di Serena Moriondo
Il settore del commercio, soprattutto per i beni di prima necessità, oltre a indurci all'acquisto, (il più delle volte in modo compulsivo) e a orientare i nostri consumi (non sempre in modo appropriato), sarà in grado di aiutarci a migliorare i nostri stili di vita e a ridurre gli sprechi?
La domanda è scomoda ma pertinente ed è di estrema attualità dato che in Italia solo lo spreco alimentare conta 7 miliardi di euro buttati nei rifiuti, una cifra che corrisponde allo sperpero annuo di 1.866.000 tonnellate di cibo, in aumento del 15% rispetto alla fase acuta della pandemia. Tra le cause che stanno alla base dello spreco alimentare: per il 47% il prodotto scaduto/deteriorato e nel 45% dei casi l'acquisto eccessivo di cibo.
Tra i provvedimenti che si possono adottare per aiutare le persone a mettere in pratica comportamenti virtuosi nella lotta allo spreco di cibo, vi è senz'altro un’educazione mirata nelle scuole, ma può anche essere utile mostrare gli effetti negativi che lo spreco alimentare ha sull’ambiente e sull’economia. Tra i consumatori vi è anche la convinzione che potrebbe essere di aiuto migliorare le etichette sulle modalità di consumo.
Attarverso interessanti riflessioni che emergono dalla lettura di vari studi e indagini mettiamo a fuoco i fenomeni di consumo e la loro evoluzione attraverso il “Barometro sostenibilità”; l'esposizione di buone pratiche di livello internazionale che ci offrono spunti replicabili per ridurre gli sprechi alimentari ed educare ad un approccio al consumo più sano e sostenibile; come aziende e marchi abbiano a disposizione diverse tecnologie e vari canali di vendita utilizzabili come punti di contatto con il consumatore; cosa, infine, rappresenti il principio europeo “doing more and better with less".
Link: RIEDUCARCI_AD_UN_CONSUMO_SOSTENIBILE_-_Moriondo_5092022-min.pdf