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Immagine WELFARE AZIENDALEdi Serena Moriondo

Con il Decreto Aiuti Quater la soglia di defiscalizzazione del welfare aziendale passa da 600 euro a 3.000 euro limitatamente (per ora) al 2022. Ricordiamo che, con l’emergenza sanitaria, era già stato previsto il raddoppio dell’importo del WA (introdotto nell’agosto del 2020 e confermato nel 2021) per un valore massimo di 516,46 euro, il doppio rispetto ai 258,23 euro previsti dalla normativa, totalmente esenti da tassazioni. 

Le risorse, nelle aziende nelle quali è riconosciuto alle lavoratrici e ai lavoratori tale trattamento, potranno essere utilizzate anche per il pagamento o il rimborso delle utenze domestiche di acqua, luce e gas. Secondo una stima effettuata dalla Ragioneria dello Stato la misura andrà a beneficio di circa 3 milioni di dipendenti su 18 totali (circa il 17%).

Si tratta di un intervento inedito su cui è necessario porre molta attenzione. 

Foto lucegas tariffeAl di là della scelta sbagliata di usare il welfare aziendale come mezzo di emergenza, gli stessi sostenitori di questo strumento, oggi, si pongono la necessità di riflettere sugli effetti che questa applicazione potrebbe avere sulla percezione dello strumento. Con una soglia di defiscalizzazione così alta, dei cosidetti “benefit accessori”, le imprese sarebbero infatti disincentivate a fare piani articolati, attenti alla selezione dei fornitori e dei servizi, appunto, di welfare (sociali, sanitari, di cura, di assistenza, ecc). Molte imprese ed enti pubblici potrebbero limitarsi a predisporre dei voucher o delle card acquisto che sarebbero valide per ogni tipo di bene o servizio (da spendere presso catene commerciali o negozi anche on line come Amazon o e-Bay , buoni benzina, beni e servizi connessi allo sviluppo della mobilità sostenibile, polizze assicurative). In questo modo, il welfare aziendale, sostanzialmente, diventerebbe equivalente della retribuzione, ma con una tassazione azzerata.

Chi ha denunciato da tempo i pericoli che l'introduzione del welfare aziendale avrebbe rappresentato sia per lo Stato sia per le lavoratrici e i lavoratori, sia per i Sindacati,  ora potrebbe limitarsi a liquidare l'argomento con una laconica constatazione: ve l'avevamo detto, tutti i nodi prima o poi vengono al pettine!

Ma la questione è molto seria e come tale deve essere affrontata.

Lo scorso anno, più o meno in questo periodo, abbiamo pubblicato sul sito dell'associazione Nuove Ri-generazioni una nota (S,Moriondo "L'arte del camouflage" 31.12.2021) che spiegava - con dati e informazioni particolareggiate -  come i limiti a salvaguardia del welfare state fossero stati oltrepassati da tempo e come tutto ciò - al contrario di quanto ci volevano far credere - anzichè abbattere le disuguaglianze, ne stava creando di nuove. 

Immagine busta pagaCon l'ulteriore innalzamento della defiscalizzazione, deciso dal Governo Meloni, il fenomeno WA non solo continuerà ad alimentare un meccanismo potenzialmente iniquo attraverso l’utilizzo di risorse pubbliche sottratte alla fiscalità generale ma la “scorciatoia per ridurre il costo del lavoro erogando salario detassato”, tanto temuta dai Sindacati, non solo è stata raggiunta ma addirittura superata.

Insomma, diventa necessaria una valutazione urgente sugli effetti che l’introduzione di questo strumento sta producendo e produrrà non solo su sanità, assistenza, istruzione (cioè diritti che la Costituzione pone, non a caso, in capo al sistema pubblico e regola attraverso la legislazione e la fiscalità generale), ma anche nei rapporti tra imprese e rappresentanze sociali, tra datori di lavoro e dipendenti, tra imprese (banche, istituti finanziari e assicurativi) e territori.

In un’Italia così diseguale e caratterizzata da un rilancio delle spinte autonomiste a livello regionale, questa riflessione non può più attendere.