contattaci2
Chiamaci: 06 441 146 25
Scrivici una e-mail
area riservatacerca
cercaarea riservata
logo rigenerazioni NEWS 800x100 trasparente

Si sente spesso parlare di PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma non è detto che, se non si è addetti ai lavori, si abbia un quadro chiaro del suo stato di applicazione.

Proponiamo, di seguito, una sintesi aggiornata delle principali informazioni che lo riguardano:

  • sappiamo che l’ammontare complessivo delle risorse messe in campo dall'Europa per il Next generation Eu è di 723,8 miliardi di euro, ripartiti tra prestiti (385,8 miliardi) e sovvenzioni a fondo perduto (338 miliardi) e che tutti gli interventi previsti dovranno essere realizzati entro il 2026;
  • sappiamo anche che l’Italia è il principale beneficiario di tali fondi con 191,5 miliardi (e ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali parte di un Fondo complementare, a cui si aggiungono quelle europee e di cofinanziamento nazionale dei Fondi strutturali della programmazione 2021-2027, la cui dotazione complessiva ammonta a circa 83 miliardi);
  • nel dicembre 2023, una revisione, ha comportato varie modifiche al PNRR Italia che è ora dotato di risorse dell'UE per un valore di 194,4 miliardi di EUR in sovvenzioni e prestiti, rimanendo quindi, in termini assoluti, il più grande piano nazionale nell'ambito dell'innovativo strumento Next Generation EU;
  • un primo dato - messo in evidenza dall'Osservatorio di Openpolis - che dobbiamo considerare, riguarda il fatto che la maggior parte degli Stati ha fatto domanda solamente per la parte di risorse erogata sotto forma di sovvenzioni. Solo 7 Paesi infatti hanno richiesto anche i prestiti. Tra gli Stati membri che hanno scelto questa opzione possiamo osservare che l’Italia, con 122,6 miliardi di euro, è il Paese che ne ha richiesto la quota più consistente (seguono la Romania con 15 miliardi e la Grecia con 12,72 miliardi). A livello percentuale, solo 2 Paesi su 7 hanno richiesto una frazione di prestiti superiore al 50% delle risorse complessive: Italia e Romania. Anche in questo caso il nostro Paese risulta al primo posto con circa il 64%;
  • le linee di intervento del PNRR (6 missioni iniziali, ora 7) sono accompagnate da una strategia di riforme che, in linea con le Raccomandazioni della Commissione, hanno il compito di affrontare le debolezze del Paese. Si tratta di 63 riforme suddivise in tre tipologie: le riforme orizzontali, trasversali a tutte le Missioni del Piano, riguardano la Riforma della pubblica amministrazione e la Riforma del sistema giudiziario; le riforme abilitanti, interventi funzionali a garantire l’attuazione del Piano come le misure di semplificazione e razionalizzazione della legislazione e quelle per la promozione della concorrenza; le riforme settoriali, ovvero quelle inerenti a innovazioni normative relative a specifici ambiti di intervento o attività economiche come, ad esempio, le fonti rinnovabili, la legge quadro sulla disabilità, la riforma della non autosufficienza, il piano strategico per la lotta al lavoro sommerso, i servizi sanitari di prossimità, ecc.;
  • sappiamo anche che la possibilità di sfruttare i fondi europei rappresenta una fondamentale opportunità di crescita e sviluppo per il nostro Paese, e che è fondamentale valutare la capacità di attuazione dei progetti (a tal proposito l'Associazione Nuove Ri-Generazioni ha dedicato vari approfondimenti al tema, vedi, ad esempio, "Protagonisti. Per il rilancio del Paese e una nuova giustizia sociale, economica e ambientale");
  • una componente di prestiti così elevata, però, non può non destare preoccupazioni, tanto da essere stata al centro di un acceso dibattito sulla capacità del nostro Paese di potersi impegnare in maniera così importante;
  • infine, sappiamo che ad aprile 2024, l'Italia aveva ricevuto il 52,7 % delle risorse (102,5 miliardi di EUR in prefinanziamenti e quattro pagamenti sia per sovvenzioni sia per prestiti), anche in questo caso una percentuale ben superiore alla media dell'UE (34,5 %). Il versamento delle ulteriori tranche dei pagamenti per sovvenzioni e prestiti dipenderà dagli ulteriori progressi nell'attuazione.

