Questo rapporto restituisce i risultati di una ricerca commissionata dalla Camera del Lavoro Provinciale CGIL di Lecce al Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo dell’Università del Salento.
Lo scopo di questa ricerca - coordinata da Angelo Salento in collaborazione con Marta Melgiovanni, Enrico Ciavolino e Federica Rucco e i cui principi di riferimento della ricerca sono stati condivisi dal Collettivo per l’Economia Fondamentale (Foundational Economy Collective) - è di costruire alcune basi di conoscenza indispensabili per un’azione sindacale rivolta alla promozione del benessere e della qualità della vita nel territorio salentino. Questo contesto, come molti altri in Italia, appare oggi particolarmente fragile. Soffre da tempo di un declino del benessere, segnalato anche da una marcata tendenza all’invecchiamento della popolazione e alla riduzione del numero di famiglie giovani con figli. Dopo un’inversione fra gli anni Settanta e Novanta, legata a dinamiche di sviluppo territoriale diffuso e soprattutto all’irrobustimento delle infrastrutture del benessere collettivo, la crisi indotta dai processi di globalizzazione, accelerata dal tracollo finanziario del 2008, ha innescato un nuovo declino demografico per vaste aree del Paese, legato a una complessiva crescita del disagio economico e del disagio di assistenza.
La novità, rispetto ai precedenti cicli di spopolamento, è che sono coinvolte non soltanto aree estremamente periferiche, montane o ultra-rurali, ma anche territori che, nei decenni precedenti, erano stati interessati da un’urbanizzazione diffusa e da una crescita del benessere: un’“Italia di mezzo”, né metropolitana né prettamente rurale, che sembrava aver imboccato la strada di una possibile prosperità. Il fragile tessuto industriale, prevalentemente contoterzista, è stato indebolito dalla concorrenza globale; le infrastrutture del benessere collettivo – su tutte la sanità, la scuola, i trasporti pubblici – sono state erose dal regime di austerity e dai modelli di business introdotti con i processi di privatizzazione e aziendalizzazione.
Lo spopolamento, che porta con sé deterioramento del patrimonio edificato e degrado ambientale, è solo una delle conseguenze del declino del (relativo) benessere conquistato nel secondo Novecento: un benessere che manifesta da tempo crepe consistenti, rese in parte meno percepibili dallo sviluppo di un’economia del turismo e dal suo corredo di marketing territoriale.
A fronte di questa preoccupante tendenza, emerge la necessità di non affidarsi a “grandi promesse” e improbabili scenari di competitività. Benché sia indispensabile costruire percorsi di sviluppo anche sulla base di contributi esogeni, è urgente comprendere i bisogni e le aspirazioni delle comunità, sviluppare una conoscenza “molecolare” dei contesti, delle loro difficoltà e, soprattutto, delle loro risorse. E superare così l’idea che il benessere e lo sviluppo possano passare soltanto attraverso le maglie strette di una competitività prettamente metropolitana.
Link: REPORT_Abitare_il_territorio_fragile_Cgil_Lecce.pdf
Per la Redazione - Serena Moriondo