC congruità voluto fortemente dalla Fillea – Cgil  è un buon esempio di questo impegno. Ma non basta.

I controlli, i contratti, il sindacato non sono la causa, caso mai la “pezza”, come direbbero a Roma.

Se non faremo presto qualcosa saremo condannati ad una deriva dell’esserci senza essere.