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Foto matteo paganelli 5XJarqlwvPA unsplash

di Serena Moriondo

Ius Soli, DDL Zan, Ius Scholae, Fine Vita, ....nell'Italia del XXI secolo i diritti civili fanno fatica a vedere la luce. Qualche acuto osservatore ha fatto notare che tra la fine della legislatura che si avvicina e l'ostruzionismo di molti partiti, la speranza che sui diritti civili si possa concretizzare qualcosa è flebile.

Marco Marzano, Professore ordinario di Sociologia all'Università di Bergamo, è andato oltre nella sua analisi scrivendo per MicroMega un interessante articolo nel quale ha sostenuto che il 2021 è stato l’ennesimo anno nero, segnato soprattutto da due eventi, entrambi riguardanti la Chiesa Cattolica e il suo rapporto con lo Stato e i cittadini italiani.

Il primo di tali eventi è consistito nella clamorosa decisione della Santa Sede di far recapitare all’ambasciata italiana presso il Vaticano, nel giugno del 2021, una “Nota verbale” riguardante il DDL Zan, il disegno di legge sull’omofobia e la transfobia allora in discussione in Parlamento. Il DDL avrebbe, secondo le autorità vaticane, rappresentato una violazione del Concordato, dal momento che avrebbe attentato seriamente alle libertà e ai diritti riconosciuti da quest’ultimo alla Chiesa Cattolica, in particolare quelli di espressione e di manifestazione del proprio pensiero malgrado l’articolo 4 dello stesso DDL avesse chiarito che “ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

Foto Sharon McCutcheonSul piano della tattica politica, possiamo dire che un intervento così radicale e senza precedenti su un provvedimento ancora in discussione alle Camere è stato probabilmente deciso anche in ragione della percepita debolezza dello Stato e dei partiti politici italiani. Un ragionamento che si è dimostrato pienamente vincente tant'è che il DDL Zan non ha ancora visto la luce. Il testo contro la omotransfobia è stato ripresentato tale e quale allo scadere dei sei mesi di stop previsti in seguito alla bocciatura ma ad oggi appare complicato che il Parlamento possa approvare una legge contro i crimini d’odio entro il 2023.

Il sociologo si è domandato "perchè la Chiesa, che ha nel tempo mutato il suo giudizio su molte questioni (ad esempio sulla democrazia o sulla pena di morte), non può attenuare la condanna dell’omosessualità come comportamento “intrinsecamente disordinato” e naturalmente peccaminoso?" La risposta è alquanto articolata ma il succo è che a fronte del fatto che "moltissimi preti e seminaristi cattolici sono omosessuali e tantissimi tra loro hanno vissuto con grande disagio, in gioventù, la scoperta del proprio orientamento sessuale" qualora i valori sociali mutassero e l’omosessualità esplicita diventasse un’opzione come le altre, se ai gay venisse riconosciuto il pieno diritto ad avere una vita affettiva e a non nascondere le proprie relazioni amorose, l’intero impianto istituzionale centrato sulla castità su cui si fonda la Chiesa verrebbe clamorosamente meno, la casta clericale si assottiglierebbe paurosamente.

Ciò detto, la principale responsabilità della mancata approvazione è riconducibile alla cultura che caratterizza i partiti politici italiani: nella strenua opposizione del centrodestra (di governo, come la Lega, e di opposizione, come Fratelli d’Italia), sia per le contraddizioni insite nella ex coalizione giallorossa (Pd-Movimento 5 Stelle-Liberi e Uguali), sia per i distinguo e le obiezioni di coscienza su questi temi, dei centristi (Italia Viva, Cambiamo!) sia perché, sui temi dei diritti civili, il governo Draghi non ha voluto prendere esplicitamente posizione e, tantomeno, usare la fiducia.

Il secondo evento del 2021 sul fronte dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa è la mancata istituzione di una commissione di indagine sui reati sessuali commessi dal clero cattolico. Su questo terreno l’Italia è ormai drammaticamente isolata dal resto del mondo: siamo infatti rimasti, probabilmente con la Spagna, il solo grande Paese cattolico europeo e occidentale a non aver istituito un simile organismo. Lo hanno fatto tutti gli altri: i tedeschi, gli americani, gli irlandesi e infine anche i francesi.Talvolta l’iniziativa di istituire una commissione di indagine su questo tema è stata presa dagli enti pubblici, più spesso è stata assunta dalla stessa Chiesa Cattolica, col desiderio di far piena luce sui crimini sessuali compiuti. In ogni caso, tali commissioni sono state formate da esperti scientificamente qualificati, lasciati liberi di agire in modo totalmente indipendente dai dettami delle istituzioni che li hanno incaricati. Lo scopo del lavoro delle commissioni è non solo quello di raccogliere dei dati in modo sistematico e di ottenere a questo fine la collaborazione delle diocesi ma anche quello di sollecitare l’emersione di nuovi casi e di ascoltare le vittime. "Molto raramente - ci ricorda  Marco Marzano - le testimonianze degli abusi si trasformano in denunce penali, dato che il tempo trascorso dalla commissione degli abusi supera molto spesso quello sufficiente a generare la prescrizione del reato." I vantaggi che derivano dall’azione di queste commissioni sono comunque molto importanti e  "riguardano direttamente l’esistenza delle vittime (che possono essere fruttuosamente indirizzate verso un percorso terapeutico) e costituiscono un atto di giustizia" e soprattutto sanciscono in modo evidente la volontà della Chiesa o dello Stato di riparare i torti subiti da tante persone e di impedire che simili crimini continuino a essere commessi in futuro.

In conclusione, un passo verso la conquista dei diritti civili gioverebbe alla qualità della vita democratica e alla fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni laiche della nostra Repubblica