di Serena Moriondo
La regione Veneto ha deciso che le centrali idroelettriche diventeranno di proprietà regionale, a costo zero, alla scadenza della concessione. Le nuove gare per la gestione saranno indette dalla Regione e non dallo Stato, e gli importi dei canoni saranno decisi dalla Regione.
Per il Presidente Luca Zaia "si tratta di una svolta epocale, in quanto questa legge rappresenta decisamente e concretamente un primo passo verso quell'autonomia che i veneti hanno votato con il referendum nel 2017. Una legge che può essere paragonata ad una vittoria, soprattutto se ci ricordiamo che le nostre famiglie e le nostre imprese stanno vivendo un momento particolarmente difficile per la crisi economica ed energetica in atto". In Veneto vi sono 34 grandi centrali, che valgono insieme circa 4.500 Gigawattora all'anno e la giunta regionale considera il passaggio "una svolta epocale" che gli onsentirà di avere potenza energetica propria con evidenti positive ricadute per tutto il territorio veneto.
A leggere queste parole, lo confesso, la spinta autonomista della Lega (sostenuta in toto dall'attuale Governo Meloni), mi preoccupa almeno quanto la volontà, espressa da vari esponenti della destra, di modificare la Legge 194. Ultimo in ordine di tempo, il disegno di legge depositato il 13 ottobre da Maurizio Gasparri sulla modifica dell’articolo 1 del Codice Civile che, riconoscendo la capacità giuridica di ogni essere umano “fin dal momento del concepimento”, di fatto renderebbe inapplicabile la parte della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Se c’è qualche possibilità che la maggioranza di chi si è battuto, prima per l’approvazione della 194 e ora per la sua piena applicazione (contro il sabotaggio degli obiettori di coscienza e delle associazioni pro-vita) possa tornare in piazza a manifestare per la sua salvaguardia, contro le spinte autonomiste (sulle quali la sinistra è stata complice) avremo ben poche possibilità di difenderci, tanto più che i cittadini sono davvero poco informati sulle rilevantissime conseguenze che questa riforma sarà in grado di produrre nel Paese.
Alcune considerazioni per dire NO all'autonomia che divide, partendo dai dati sulle fonti energetiche a disposizione.
* foto Sharon Pittaway per unsplash