di Gaetano Sateriale
I dati Inail purtroppo sono chiari e inequivocabili: nei primi 8 mesi del 2021 sono morte sul lavoro 3 persone al giorno. È un dato inaccettabile. La ripresa economica non può farci abbassare l’attenzione sulla sicurezza e pensare che gli incidenti sul lavoro siano una conseguenza inevitabile della crescita. Anzi, è vero il contrario. Il nostro Paese ha bisogno di avviare un modello di sviluppo diverso dal passato: più attento alle esigenze dell’ambiente da un lato, della dignità del lavoro dall’altro. Tutela dell’ambiente significa riduzione delle emissioni, energia rinnovabile, riciclo dei rifiuti, riduzione dei rischi idrogeologici, piantumazione, manutenzione. Difendere la dignità significa lavoro stabile, di qualità, con orari e retribuzioni secondo i contratti e diritti sindacali pieni.
Non sono esigenze di parte, sono obiettivi contenuti nell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta da 193 Paesi e ripresi in parte anche dal recente G20.
Ma le morti sul lavoro sono un’emergenza e non è possibile affidarne la riduzione a politiche di lungo periodo. Per questo il sindacato unitario degli edili (un incidente mortale ogni 3 accade nell’industria edile) ha indetto una manifestazione nazionale a Roma il 13 novembre. Perché è necessario intervenire subito per aumentare la salute e la sicurezza: con leggi più rigide di controllo e verifica delle caratteristiche delle imprese (specie quelle in appalto e subappalto) in modo da condizionare il mercato al rispetto delle norme e non solo alle dinamiche dei costi; e con un maggiore controllo sulle condizioni lavorative e il rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il Governo si sta muovendo nella direzione giusta, come nelle dichiarazioni di Draghi e con il Protocollo fra sindacati e Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, ma è necessario che gli impegni producano fatti. E che le condizioni di lavoro non siano affidate al solo controllo esterno degli ispettori (che va comunque rafforzato). È necessario un rinnovato protagonismo sindacale fatto di contratti nazionali e territoriali che affrontino con forza il tema e di una presenza di delegati competenti e “autorizzati” per contratto a verificare in ogni luogo di lavoro se vengono rispettate le norme e ridotti i rischi.
Ma la questione è più ampia del settore edile ed è tutt’uno con la ulteriore e dilagante precarizzazione del lavoro giovanile (e degli immigrati) che si sta diffondendo progressivamente in agricoltura, commercio, distribuzione, logistica. Per questo è necessario che ci sia un impegno del sindacato confederale. Che si formino e si creino “delegati alla sicurezza” nei quartieri che siano in grado di intervenire, verificare e denunciare il non rispetto delle regole sia dal punto di vista dei lavoratori che dei cittadini.