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di Serena Moriondo

La sanità sta diventando sempre meno pubblica, questo è un dato di fatto non un’opinione personale.

Basta leggere, contestualmente, la situazione critica delle Liste di attesa per prestazioni ambulatoriali, screening e ricovero ospedalierio delle Aziende sanitarie e il "2° Reporting System " sui fondi sanitari pubblicato a ottobre 2021 dal ministero della Salute. Vi è un incremento in tutte e due e, seppre gli esiti siano molto diversi, hanno una cosa in comune: mostrano la mancanza di una copertura universale della tutela della salute.

Non a caso tutti i fondi, sia quelli integrativi (tipologia A), sia quelli degli enti, casse e società di mutuo soccorso (tipologia B), sono in crescita; il giro d’affari va oltre i 3 mld, di cui 925 milioni di euro per attività integrative al SSN, a favore di più di 14 milioni di iscritti; i fondi sanitari esclusivamente integrativi rispetto al SSN (A) hanno dichiarato di aver erogato, nell’anno 2019, prestazioni per un totale di più di 2 milioni di euro a favore di circa 38mila iscritti.

E se è sempre meno pubblica non è più considerata un diritto fondamentale perché, dovendosi rivolgere al privato, c’è chi potrà garantirsi prevenzione e cure e chi no, con evidenti conseguenze sullo stato di salute della popolazione, soprattutto quella più svantaggiata, e dell’ambiente.

A mettere in discussione il diritto alla salute, riconosciuto dalla Costituzione nel 1948, sono le scelte sempre più sfacciatamente orientate verso la privatizzazione del sistema sanitario, un giro di denaro di miliardi, assunte successivamente l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, nel lontano 1978.

Chi rema contro? Un esempio è la convenzione stipulata dalla ministra dell’Interno, Lamorgese per i 17.000 dipendenti del ministero (personale civile in servizio presso gli uffici centrali e le prefetture presenti in tutti i capoluoghi di provincia) con il gruppo privato San Donato che fornirà loro servizi sostitutivi ma con il 15% di sconto su tutte le prestazioni ambulatoriali, diagnostiche e di ricovero, erogate dai 19 ospedali del Gruppo San Donato e da tutte le strutture ambulatoriali (con le sue 56 strutture, 7.723 medici e 4,7 ml di pazienti all’anno, fatturato di oltre 1 miliardo e mezzo, ha chiuso il 2020 con una perdita consolidata di 62 milioni, costituisce il primo gruppo ospedaliero privato italiano, convenzionato con i principali Fondi Sanitari e Assicurazioni. Il Presidente della holding San Donato è Angelino Alfano. Per saperne di più cliccare qui).

La convenzione prevede una linea di comunicazione dedicata in grado di garantire, si legge in una nota del gruppo, "servizi veloci e personalizzati".

Una convenzione concepita per curare dipendenti pubblici non nel pubblico ma nel privato, non può essere a favore del pubblico ma, al contrario, dimostra - nel dirottare risorse pubbliche altrove - perlomeno scarsa fiducia nel SSN. Quindi in sostanza lo Stato, in cambio di uno sconto, fa una convenzione con il privato contro sé stesso. “Se tutti i ministeri attraverso il welfare aziendale ormai contrattualizzato – come ci ricorda il Prof. I. Cavicchi - bypasseranno la sanità pubblica, alla sanità pubblica, questione di tempo, non resta che la riserva indiana”.

Concludo con due riflessioni:

  • ha ragione De Luca, il Presidente della regione Campania,  indubbiamente il più caratteristico e inusuale tra i governatori. a rifiutarsi di dare la propria adesione alla proposta di intesa in Conferenza Stato-Regioni sul DM 71 scegliendo di denunciare ciò che tutte le regioni sanno molto bene ma che non hanno il coraggio di sostenere fino in fondo, proprio ora che la pandemia non è affatto debellata e si stanno stanziando le risorse di bilancio. Creare, con i 20 miliardi provenienti dal PNRR (ne abbiamo parlato su questo sito nell’articolo “Quale futuro per il SSN?” del 1°aprile), nuovi ospedali e case di comunità senza programmare un piano di assunzioni e i necessari fondi per il personale e per la gestione delle nuove strutture, sia ospedaliere che territoriali, è una gravissima responsabilità, non solo del Governo in carica;
  • ha torto il ministro Speranza quando  - di fronte al fatto che dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale 8.000 medici per dimissioni volontarie e scadenza del contratto a tempo determinato e 12.645 per pensionamenti, decessi e invalidità al 100% - per evitare la débâcle del sistema, invece di procedere alla rapida stabilizzazione del precariato, alla messa a punto di un piano assunzionale straordinario e di una dotazione finanziaria adeguata oltre agli indispensabili cambiamenti nella formazione universitaria, propone un rafforzamento dell’utilizzo straordinario degli specializzandi, strumento impiegato durante il periodo più acuto dell'emergenza sanitaria da Covid-19.

Come dice la canzone di Daniele Silvestri “più in basso di così c’è solo da scavare”.

Link 2° Reporting System: C_17_pubblicazioni_3215_allegato.pdf