È uscito il Rapporto "La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica 2022" redatto da Italy for Climate in collaborazione con ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Italy for Climate è una iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile promossa da un gruppo di imprese impegnate nella lotta ai cambiamenti climatici.
Il documento ha l’obiettivo di delineare lo stato attuale delle emissioni di CO2, dei consumi di energia e di quota di rinnovabili delle diverse Regioni italiane. I risultati del rapporto, il primo del suo genere che analizza nello specifico l’anno 2020, ma anche il trend 2018-2020, evidenziano la necessità di accelerare l’azione climatica per poter rimanere in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
La conclusione del rapporto è che "nessuna Regione può dirsi in linea con gli obiettivi europei al 2030 e con quello della neutralità climatica".
Vengono esaminati 3 parametri evidenziando le differenze tra le regioni su:
- le emissioni di CO2 pro capite
- i consumi di energia pro capite
- i consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili
Il carbone è la fonte fossile che produce più emissioni di gas serra. Per questo monitorarne il consumo nelle Regioni può dare una indicazione immediata sull’andamento e l’origine delle emissioni nei territori. Sono 7 le Regioni “coal free”, cioè che hanno già azzerato i loro consumi di carbone: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta. Ma anche Umbria, Piemonte, Calabria e Marche sono sulla buona strada, poiché hanno consumi di carbone quasi zero.
La Valle d’Aosta, in prticolare, secondo il rapporto una delle Regioni con i valori più alti di CO2 pro capite, ha redatto nel 2019 le linee guida per la decarbonizzazione (Roadmap per una Valle d’Aosta Fossil Fuel Free al 2040) e sta attivamente includendo queste indicazioni all’interno della pianificazione territoriale di settore.
La situazione fotografata dal Rapporto ci conferma che è necessario accelerare l’azione per il clima a livello italiano, ma il ranking delle Regioni al 2020 non è necessariamente ricollegabile a politiche climatiche “virtuose” delle singole Regioni rispetto ad altre. Guardando i singoli settori, è ipotizzabile piuttosto che talune differenze siano legate a specificità territoriali, come il numero di gradi giorno e il conseguente periodo di riscaldamento o la presenza di industrie in Regioni con una bassa densità di popolazione. Infine, un indicatore che potrebbe introdurre indicazioni sulla gestione del territorio da parte delle Regioni (ma anche ulteriori differenze legate a peculiarità territoriali) sono le emissioni nette, ovvero la differenza tra le emissioni e gli assorbimenti di CO2.
Le Regioni svolgono indubbiamente un ruolo attivo nel processo di decarbonizzazione del Paese, dal momento che potenzialmente possono mettere in atto azioni concrete per il clima calibrate rispetto alle loro realtà territoriali, ottimizzando le azioni di riduzione delle emissioni rispetto alle principali fonti identificate. Il rapporto si pone l’importante obiettivo di stimolare un maggior coinvolgimento delle Regioni.
Per la Redazione - Serena Moriondo