E' ciò che recita la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CDPD), che il nostro Paese ha firmato nel 2007 e ratificato nel 2009. Ma non è ciò che succede nella realtà.
Benedetto Saraceno, psichiatra ed esperto di sanità pubblica (Lisbon Institute of Global Mental Health), in un recente articolo per Salute Internazionale ha, infatti, ricordato che: "in Italia si continua a legare e non solo nei servizi di Diagnosi e Cura ma anche nelle molteplici tipologie di residenzialità, dai matti ai vecchi passando per i minori disabili, tutti sono esposti al rischio di trovarsi un giorno immobilizzati in un letto da delle fasce di canapa".
Nonostante la Convenzione (CPDP) sancisca un fondamentale e storico mutamento di paradigma affermando i diritti delle persone con disabilità sia essa fisica oppure mentale - come fece in Italia lo psichiatra Franco Basaglia, considerato il fondatore del concetto moderno di salute mentale - per evitare che la Convenzione rimanesse lettera morta è stato istituito un organismo intergovernativo attraverso cui gli Stati discutono ed esaminano lo stato di implementazione della Convenzione. Tale organismo è denominato Conferenza degli Stati Parti. Alla Convenzione è stato annesso un Protocollo di diciotto articoli che istituisce un Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità. Tale Comitato ha due funzioni, quella di monitorare la implementazione della Convenzione, esaminando i rapporti inviati con cadenza quadriennale dagli Stati, e quella di esaminare tutte le segnalazioni di violazioni della Convenzione. Composto da diciotto esperti indipendenti, alla fine del 2022 ha prodotto delle Linee guida sulla deistituzionalizzazione (ora anche in italiano) grazie a un processo partecipativo che ha coinvolto oltre cinquecento persone con disabilità e sopravvissuti alla istituzionalizzazione.
E' un fatto importante perchè, l'avvento del Governo della Meloni, in Italia sta mettendo in discussione, dopo 45 anni - la legge 180 che ha restituito dignità alla malattia mentale, non considerando il paziente come un oggetto da aggiustare, ma una persona da accogliere, ascoltare, comprendere, da aiutare, e non da recludere o da nascondere.
La destra non è da oggi che vorrebbe adottare un approccio repressivo: il ministro Salvin(i già nel 2018, da ministro dell'Interno, proclamava: "Noi stiamo lavorando per un’Italia più buona. Penso alla assurda riforma che ha lasciato nella miseria migliaia di famiglie con parenti malati psichiatrici…C’è quest’anno un’esplosione di aggressioni per colpa di malati psichiatrici”. Con un Servizio Sanitario Nazionale fortemente indebolito, anche dai Governi di centro-sinistra, questo disegno rischia di andare in porto.
Alcuni dati che ci danno un quadro della situazione: abbiamo subito un taglio, dal 2000 ad oggi, di oltre 80.000 posti letto (nel 1980 c'erano 922 PL per acuti ogni 100 mila abitanti, oggi, 275); l'integrazione ospedale territorio è labile o non esiste affatto; i MMP e PdLS vanno in pensione e non vi è più un presidio territoriale; le liste di attesa sono infinite e costringono i cittadini a pellegrinaggi per una prestazione sanitaria o peggio pagare un servizio a cui avrebbero diritto gratuitamente; il privato dilaga e ovunque sorgono “discount della sanità”, dove le lavoratrici e i lavoratori sono precari e sottopagati ed i servizi forniti sono spesso di non eccellente qualità. In Lombardia, la regione simbolo dell'"efficenza" italica, dopo quella di coprire la carenza di personale con medici a gettone (pratica che, oltre a non assicurare continuità assistenziale sta creando disparità di trattamento economico e sta favorendo la migrazione verso il privato), l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, ha proposto di far seguire gli interventi in sala operatoria (dove la procedura di gestione delle funzioni vitali e la improvvisa insorgenza delle complicanze anche chirurgiche richiedono il massimo della esperienza e della competenza) da anestesisti-rianimatori ancora in formazione (a partire dal secondo anno!!!). Tale provvedimento, come si può ben comprendere, aprirebbe una questione che esula l’organizzazione del lavoro e che investe la sicurezza in sanità e in sala operatoria. Purtroppo non è il primo ad aver dimenticato cosa sia l'appropriatezza (vd. articolo "MINISTRO SPERANZA, CHE FINE HA FATTO L'APPROPRIATEZZA, S.Moriondo).
