Come migliorare la qualità della vita nelle nostre città con un’edilizia circolare, rigenerativa e ad alto impatto sociale.
La ricerca evidenzia una condizione abitativa buona in un contesto urbano che, invece, presenta più di qualche criticità. Le problematiche maggiori riguardano gli alti costi delle abitazioni e delle relative spese, e le loro basse prestazioni energetiche. A seguito dell’emergenza Covid19, sono poi emerse altre due criticità: quella legata agli spazi delle abitazioni, troppo ridotti per assolvere sia alle funzioni legate alla vita professionale e scolastica, sia a quelle della vita domestica; e la scarsa connessione digitale, che poggia su strutture di rete a livello territoriale spesso insufficienti rispetto alle esigenze odierne.
Queste abitazioni si inseriscono in contesti urbani dove i legami familiari e le relazioni di vicinato e amicali sono percepite per la maggior parte come ancora solide e sicure. Ciò non toglie che questo sistema di auto/mutuo-supporto si regga su un equilibrio di cui non conosciamo la tenuta fortemente stressata dall’esperienza della pandemia per cui diventa necessario che le amministrazioni pubbliche dedichino a questo aspetto un’attenzione costante e crescente.
Ma il vero tallone d'Achille della realtà veneta è quello ambientale: parliamo di un territorio regionale e di contesti urbani caratterizzati da un altissimo consumo di suolo, che pone continue e irrisolte criticità sul fronte del traffico e della mobilità urbana ed extra-urbana, che a loro volta causano un preoccupante livello di inquinamento dell’aria. Questa lettura è confermata anche dalle rilevazioni sulla qualità della vita nelle province venete, che spiccano per essere territori ricchi, sicuri, in cui c’è lavoro, ma anche per essere realtà in cui gli indici ambientali e di mobilità sostenibile sono tra i peggiori della penisola. Aggiungiamo che sono preoccupanti anche gli indicatori relativi al sistema sanitario e alla spesa sociale, in cui l’investimento pubblico risulta esiguo rispetto alla complessiva ricchezza rilevata.
Nel corso del rapporto sono però emerse anche delle interessanti linee di trasformazione e transizione che interesseranno o potrebbero interessare la realtà veneta nel prossimo futuro. Le trasformazioni già in atto sono in particolare quelle che riguardano il titolo di proprietà della casa (per la prima volta il numero di affittuari supera i proprietari di case), l’aumento della popolazione anziana (con il conseguente aumento della domanda di servizi e politiche per l'assistenza e l’invecchiamento attivo), e l’assetto delle aree urbane (nel policentrismo reticolare veneto, è tutta la città a diventare a rischio di disagio rispetto alle zone dell’hinterland, che attraggono una popolazione sempre più giovane e benestante, mentre anziani e immigrati restano a vivere in città, aumentandone la povertà media e le tensioni sociali).
Per quanto riguarda invece le transizioni future, emergono come centrali – e ancora di più dopo il Covid – quelle legate alla digitalizzazione/connessione/domotica delle abitazioni, alla sostenibilità ambientale e alla circolarità dei sistemi costruttivi e, infine, quella legata allo sviluppo di forme di abitare alternative a quella tradizionale, come il co-housing, che potrebbe anche dare una risposta al tema della crescente solitudine.
La ricerca mette inoltre in evidenza come tutto questo comporti anche un investimento formativo, sulle nuove professionalità legate al settore edile.
Per la Redazione - Serena Moriondo