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Foto 1 giornata giugnodi Gaetano Sateriale 

 Il 7 giugno, al Centro Congressi Frentani a Roma, si è tenuta la prima giornata delle celebrazioni dei “136 anni di battaglie” della Fillea Cgil. È stato un momento a carattere seminariale molto ricco sul tema della “Nuova forma della città”. Nei link YouTube che riportiamo si posso riascoltare le 3 sezioni del seminario: “Partecipazione e conflitto: organizzare i bisogni”; “10 proposte per la città dei 15 minuti”; “La città della solidarietà e della giustizia”: VIDEO PRIMA PARTEVIDEO SECONDA PARTEVIDEO TERZA PARTE

Come Associazione Nuove Ri-Generazioni abbiamo aperto i lavori, dopo una pregevole presentazione con taglio storico-identitario fatta dalla Fillea, con l’esposizione di un percorso negoziale dal basso che, partendo dai nuovi bisogni dei cittadini, cerca di individuare nuove modalità di gestione dei principali servizi sociali: sanità, assistenza, casa, scuola, trasporti, ecc., per migliorare le condizioni e il benessere delle persone e del territorio in una logica di prossimità. In un’idea del “quartiere autosufficiente”, piuttosto che non della città o dell’area metropolitana sufficiente.

L’idea, in estrema sintesi è che per rispondere alle diverse crisi con cui conviviamo da tempo e a quelle che si profilano all’orizzonte (climatica, sociale, economica, bellica, alimentare, demografica, migratoria, sanitaria, ecc) si debba cambiare in fretta il “modello di sviluppo” globale che abbiamo conosciuto finora (dominato dalla finanza e dai “beni di consumo durevole”), perché produce ricchezza per pochi e moltiplica le diseguaglianze sia nei paesi poveri che nel mondo sviluppato. Non c’è una ricetta unica su cui tentare questa riconversione economica, sociale ed ambientale, ma l’Agenda Onu 2030 (con i suoi goal e i suoi target)  contiene tutti gli indirizzi utili, anzi indispensabili per farlo. Così le Encicliche di Papa Francesco che legano indissolubilmente il benessere ambientale del pianeta a quello sociale.

Il problema è chi avvia questo processo di innovazione a 360 gradi? Dove lo si fa e come? A che scopo? E quando? Nell’introduzione al seminario, abbiamo provato a rispondere a queste domande con qualche indicazione di massima. Primo: se non avviano questo percorso le forze sociali a partire dai bisogni concreti della gente, difficilmente lo faranno la politica e le istituzioni che faticano ad andare oltre gli slogan e le opzioni di indirizzo, sempre più rivolte a se stesse che non ai problemi della collettività. Secondo: se si deve partire dai bisogni (vecchi e nuovi) delle persone e delle comunità, non si può che partire dalle città e dai territori, dove le persone vivono le tante difficoltà del presente. Essendo noi un’Associazione di derivazione sindacale, l’unica via che ci sembra realistica è quella della concertazione-contrattazione territoriale multilivello: individuazione partecipata e condivisa delle richieste e avvio di tavoli istituzionali di confronto con le amministrazioni di governo, a partire dal basso, dove vivono le comunità e le esigenze sono più concretamente percepibili. Terzo: l’obiettivo strategico per noi è quello di creare nuovo lavoro e di impiegare le nuove competenze nell’attivazione di servizi più utili ad accrescere il benessere delle persone e del territorio (i 2 Welfare). Senza la creazione di nuovo lavoro di qualità, la transizione da molti evocata non riuscirà a ridurre le diseguaglianze crescenti.  Quarto: non c’è molto tempo per avviare questi nuovi percorsi. È indispensabile intervenire in questi mesi di realizzazione del PNRR per evitare che quelle importanti risorse vengano impiegate (come ormai è abitudine) per scopi diversi da quelli prefissi. Se questo è il rischio, è necessario certo concordare politiche nazionali di riferimento con il Governo, ma non è sufficiente senza una presenza attiva del sindacato a livello territoriale. Su questo ci stiamo muovendo come Associazione nazionale, con le articolazioni territoriali che nel frattempo si sono costituite: Umbria, Treviso, Liguria e Lazio.

Questo scenario disegna un’innovazione necessaria anche per il sindacato confederale italiano? E in che direzione? Non spetta a noi dare la risposta a queste domande, se non richiamando la famosa indagine dell’ILO sul sindacato nel mondo, che avverte essere possibili per i sindacati solo due strade nel percorso di trasformazione economico, sociale e ambientale in atto: o l’innovazione o la loro progressiva marginalizzazione.

Le tavole rotonde che si sono susseguite nella giornata del 7 hanno fornito molte integrazioni e indicazioni utili rispetto a questo scenario e testimoniato in diretta due importanti realtà. La prima è la conferma che i temi che abbiamo proposto vivono anche fuori di noi, nel mondo delle organizzazioni sociali, culturali, ambientali, laiche e religiose. La seconda è che molte strutture sindacali confederali, nei territori regionali e metropolitani (sia al Nord che al Sud), stanno già operando in questa direzione. Come Associazione Nuove Ri-Generazioni siamo a disposizione di quanti ci chiedano un supporto (analitico, metodologico, formativo), nella speranza - come qualcuno ha esplicitamente sollecitato - che la nostra Associazione  diventi patrimonio comune dell’intera Confederazione (e non solo della Fillea e dello Spi).

Un grazie sentito a tutti coloro che con la loro partecipazione al seminario hanno arricchito la nostra idea di “Nova forma urbis”.