In merito alle diagnosi di disturbi mentali sappiamo che sono in continua crescita in tutto il mondo, con aumenti del 30 per cento soprattutto nelle categorie più fragili e nei più giovani: i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità contano un 10-20 per cento di bambini e adolescenti colpiti, con il 75 per cento delle malattie psichiatriche che insorge prima dei 25 anni e la metà che dà sintomi entro i 14. Depressione e altre malattie psichiche saranno le più diffuse nel mondo già prima del 2030. E in Itlia, secondo una recente indagine dell’Osservatorio sulla salute mentale: " i dati - ha spiegato Armando Piccinni, presidente dell'Istituto per la ricerca scientifica in psichiatria e neuroscienze - ci restituiscono gravi deficienze legate alla carenza di personale e strutture, oltre a un’impossibilità cronicizzata nel creare delle catene assistenziali sufficienti: l’80 per cento dei sanitari intervistati pensa che il numero di specialisti non sia congruo al numero dei cittadini, non garantendo quindi continuità nell’assistenza ai pazienti. Più della metà dei professionisti ha poi notato un aumento dei tentativi di suicidio nei propri pazienti e nel 90 per cento dei casi ci viene segnalato un aumento dell’aggressività nei giovani." Inoltre "Circa il 75 per cento degli specialisti intervistati ha notato un aumento di sintomi psichici (disturbi del sonno, sintomatologia ansiosa) e di sintomi fisici (stanchezza persistente, facile faticabilità) nelle persone che hanno avuto Covid." Di fronte a questo quadro l’Italia si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale destinandovi circa il 3,4% della spesa sanitaria complessiva, mentre i principali Paesi ad alto reddito ne dedicano più del 10%.
La destra non è da oggi che vorrebbe adottare un approccio repressivo anche in tema di salute pubblica: Salvin, ad esempio, già nel 2018, da ministro dell'Interno, proclamava: "Noi stiamo lavorando per un’Italia più buona. Penso alla assurda riforma che ha lasciato nella miseria migliaia di famiglie con parenti malati psichiatrici…C’è quest’anno un’esplosione di aggressioni per colpa di malati psichiatrici”.
Al contrario e contro queste posizioni, il Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità affronta in profondità la questione e le norme che favoriscono la deistituzionalizzazione e l’inclusione sociale: il diritto alla capacità giuridica (ossia la promozione dell’esercizio della capacità decisionale), il diritto di accesso alla giustizia (ossia l’ abolizione delle barriere ambientali, attitudinali, legali e procedurali che ostacolano l’accesso alla giustizia delle persone con disabilità), il diritto alla libertà e alla sicurezza (ossia la promozione della abrogazione di quelle disposizioni legislative che privano le persone della loro libertà e attentano alla loro sicurezza personale).
La Guida indica fondamentali processi di deistituzionalizzazione quali:
- il rispetto del diritto di scelta e delle volontà e preferenze individuali, il Sostegno a livello comunitario (che include i servizi di sostegno a domicilio!)
- l’assegnazione di fondi e risorse (“Investimenti in istituti, compresa la ristrutturazione, dovrebbero essere vietati. Gli investimenti dovrebbero essere indirizzati al rilascio immediato dei residenti e alla fornitura di tutti i supporti necessari e appropriati per vivere in modo indipendente”).
- Gli alloggi accessibili (“Gli Stati parti devono garantire alle persone che lasciano gli istituti un alloggio sicuro, accessibile e a prezzi ragionevoli nella comunità, attraverso l’edilizia pubblica o sussidi per l’affitto….…Il riferimento ai servizi residenziali nell’articolo 19 della Convenzione non deve essere usato per giustificare il mantenimento di istituti”).
- Coinvolgimento delle persone con disabilità nei processi di deistituzionalizzazione (“Gli Stati parti dovrebbero istituire processi di pianificazione aperti e inclusivi, assicurandosi che il pubblico comprenda l’articolo 19 della Convenzione, i danni dell’istituzionalizzazione e dell’esclusione delle persone con disabilità dalla società e la necessità di una riforma”).
Dobbiamo essere orgogliosi della riforma Basaglia, un'esperienza esportata nel mondo, e altrettanto consapevoli che il neoliberismo continua a fare danni, minando alla base queste politiche che, come la L.180, sono indirizzate - come sosteneva Keynes - a “una buona vita e una buona società”.
* Le immagini sono tratte da "World mental health day celebration poster design", 2023
Per la Redazione - Serena Moriondo