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Foto la sicurezza a scuola un diritto1In Italia 460 mila bambini /bambine e ragazzi/ragazze studiano in 17mila classi con più di 25 alunni; il problema è concentrato soprattutto nelle scuole superiori, dove il 7% delle classi è in sovrannumero, con le maggiori criticità nelle regioni più popolose come la Lombardia (con 1889 classi over25), l’Emilia Romagna (1131), la Campania (1028).

Più della metà degli istituti scolastici è privo del certificato di agibilità statica (54%) e di quello di prevenzione incendi (59%); il 39% è senza collaudo statico. 35 gli episodi di crolli che si sono verificati a scuola fra settembre 2020 ed agosto 2021, circa tre al mese.
Inoltre sono 17.343, pari al 43% del totale, le scuole in zone ad elevata sismicità. 
 
Questo è il fosco quadro fotografato dal XIX Rapporto dell' “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” presentato il 22 settembre 2021 da Cittadinanzattiva e, in questo contesto, il 7 ottobre, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un documento relativo alla governance del sistema dell'edilizia scolastica. 
Per anni, si legge nel documento, questo tema è stato affrontato con un approccio improntato preminentemente alla soluzione dei problemi di natura più contingente: costruzione di nuovi edifici, recupero funzionale degli edifici esistente e manutenzione ordinaria degli stessi. Con la Legge quadro 23/96 si è inteso sistematizzare con organicità la materia con la finalità di assicurare alle strutture scolastiche “uno sviluppo qualitativo e una collocazione sul territorio adeguati alla costante evoluzione delle dinamiche formative, culturali, economiche e sociali”.
Le Regioni sostengono che il sempre più frequente e ordinario ricorso da parte dei Ministeri interessati a procedure di tipo “straordinario”, abbia di fatto determinato un superamento del quadro organico definito dalla L. 23/96 e svilito il ruolo istituzionale delle Regioni a cui le norme di decentramento amministrativo e di riforma costituzionale attribuiscono il governo del sistema territoriale dell’istruzione. In sostanza affermano che "le Regioni sono state relegate, in questi anni, a mere esecutrici periferiche di linee programmatiche dettate dal Ministero dell’Istruzione".
 
Tutto realisticamente vero ma le regioni e gli enti locali non sono esenti da responsabilità. Ad esempio: del Sistema Nazionale dell’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (SNAES) - che deve essere alimentato dalle Anagrafi regionali che a loro volta devono essere implementate dai Comuni - non si conoscono ancora né i tempi effettivi di avvio della nuova Anagrafe né le condizioni per accedervi. La nuova Anagrafe è in ritardo e ciò può compromettere l’individuazione delle priorità in relazione alla programmazione degli interventi ed alla presentazione dei progetti relativi al PNRR, oltre che a quelli ordinari del piano triennale, con il rischio che si ricorra a vecchi progetti. Inoltre, la non obbligatorietà rispetto al censimento nell’Anagrafe degli asili nido rappresenta una scelta incomprensibile sia rispetto al fatto che tali servizi sono ormai parte integrante del sistema scolastico, sia in relazione ai cospicui interventi previsti dal PNRR sulle nuove strutture e su quelle da recupere, da adibire ad asili nido e servizi per la prima infanzia. O ancora: l’assenza o la carenza da parte degli enti locali di manutenzione straordinaria e ordinaria in edifici, la cui età media si aggira sui 53 anni, per mancanza di fondi o ai limiti imposti dal patto di stabilità (quando c’erano) ma, più in generale,  a causa della scarsa considerazione riservata al sistema scolastico.
 
Foto diritto alla studioOggi, grazie al PNRR abbiamo la possibilità come mai in passato di contribuire in modo decisivo anche se non risolutivo sull’ammodernamento e la messa in sicurezza dell’edilizia scolastica ma l’impossibilità di conoscere i progetti previsti dal PNRR in materia di edilizia scolastica e servizi per la prima infanzia, i criteri con cui verranno selezionati con l’impossibilità di seguirne l’evoluzione garantendo un monitoraggio “aperto”, per ora non previsto; l’incertezza legata al sistema di governance di tali progetti e finanziamenti, soprattutto in alcune zone del nostre Paese; rimagono delle criticità da superare.
 
Ma investire nella scuola significa anche ripensare le scuole e gli spazi di apprendimento e di benessere. A tal proposito particolarmente istruttivo è il video su youtube del professore Matteo Saudino:  La scuola non serve a niente.
 
 
 
Per la Redazione - Serena Moriondo