È un’Italia in cantiere quella che Legambiente racconta nel suo viaggio della campagna “I cantieri della transizione ecologica. Verso il XII Congresso di Legambiente” che si terrà a Roma ad inizio dicembre: un censimento in continuo aggiornamento per raccontare come, nonostante tutto, l’Italia possa essere un faro per l’Europa.
Dopo "PERIFERIE PIU' GIUSTE" di cui vi abbiamo parlato il 12 ottobre scorso, proseguiamo con "RI-GENERIAMO COMUNITA'", cosa significa educare oggi per un futuro più giusto e sostenibile, un impegno volto a rendere più evidente e forte la relazione fra il binomio giustizia ambientale/giustizia sociale e le politiche reali, i processi culturali e le azioni concrete che dovrebbero facilitarne l’attuazione.
"La pandemia - spiega Legambiente - ci ha fatto toccare con mano quanto siano profonde le disuguaglianze, quante e quali le nuove e vecchie povertà, quanto occorra costruire un modello di sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. (..) A distanza di due anni ci ritroviamo di fronte ad alcune domande. Le politiche di oggi hanno tenuto conto di queste consapevolezze, di queste sensibilità, di questo cambio di rotta che pareva tanto inevitabile? Quanto abbiamo cambiato il nostro Paese per rispondere alle fragilità evidenti e al bisogno di innovare e guardare al futuro con altre priorità rispetto al passato? In realtà non molto, se non nei generici titoli delle politiche."
Purtroppo, nel momento in cui si stava guardando responsabilmente alla qualità del futuro delle nuove generazioni, il conflitto tra Russia e Ucraina ha cambiato in pochi mesi non solo l’asse degli investimenti, ma l’elaborazione di un processo innovativo orientato a collocare le persone e l’ambiente al centro delle scelte future, secondo criteri di qualità e sostenibilità. Si sono, al contrario, diffusi atteggiamenti negazionisti, che pericolosamente si saldano con l’opportunismo della politica che cerca giustificazioni per rallentare l’inevitabile cambiamento.
Malgrado la ripresa, oggi - secondo Legambiente - si sta peggio di cinque anni fa sotto molti punti di vista. E questo pone nuove domande e sfide anche al mondo dell’educazione. Per uscire da questa condizione è indispensabile, innanzitutto, "ridare speranza alle nuove generazioni".
"La pandemia - prosegue il Report - ha fatto emergere problematiche di cui il mondo dell’educazione è consapevole da tempo: la solitudine e la fragilità della scuola ancora troppo vincolata a modalità didattiche orientate al successo scolastico (vedi la recente enfasi sul merito) piuttosto che a quello formativo; lo spaesamento delle famiglie nella crescita dei figli; le fragilità psicologiche e l’incertezza verso il futuro delle nuove generazioni; la necessità di moltiplicare e qualificare soggetti, spazi, servizi educativi diffusi sui territori; la scarsa e rara capacità di unire le forze su progetti educativi di ampio respiro e radicati nei territori, capaci di coinvolgere attori diversi."
Il mondo dell’educazione ha aperto tuttavia una nuova frontiera di riflessione collettiva e di comune lavoro sul campo, e ha indicato delle priorità:
- un rilancio dell’istruzione pubblica alla luce delle complessità dei bisogni attuali;
- politiche di sistema e interventi strutturali, accompagnati da una elaborazione culturale ampia e condivisa e da una programmazione di lungo respiro;
- forme coordinate di partecipazione e rigenerazione dei luoghi e delle relazioni per fare in modo che i territori, le comunità e le persone diventino protagonisti attivi e consapevoli di questi cambiamenti;
- garanzia per tutti i cittadini di avere accesso alle stesse opportunità condizione che la nostra Costituzione indica come condizione dell’emancipazione personale e sociale, anche attraverso l'individuazione di percorsi formativi ed educativi per chi esce da percorsi formali di istruzione, come i numerosi ragazzi dispersi o inattivi;
- il diritto ad apprendere per tutto l’arco della vita per contrastare l’analfabetismo funzionale (che in Italia riguarda, secondo i dati Istat, il 28% della popolazione), e adeguare le competenze deglia dulti per partecipare alla vita civile ed essere attivi nel mondo del lavoro, per saper affrontare la transizione ecologica e digitale;
- lo spazio educativo deve potersi accreditare soprattutto come luogo di senso e di relazioni, per questo è indispensabile ripensare i quartieri e per dare risposte di accessibilità e socialità alle giovani generazioni, alle famiglie, ai cittadini tutti;
- riconoscere le competenze degli educatori come facilitatori per la risoluzione di molte fragilità affrontando, tra gli altri, il problema della stabilizzazione del personale, della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti;
- progettare l’Educazione Civica, favorendo le metodologie non formali, creando occasioni di scambio delle esperienze, dei materiali, delle metodologie, così come ragionare sui processi educativi e la loro efficacia per affrontare consapevolmente la transizione ecologica.
Il report si conclude con una riflessione sul lavoro nei prossimi anni, una riflessione che nasce da un percorso di ascolto e confronto con alcuni interlocutori al fine di "individuare alleanze e reciproche contaminazioni per rafforzare il ruolo di Legambiente Scuola e Formazione. In particolare, sono stati realizzati momenti di confronto con altri settori di Legambiente (ufficio Scientifico, Parchi, Campagne, Volontariato e Giovani), con educatori, educatrici, insegnanti e dirigenti scolastici, sia soci di Legambiente Scuola e Formazione, sia incontrati nelle loro tante attività formative". Questa scelta di tipo partecipativo "ha permesso di evidenziare punti di forza, potenzialità e aspetti critici, e ha fatto emergere stimoli e riflessioni" che accompagneranno Legambiente nei prossimi quattro anni.
La qualità e la gestione degli spazi scolastici deve dunque essere, per Legambiente, una importante occasione educativa per far radicare nella comunità scolastica una cultura della sostenibilità e trasformarla nel giusto contesto dentro al quale le amministrazioni possono promuovere sinergie con tutte le agenzie educative, costruendo le condizioni per patti educativi di comunità che abbiano al centro l’obiettivo di una crescita collettiva improntata sulla sostenibilità sociale, culturale, economica e ambientale.
Ed è indispensabile - secondo Legambiente - riattualizzare e far rivivere la Costituzione nel Paese, non un punto di arrivo ma una visione da attuare.
Per la Redazione - Serena Moriondo
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