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DISEGNO COLOMBA CLAUDIO MELLANAIl grido di dolore di Chomsky: "Fermiamoci sull’orlo del baratro"

Vi segnaliamo l'articolo di particolare interesse dell'editorialista del Corriere della Sera Massimo Nava.   

"Eterno Chomsky. A 93 anni, il più instancabile e feroce critico dei poteri mediatici e dei guasti del capitalismo, il guru della sinistra americana, l’accusatore radicale della politica militare degli Stati Uniti, tanto da guadagnarsi l’accusa di antiamericanismo, scende in campo per far riflettere sul conflitto in Ucraina. Ma ancora una volta riesce a sorprendere, anzichè provocare. E per questo, una delle sue ultime interviste è interessante.

Il giudizio sulla guerra di Putin è netto : «Un genio del male non avrebbe potuto immaginare una situazione più terrificante. L’invasione russa è un crimine di guerra della massima gravità che non può essere giustificato o minimizzato». Ma l’intellettuale americano lancia anche un grido di dolore, un drammatico invito a fermarsi sull’orlo del baratro. In gioco non c’è solo l’Ucraina, ma la specie umana. Chomsky ribadisce ovviamente critiche già espresse a suo tempo a proposito dell’invasione americana dell’Iraq, che considerò «un crimine di guerra», esattamente come l’invasione di Hitler della Polonia e appunto l’invasione dell’Ucraina. Ma ribadisce che nulla deve essere giustificato. La cosa più importante è capire: «In breve, la crisi bolle da 25 anni, con gli Stati Uniti che liquidano con disprezzo le preoccupazioni di sicurezza della Russia, soprattutto sulle linee rosse chiaramente identificate: Georgia e, soprattutto, Ucraina. Abbiamo quindi tutte le ragioni per credere che il conflitto avrebbe potuto essere evitato fino all’ultimo minuto». «Non c’è niente da dire sui tentativi di Putin di giustificare la sua aggressione con la legge. Le sue giustificazioni sono nulle. Se è vero che gli Stati Uniti e i loro alleati si sonno fatti beffe del diritto internazionale senza battere ciglio, questo non pregiudica i crimini di Putin».

Foto Noam Chomsky 1Il grande linguista invita l’Occidente a fermarsi sull’orlo del baratro, dando assoluta priorità alla diplomazia, persino se questo dovesse risolversi «in un risultato inglorioso che premierebbe piuttosto che punire Putin — per evitare l’alta probabilità di una guerra totale». Questa ipotesi sarebbe, ci ricorda, «una condanna a morte per la specie», senza alcun vincitore. «Le dichiarazioni perentorie sulla psicologia di Putin abbondano. Si dice spesso che sia in preda a un delirio paranoico, che agisca da solo, circondato da cortigiani inchinati davanti a lui. Ma forse si possono considerare altre ipotesi. Forse Putin intendeva fare davvero quello che lui e i suoi sostenitori dicono da anni».

Chomsky ribadisce quindi i rischi che rappresentava l’allargamento dell’Alleanza atlantica ai Paesi dell’Est e agli ex Paesi membri dell’Urss. Si ricordano le memorie di William Perry, segretario alla difesa di Bill Clinton tra il 1993 e il 1997, il quale sostenne che l’espansione della Nato è stata la causa della «rottura delle relazioni con la Russia» e lo storico John Mearsheimer, il quale, dopo l’annessione russa della Crimea, nel 2014, ha sostenuto sulla rivista Foreign Affairs e sull’Economist che «la radice del problema è l’allargamento della Nato, un elemento centrale di una strategia più ampia per rimuovere l’Ucraina dall’orbita russa». «Se vogliamo rispondere a questa tragedia in modo tale da poter aiutare le vittime ed evitare disastri ancora più grandi, dobbiamo sapere il più possibile sugli errori commessi e su come il corso degli eventi avrebbe potuto essere modificato».

Secondo Chomsky, le opzioni non sono molto promettenti. Resta la speranza di ottenere risultati non troppo lontani da quelli che probabilmente erano raggiungibili solo pochi giorni fa: la neutralità dell’Ucraina sul modello dell’Austria, accompagnata da una federalizzazione del Paese ispirata a Minsk II (gli accordi firmati a Minsk nel 2015 per porre fine alla guerra nel Donbass). Lo studioso si spinge a sostenere la necessità di offrire a Putin una via d’uscita, «altrimenti le ripercussioni saranno molto più terribili per l’Ucraina e per il resto del mondo». All’obiezione che tutto questo sia molto lontano da un’idea di giustizia e dall’etica, Chomsky risponde : «Ma quando mai la giustizia ha prevalso negli affari internazionali? Che ci piaccia o no, ora abbiamo una scelta tra un risultato inglorioso — che premierebbe piuttosto che punire Putin per questa aggressione — e l’alta probabilità di una guerra totale. Si può essere tentati di spingere l’orso in un angolo, dove però lotterà con l’energia della disperazione. Ma non sarebbe saggio. Allo stesso tempo, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per fornire un’assistenza significativa a coloro che stanno valorosamente difendendo la loro patria contro crudeli aggressori, a coloro che stanno fuggendo dagli orrori, e alle migliaia di russi coraggiosi che si oppongono pubblicamente ai crimini del loro Stato a loro rischio, e che stanno dando una lezione a tutti noi».

Chomsky ricorda anche tutto ciò che in questo momento drammatico appare dimenticato o oscurato. «Dobbiamo cercare modi per aiutare una categoria molto più ampia di vittime: tutta la vita sulla Terra. Questa invasione arriva in un momento in cui tutte le grandi potenze — e tutti noi — hanno bisogno di lavorare insieme per combattere il flagello della distruzione ambientale, che è già spaventoso e sarà molto peggio se non si fanno presto grandi sforzi. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha appena pubblicato il suo ultimo rapporto di valutazione, il più allarmante fino ad oggi, che ci ricorda ancora una volta che stiamo andando verso il disastro. Eppure le misure necessarie sono bloccate o addirittura insabbiate in un momento in cui le risorse vitali vengono utilizzate per la distruzione e il mondo è pronto a fare un uso crescente dei combustibili fossili, compreso il più pericoloso e abbondante di tutti, il carbone. Un genio del male non avrebbe potuto immaginare una congiuntura più terrificante. Non può essere ignorato. Ogni minuto conta».

Chomsky dubita anche dell’efficacia delle sanzioni, poiché potrebbero «aumentare la dipendenza della Russia dalla Cina. La Russia è una cleptocrazia petrolifera. Non è chiaro se il suo sistema finanziario possa sopportare un’offensiva su larga scala sotto forma di sanzioni o altro. Questa è una ragione in più per offrirle una via d’uscita. È difficile prevedere dove cadranno le ceneri — e potrebbe non essere una semplice metafora. Finora, la Cina ha mantenuto la calma e probabilmente continuerà il suo ambizioso programma di integrazione economica di gran parte del mondo nella sua fiorente rete globale, mentre guarda i suoi concorrenti distruggersi. Come detto prima, lo scontro è una condanna a morte per la specie — non ci sarà un vincitore. Siamo a un punto di svolta nella storia dell’umanità. Non può essere negato. Non può essere ignorato».

Per la Redazione - Serena Moriondo