Siamo giunti alla sesta Rata di giugno 2024 che rappresenta  39 obiettivi e 9,2 MLD e contiene diverse riforme da attuare come, ad esempio, la piena attuazione delle misure contro il lavoro sommerso, la piena attuazione della riforma relativa alle persone anziane non autosufficienti e a quella sulla disabilità, la digitalizzazione del funzionamento della Guardia di Finanza, la digitalizzazione della catena logistica, l'attuazione della gestione strategica delle risorse umane nella pubblica amministrazione.

Riforme impegnative soprattutto considerando che, nel complesso, il piano rivisto dal Governo Meloni prevede 90 traguardi e obiettivi in più rispetto al piano iniziale e ha spostato (a differenza dell'impostazione voluta da Draghi) parti delle risorse e degli obiettivi verso la parte finale del piano. La decima rata è diventata la più grande (32,7 miliardi di EUR in sovvenzioni e prestiti, compresi i prefinanziamenti) e il 46 % di tutti gli obiettivi è ora collegato ad essa.

La situazione attuale mostra che molte riforme stentano a decollare: l'Osservatorio sui conti pubblici italiani ha, ad esempio, esaminato i tempi della giustizia civile e ne ha riportato uno sconfortante ritratto. Dal 2010 al 2018, la durata dei processi civili che arrivano al terzo grado di giudizio è scesa - secondo l'analisi di CPI - da 8 anni e 2 mesi a 7 anni e 3 mesi, restando comunque più alta di quella degli altri principali Paesi europei. Il PNRR si propone di ridurre, entro giugno 2026: (i) del 40% la durata media di tali processi, rispetto al 2019; e (ii) del 90% il numero dei processi pendenti a fine 2022 (se originati dopo il 2016 per i Tribunali e dopo il 2017 per le Corti d’Appello). Per raggiungere questi obiettivi, sono previste riforme quali la digitalizzazione dei processi, la promozione di metodi alternativi di risoluzione delle controversie e il miglioramento delle procedure esecutive e tributarie. Tuttavia, finora il calo nella durata osservato tra il 2019 e il 2023 è stato solo del 17% e se la riduzione procedesse allo stesso passo nel 2024-2025, il calo complessivo sarebbe solo del 24%, ben al di sotto del target del 40%.

Concludendo, ad aprile 2024 sono state approvate le nuove regole fiscali europee con pesanti vincoli sui bilanci nazionali, che si sono rese necessarie soprattutto per i Paesi più indebitati, come l'Italia. L'elevato debito pubblico e le crescenti pressioni sulla spesa legate a sfide quali l'invecchiamento della popolazione e l'aumento dei tassi di interesse indicano, ora, la necessità di un risanamento di bilancio costante da conseguire nell'arco di diversi anni.

Secondo i calcoli l’Ufficio Parlamentare di Bilancio la correzione annuale dei conti sarà tra i 10 e i 12 miliardi, per far sì che il debito pubblico possa scendere al 135% nel 2031 e al 115% dieci anni dopo. Le risorse andranno necessariamente trovate da nuove entrate o da riduzioni di spesa, ma è proprio la spesa pubblica (sanità, istruzione, assistenza, ecc.) secondo gli orientamenti del Governo, che subirà un impatto maggiore. Ciò significa pesanti ricaduti sui bilanci delle famiglie.

Il più recente studio economico dell'OCSE sull'Italia ha sottolineato come "gli investimenti pubblici nel PNRR dovrebbero essere protetti e pienamente attuati in quanto il piano, con la sua combinazione di riforme strutturali e investimenti, rappresenta un'importante opportunità per rilanciare la crescita e migliorare le prospettive delle finanze pubbliche".

Il contrario di ciò che le recenti scelte del Governo Meloni, in termini di spending review, sembrano delineare per il futuro del Paese (vedi l'articolo "Il governo taglia le risorse per i Comuni: in bilico il funzionamento delle opere pubbliche del PNRR")

Per la Redazione - Serena Moriondo