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A livello globale, il 2023 è stato l'anno più caldo dal 1961, sia considerando la temperatura media della superficie degli oceani sia la temperatura globale (oceani e terre emerse).

Nel corso dell'anno le anomalie dell'indice di temperatura globale rispetto al periodo pre-industriale per vari mesi hanno superato la soglia di 1.5 °C indicata dagli accordi di Parigi come un obiettivo da non superare, al fine di contenere gli impatti dei cambiamenti climatici.

Anomalie sono state osservate nel Mar Mediterraneo: come nell’Oceano Atlantico anche nel Mediterraneo si sono verificate diverse ondate di calore marine. L'aumento termico ha inoltre coinvolto i mari australi, in particolare l’Oceano Antartico. In connessione a queste anomalie è stato osservato un record minimo di estensione della calotta polare antartica, monitorata dal 1980, inferiore al precedente record del 2022 (WMO, 2024). Il calo di questo indice negli ultimi anni evidenzia il persistere del cambiamento nelle dinamiche dei ghiacci marini (ne abbiamo parlato nell'articolo "I POLI SI STANNO SCIOGLIENDO COME CUBETTI DI GHIACCIO IN UN DRINK" del 4 luglio u.s.).

Le alte temperature hanno accelerato la fusione dei ghiacciai: si è stimato che la massa totale persa dai ghiacciai abbia raggiunto un nuovo valore record di 600 Gt di acqua, pari a una perdita media di 1.1 m di spessore e valori locali tra 0.5 e 3.0 m. Tale valore è di circa 100 Gt superiore a qualsiasi altro valore annuo stimato dal 1979 a oggi, e si pensa che nel corso dell’anno abbia contribuito a un innalzamento del livello del mare medio globale di 1.7 mm (C3S, 2024).
Per quanto riguarda le precipitazioni, le anomalie a livello globale sono state consistenti in molti casi. Mentre sono state invece osservate precipitazioni annue inferiori alle attese in Europa sud-occidentale, in Nord Africa, in parti del Nord America, in Brasile, in alcune aree dell'Argentina e dell'Asia nord-orientale. 

Tra i cicloni tropicali vanno ricordati: l'uragano Idalia, il ciclone più intenso che abbia colpito la Florida
negli ultimi 125 anni; l'uragano Otis che ha colpito Acapulco, in Messico, causando danni devastanti
alla città di circa un milione di abitanti; il ciclone Daniel che ha scaricato quantitativi eccezionali di
pioggia sulle aree orientali della Libia, devastando il territorio, distruggendo dighe a monte di alcune
città e causando la morte di più di 10 mila persone. In agosto, si è osservata una stagione monsonica prolungata sulla penisola indiana che ha causato in Pakistan e India l'allagamento di centinaia di villaggi e portato all’evacuazione di più di 100 mila persone lungo il fiume Sutlej. In Bangladesh, importanti allagamenti hanno colpito più di 1.2 milioni di persone, coinvolgendo il 90% del territorio del distretto di Bandarban.

Le piogge intense iniziate in ottobre, a seguito di un prolungato periodo di siccità in Etiopia, Somalia
e Kenya, hanno causato la morte di almeno 130 persone e la migrazione di almeno mezzo milione di
abitanti. Nello stesso mese, piogge intense hanno colpito anche il Ghana orientale, causando estesi
allagamenti e l'evacuazione di circa 26 mila abitanti. In Europa, il C3S nel suo ultimo rapporto sullo stato del clima (C3S, 2024) afferma che il valore medio annuo delle precipitazioni nel 2023 è risultato sopra la norma (circa +7%) ed è il quarto più alto dal 1981. Ciononostante, alcune aree hanno ricevuto quantitativi di pioggia significativamente inferiori alla norma, come, ad esempio, i territori a ovest del Mar Nero e le aree meridionali della Penisola Iberica e della Francia, oltre a diverse parti del territorio nazionale, dove da febbraio ad aprile si sono osservate condizioni di siccità. Nella penisola Scandinava la compresenza di anomalie termiche negative e precipitazioni superiori alla norma ha aumentato il numero di giorni nevosi rispetto alla media di lungo periodo. Al contrario, sull'arco alpino, gran parte delle località ha registrato un numero di giorni nevosi inferiori alla norma, in alcuni casi così esiguo da provocare condizioni di assenza del manto nevoso per buona parte dell'inverno. Nel 2024 la situazione si è completamente invertita.

Dati preoccupanti che, insieme a molte altre informazioni, sono contenuti nel Rapporto SNPA “Il clima in Italia nel 2023”, reso pubblico l'11 luglio.

Il Rapporto nella PRIMA PARTE illustra i principali elementi che hanno caratterizzato il clima nel corso del 2023 e le variazioni del clima in Italia negli ultimi decenni, anche nel contesto climatico globale ed europeo, e analizza i valori medi e i trend delle principali variabili idro-meteo-climatiche e i loro valori estremi.

La seconda Parte del Rapporto include diversi contributi di approfondimento a scala nazionale, regionale e locale, che mettono in evidenza gli elementi climatici più rilevanti e gli eventi idro-meteorologici e meteo-marini che hanno caratterizzato il 2023. In particolare, sono stati individuati i seguenti focus: 1) Siccità e severità idrica, 2) Anomalie di temperatura e onde di calore, 3) Alluvioni, 4) Eventi idro-meteo-climatici e meteo-marini significativi.

Concludiamo, segnalandovi che i dati più recenti del servizio Copernicus hanno certificato che quest'anno, e precisamente giugno del 2024, è stato globalmente il dodicesimo mese di fila in cui la Terra ha superato la soglia di sicurezza di un aumento di 1.5°C sopra la temperatura dell'era-preindustriale.

Il cambiamento climatico sta peggiorando e noi ne siamo la causa principale ma ancora non basta, finché non sapremo che quel tetto è superato e noi abbiamo fallito. Per questo in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature,  diversi scienziati del clima hanno chiesto che venga definita con esattezza una metodologia condivisa in grado di valutare il momento di svolta, quando cioè avremo superato, una volta per tutte, quella soglia. Scrivono gli scienziati: "È importante perché questo obiettivo è scritto nell'accordo di Parigi del 2015, dobbiamo essere in grado di sapere e poter comunicare con certezza di aver fallito, perché cambierà la natura stessa dell'azione globale per il clima: a quel punto non sarà più questione di fermare il riscaldamento globale, ma di invertirlo".

E allora, la cosa più costosa che possiamo fare (non solo in termini economici) è quella di non fare nulla. Questo bilancio fa dell'azione per il clima una priorità.

* Foto di Nick Scheerbart su Unsplash

Per la Redazione - Serena Moriondo