di Serena Moriondo
Quando si sente parlare di povertà energetica il pensiero va subito ai Paesi in via di sviluppo, si immaginano bambini intenti a raccogliere legna per scaldarsi, donne che cucinano con fuochi di fortuna, interi villaggi che al calar della sera rimangono al buio. Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, nel mondo una persona su cinque non ha accesso a moderni mezzi elettrici, 3 miliardi dipendono da legno, carbone, carbonella o concime animale per cucinare e per scaldarsi.
Ma questo fenomeno interessa anche un Paese evoluto come l’Italia. Per indagarlo, capirne i contorni e trovare gli strumenti per contrastarlo, lo Spi Cgil, il sindacato dei pensionati, in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, ha promosso e condotto un’indagine focalizzata sulle aree periferiche ed ultra-periferiche, selezionate con procedura casuale, anche per metterlo in relazione alle disparità (Fonte: Collettiva.it).
Il fenomeno riguarda dunque anche l'Italia, dove 2,2 milioni di famiglie sono in difficoltà, lo confermano i risultati di un'indagine Spi Cgil e Fondazione Di Vittorio che vi alleghiamo.
Gli scopi della ricerca sono: i) fornire strumenti interpretativi per definire, misurare e contrastare il fenomeno della povertà energetica; ii) indagare la vulnerabilità e la povertà economica ed energetica nelle aree periferiche ed ultra-periferiche quali ambiti privilegiati per la costruzione di
pratiche innovative di investimento sociale place-based e di nuovo welfare locale da cui ripartire per rispondere ai nuovi bisogni di protezione dei soggetti più fragili; iii) rafforzare il ruolo della contrattazione sociale e territoriale dei sindacati nella lotta alla povertà energetica e nella
costruzione di una transizione ecologica giusta.
Secondo lo studio, il sindacato può ricoprire un ruolo importante, mettere in campo azioni congiunte capaci di alleggerire i costi energetici, contribuire alla costruzione delle comunità energetiche, rafforzare la contrattazione sociale e territoriale nella lotta alla povertà e nella realizzazione di una transizione ecologica giusta.
Questo, è bene ricordarlo, è uno dei principali obiettivi dell'Associazione Nuove Ri-Generazioni che, sin dalla sua costituzione nel 2020, opera per offrire un luogo di confronto e dibattito per contribuire a far crescere una cultura della sostenibilità, offrendo strumenti di lettura e approfondimento, stimolando politiche orientate al green building, alla rigenerazione urbana, al recupero delle periferie urbane, alla valorizzazione delle aree interne del Paese, promuovendo azioni concrete e vertenze nel territorio per avviare progetti pilota, a partire dalle grandi aree urbane più degradate. Dalle città, grandi o piccole, è infatti indispensabile partire per ristabilire un equilibrio accettabile tra domande (bisogni sociali) e risposte (servizi), tra i rischi e la prevenzione, tra l’usura dei manufatti e la manutenzione, tra il consumo del suolo e il reale fabbisogno abitativo. Tra la proprietà come diritto e il dovere di valorizzarla. Tra lo spreco e la riqualificazione urbana e del territorio circostante.
Link: Spi_Povertà_FDV-WP-5-2022.pdf