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disegno bilancio partecipatookdi Serena Moriondo

Giorgio Gaber recitava “Sul vocabolario c'è scritto che democrazia, è parola che deriva dal greco, e significa “potere al popolo”. L'espressione è poetica e suggestiva. ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c'è scritto” (Democrazia in prosa, dall’album "Un'idiozia conquistata a fatica").

In fondo è un po’ così, viviamo in una democrazia che rischia di trasformarsi in democraticismo, un’ostentazione dei principi democratici e di falso attaccamento alla democrazia.

Non si spiegherebbe, diversamente, perché siamo di fronte ad una manovra di finanza pubblica, che prevede per il 2022 misure per 37 miliardi (coperture per 13,8 miliardi, con un maggior deficit di 23,2 miliardi), il cui ritardo nella presentazione in Parlamento limiterà, di molto, la discussione alle Camere e con un confronto con le parti sociali che sembra abbandonare definitivamente lo storico modello della contrattazione/concertazione per sposare quello, di stampo europeo, del dialogo sociale sempre più ridimensionato e basato su informazioni condivise anzichè su un vero e proprio negoziato, nonostante sia evidente che parte della manovra sia destinata a importanti riforme strutturali.

Nel merito della manovra, la riduzione della pressione fiscale ha trovato, finora, un consenso generale delle forze politiche ma non è chiaro quale sarà l’impatto finanziario sui servizi pubblici. Pensiamo, ad esempio, alla riduzione dell’IRAP (l'imposta regionale sulle attività produttive), sul finanziamento della sanità.  Da non dimenticare che negli ultimi 20 anni, l’IRES (l’imposta sui profitti delle imprese) è calata dal 37% al 24% e a questa riduzione vanno aggiunti i moltissimi sgravi fiscali per le assunzioni, l’innovazione della strumentazione tecnologica, ecc. Nonostante ciò non vi è stata una altrettanto auspicabile crescita degli investimenti privati né per ridurre la precarietà occupazionale né per migliorare la qualità delle imprese italiane, dimostrando che i vantaggi per le imprese garantiti dallo Stato si sono tradotti per lo più in maggiori profitti per pochi. Non a caso i sindacati chiedono che gli 8 miliardi vengano destinati a favore delle classi sociali con redditi medio-bassi e, in particolare, con la fascia di reddito fino a 15mila euro. Si può quindi considerare la manovra espansiva ed equilibrata per tutti? 

disegno democraziaDalle proiezioni economiche di settembre (NADEF) si evidenziava che le risorse destinate alle imprese (oltre 8 miliardi) dovrebbero permettere di migliorare gli investimenti in macchinari del 6,6% entro il 2022, del 10,6% i mezzi di trasporto e del 6% le costruzioni. Si tratterebbe, quindi, di interventi pubblici volti a favorire tassi di crescita significativi nel settore privato, ma quale è il vero apporto in termini di specializzazione produttiva del sistema industriale italiano tanto più che, per essere sostenibili e competitivi, dovremmo procedere celermente verso una transizione ecologica e digitale?

All’interno della manovra ci sono importanti investimenti nell’edilizia e, in particolare, per l’efficientamento energetico e l’adeguamento antisismico, ma che bisogno c’era di dare ulteriori incentivi per acquisto di mobili ed elettrodomestici che, ovviamente sottendono un orientamento della domanda verso la sostituzione con nuovi prodotti ma con il rischio di non sostenere l’utilizzo di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo?

Vi sono poi ritardi importanti in tema di ammortizzatori sociali e pensioni ma, soprattutto, siamo ancora fermi all’ennesimo avvio di un percorso per la "progressiva" introduzione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali in settori come la non autosufficienza (nel quale, da anni, attendiamo l'approvazione di una legge ad hoc), i servizi educativi per l’infanzia,  il trasporto scolastico per studenti con disabilità. Gli stessi impegni, presi con il Patto per l’istruzione siglato tra Sindacati e Governo, sono stati disattesi, nessun segnale di svolta è stato dato nelle politiche per la scuola pubblica. 

La legge di bilancio si raccorda inevitabilmente con il PNRR e gli interventi previsti dal piano. Ma come per il DDL di Bilancio così anche per il Piano si registra un ritardo. Seppur considerata positiva l’apertura del tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale sul Piano, i Sindacati fanno notare che sono trascorsi ben cinque mesi e ancora stanno aspettando la definizione del Protocollo nazionale, previsto dalla Legge 108, per la partecipazione delle parti sociali alle scelte sugli investimenti del PNRR.

La qual cosa è assai singolare dato che - secondo quanto riportato dalla relazione sul monitoraggio del PNRR presentata il 23/09/2021 a cura del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’Economia e delle Finanze -  le prime misure da attuare previste dal PNRR a quella data erano già 51, distinte tra riforme (24) ed investimenti (27).

Infine, tra gli obiettivi del Piano vi è anche quello di colmare le disuguaglianze territoriali sia a livello di servizi offerti ai cittadini che di infrastrutture. Per questo motivo, una parte consistente delle risorse dovrà essere gestita dagli enti locali e, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (che ha stimato un importo tra i 66 e i 71 miliardi di euro) le amministrazioni locali potrebbero non avere le strutture adeguate per gestire una così ingente mole di fondi. Il caso della Sicilia che si è vista rigettare 31 progetti dal ministero dell’agricoltura perché inadeguati è esemplificativo, ma non l’unico. Un motivo in più per realizzare un confronto serio con le parti sociali.

Insomma, l’impressione complessiva che se ne trae è che l’estremo bisogno di mostrarci all’Europa con una buona reputazione, che ci è stata garantita dall’aver come guida una persona autorevole come Mario Draghi, ci renda, tuttavia, oramai incapaci di giudicare la sostanza delle cose e di comprendere che “un solo uomo al comando” non è mai la soluzione migliore (soprattutto se è sempre e solo di genere maschile).

Link: Audizione-UPB-su-fed_fisc-e-PNRR.pdf

Link: Tabella_risorse_PNRR_EELL.pdf