di Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto Club
La crisi climatica in atto è sempre più drammatica come testimoniamo anche gli ormai sempre più frequenti fenomeni meteorologici estremi che si ripetono persino alle nostre latitudini. E sulla necessità di affrontarla con decisione, a parole sembrano (quasi) tutti d’accordo. Transizione dall’era fossile a quella delle rinnovabili: questa la strada tracciata dall’Europa e dagli accordi internazionali sul clima. Una strada che sarebbe anche agevole dal punto di vista economico dato che l’innovazione tecnologica rende sempre più conveniente il fotovoltaico, l’eolico e le altre rinnovabili e che dal punto di vista dell’occupazione potrebbe garantire aumenti significativi (si veda a livello globale il rapporto di IRENA, l’Agenzia intergovernativa Internazionale per le energie rinnovabili www.irena.org). Ma purtroppo sia a livello internazionale (come dimostrano i deludenti risultati della recente COP27 egiziana) che a livello nazionale andiamo troppo lenti.
I motivi di questa lentezza sono sostanzialmente due: la resistenza dei fossili (che trova grande sotegno nelle classi dirigenti del nostro paese), e le complicazioni burocratiche che ostacolano le installazioni di nuovi impianti rinnovabili spesso contribuendo ad alimentare fenomeni nimby. Difficoltà pesanti che impediscono la transizione necessaria e che in questi mesi di guerra e caro energia sarebbe stato al contrario utilissimo accelerare anche per la sicurezza energetica, per renderci indipendenti dall’estero e per combattere la povertà energetica. Sono infatti le rinnovabili le uniche fonti a nostra disposizione e che potrebbe quindi metterci al riparo dalle speculazioni sul costo del gas (e quello conseguente dell’energia elettrica) che tante difficoltà stanno causando alle famiglie e all’economia.
Anche per tutto questo abbiamo salutato con grande favore l’introduzione nel nostro Paese delle comunità energetiche. Prima , in via sperimentale con un emendamento parlamentare che permetteva quelle piccole – fino a 200 kW –, e poi con il recepimento della relativa Direttiva europea – per una volta in tempi corretti – di quelle sino a 1 MW. In buona sostanza si consente e anzi si promuove e incentiva ciò che fino a ieri non era permesso: pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese si possono mettere insieme per realizzare impianti da rinnovabili e per consumare quella stessa energia che producono. L’effetto di risparmio, contrasto della povertà energetica, superamento delle paure nimby è certo, E inoltre si dà uno straordinario strumento per “fare comunità” appunto, specie in quei piccoli Paesi oggetto di un'altra positiva scelta avvenuta nella scorsa legislatura: lo stanziamento di oltre 2 miliardi nel PNRR per realizzare comunità energetiche nei piccoli comuni. Come Kyoto Club con Legambiente e la nostra energy saving company AzzeroCO2 ci siamo quindi subito attivati all’inizio del 2022 lanciando una campagna di informazione e accompagnamento rivolta proprio a quei piccoli comuni (https://www.legambiente.it/campagna/become-dai-borghi-alle-comunita-energetiche/) per costruirle queste comunità energetiche.
Ma qui finiscono le buone notizie e cominciano le (solite) dolenti note.
Il decreto di recepimento della Direttiva che il Parlamento aveva approvato alla fine dello scorso anno prevedeva che l’ARERA (l’Agenzia indipendente che tra le altre cose si occupa di energia) avrebbe dovuto emanare la delibera tecnica con le modalità di connessione tra comunità e rete elettrica entro il marzo successivo e il Governo il Decreto legislativo con gli incentivi entro giugno per poi procedere immediatamente all’emanazione dei bandi PNRR per i piccoli comuni. Niente di tutto questo è arrivato. All’inizio di luglio dopo la protesta di oltre 100 associazioni della società civile pubblicata dal quotidiano Avvenire (https://www.avvenire.it/amp/economia/pagine/comunita-energetiche-bloccate-le-associazioni-scrivono-al-governo) l’Arera ha pubblicato finalmente una bozza aperta alla consultazione, procedura che si è conclusa a settembre. Ma la delibera definitiva ancora non si è vista. Il nuovo Ministro Pichetto dopo un ennesimo sit in delle associazioni davanti al suo Ministero ha aperto le consultazioni sul Decreto. (indispensabile anche per poi procedere con i bandi PNRR).
https://www.mite.gov.it/bandi/consultazione-pubblica-attuazione-della-disciplina-la-regolamentazione-degli-incentivi-la
Bene, speriamo si arrivi presto e bene al decreto definitivo. Attendiamo. Ma questi ritardi non sono ininfluenti perché stanno generando grande frustrazione (amplificata dal caro bollette) proprio in quelle comunità che si sono attivate e che vorrebbero partire. Di recente Legambiente ne ha censite un centinaio che si erano già mosse sulla base di quella sperimentazione che prevedeva la possibilità di iniziare con quelle piccole da 200 kW. Risultato: complici anche i ritardi ingiustificati del GSE solo 3 (tre) comunità avevano ricevuto gli incentivi di cui avrebbero avuto diritto.
Ritardi che non possono essere più tollerati