di Gaetano Sateriale
Ha ragione la Cgil, è importante che si apra un confronto con il Governo sulle politiche attive del lavoro ma non basta. Davvero il Governo pensa che la scarsa occupazione giovanile e femminile, in Italia ormai cronica da prima della crisi del 2008, dipenda dal fatto che la domanda di lavoro fatica a incontrare l’offerta e che basti “lubrificare” i centri per l’impiego per risolvere il problema? Siamo messi male, se è così! È la domanda di lavoro che va allargata in quantità e migliorata in qualità nel nostro Paese, altrimenti le competenze migliori (i giovani) continueranno ad andare a cercare lavoro all’estero. Ci vuole una politica di rilancio degli investimenti (pubblici e privati) come dice la Segretaria Scacchetti. Altrimenti gli unici posti di lavoro che si creano, come è già accaduto, sono quelli dei centri per l’impiego.
Ora però le risorse ci sono e cospicue nel PNRR. Non è possibile che il Governo tratti separatamente le due cose: spesa e investimenti per il rilancio del Paese da una parte (sganciati dalla creazione di nuovi posti di lavoro) e politiche di incontro tra domanda e offerta dall’altra. Come se il problema della disoccupazione dipendesse da un deficit formativo (e non dalla stagnazione degli investimenti e da una scarsa innovazione delle imprese e del lavoro).
E poi, diciamoci la verità, la formazione vera si fa sul luogo di lavoro, facendo convivere alte competenze scolastiche (i giovani) con alte esperienze lavorative (i lavoratori più esperti), e non nei centri di formazione professionale.
Speriamo il Governo se ne accorga in fretta.
Link: Piano-Nazionale-degli-Interventi-e-dei-Servizi-Sociali-2021-2023.pdf