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Anno 2015: era la prima volta che, a livello mondiale, 193 Paesi facenti parte dell'ONU, si impegnavano in uno sforzo e in un’azione comune attraverso un’agenda politica così vasta e universale. Da allora, sono in molti ad aver dimenticato l'urgenza di raggiungere i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030, compresa l’Arabia Saudita aderente all'Organizzazione delle Nazioni Unite sin dal 1945. In compenso, il Paese arabo si sta preparando da alcuni anni a dare centralità al Golfo e a rendere l’area sempre più influente sugli equilibri mondiali attraverso la Saudi Vision 2030. Un progetto che, tra le altre cose, ha ben rappresentato uno strumento di gestione del consenso considerato che, qualche anno prima, nel 2011, la "primavera araba" non aveva risparmiato neppure l’Arabia Saudita.

Come primo passo il programma aveva previsto la concentrazione dei vari fondi di investimento sauditi in un unico Fondo sovrano con un capitale di 2.500 miliardi di dollari, il cui obiettivo era quello di possedere il 3% di partecipazioni dei principali Fondi di investimento internazionali. Il PIF, il Public Investment Fund, nel 2020 ha raggiunto lo scopo posizionandosi all'ottavo posto al mondo per patrimonio netto gestito, raggiungendo i 360 miliardi di dollari ed è sostanzialmente, insieme a una delle società petrolifere più grandi del mondo, l'ARAMCO, il motore finanziario per la realizzazione della strategia di sviluppo Saudi Vision 2030.

Il provvedimento prevede una lunga serie di progetti non solo in campo economico ma anche sociale e di sviluppo finalizzati a preparare il Paese ad una nuova fase, quella post-petrolifera. Il programma è diviso in tre differenti capitoli: “il boom economico”, “la società vitale”, “il paese e le sue ambizioni”. Il primo descrive le varie misure per rilanciare i principali settori dell’economia saudita, il secondo spiega le ricadute positive sulla società che vedrà un aumento dell’occupazione giovanile e anzitutto femminile (oltre il 60% dei sauditi ha meno di trent’anni) aprendo all'affermazione di alcuni basilari diritti civili (ricordiamo che l’apertura al suffragio femminile è avvenuta solo nel 2015, la cessazione del divieto di guida per le donne nel 2018), offrendo ampio spazio all’iniziativa privata. Infine il terzo capitolo rivela gli obiettivi di lungo periodo dell’intera nazione e la sua trasformazione da attore sostanzialmente regionale a protagonista dei mercati internazionali.

L’avvenieristico e ambizioso progetto, lanciato nel 2016, necessita di circa 700 miliardi di dollari da destinare ad una riconversione dell’economia che trasformi un Paese di 36 milioni di abitanti in un nuovo hub per capitali, imprese, attività d’intrattenimento e un turismo che esuli dal solo pellegrinaggio alla Mecca e a Medina. Città sante ma anche strumento geopolitico chiave cui i sauditi non intendono rinunciare.

Sotto questo ombrello ci sono quattro giga projects che, unici a livello globale, forniranno al Paese "un’alternativa ai profitti del petrolio" dopo i discutibili risultati di COP28 (vd. articolo "COP28: l'ostentazione di potere e ricchezza non aiuterà a trovare una strada comune" 5.12.2023)

Il primo progetto è denominato Rosh e si configura come un piano di edilizia residenziale pensato per rispondere alla crescente domanda di abitazioni della classe media nei centri urbani in via di sviluppo, ciò significa che il Paese sarà sottoposto ad una crescente pressione demografica. Il secondo è noto come la futura capitale dell’intrattenimento, sport e arti, Qiddiya, situata a circa 70 km dall’aeroporto internazionale King Khalid e circa 45 da Riyadh. La gigantesca città dei divertimenti avrà un’estensione di 367 kmq. Il terzo è il Red Sea Project, che comprende più di 90 isole nel Mar Rosso e si estende per circa 28.000 kmq. L’area si localizza nella provincia di Tabuk tra Umluj e Al-Wajh e ambisce a diventare meta primaria di un ecoturismo di lusso. L’ultimo progetto, il più ambizioso, è Neom, un'area con un’estensione pari circa alla superficie del Belgio composta da Trojena, corrispondente alla zona montuosa; l’area industriale Exagon; l’insediamento urbano con organizzazione lineare The Line. "La cultura architettonica mondiale - come ha spiegato il magazine "Il giornale dell'ARCHITETTURA.com" - ha mostrato interesse e dubbi sulla riuscita di un tale progetto. La critica si è particolarmente concentrata su due argomentazioni che riguardano la sostenibilità dell’intervento: in primis la facciata riflettente minerà la sopravvivenza dei volatili locali; inoltre le emissioni di carbonio per una così alta densità di popolazione su una superficie così ridotta potrebbero stravolgere l’equilibrio dell’ecosistema circostante."

Nel frattempo però il turismo è cresciuto del 156% dal 2019 al 2023, mentre i ricavi legati al settore calcistico ammontano già all’1% del PIL nazionale grazie anche all’acquisto di calciatori famosi anche in relazione alla presentazione delle candidatura per ospitare la Coppa del mondo Fifa del 2034. Un mercato degli eventi in Arabia Saudita attualmente stimato in $800 milioni e che si prevede raggiungerà $1,12 miliardi entro il 2026.

Alcune iniziative, dunque, hanno iniziato a dare i primi risultati ma a quale prezzo? I Sindacati italiani Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, ad esempio, a giugno di quest'anno hanno riferito che "La Federazione mondiale dei lavoratori delle costruzioni - Bwi ha consegnato due denunce all'Ilo, l'Organizzazione mondiale del lavoro, relative a gravi violazioni dei diritti umani, sfruttamento e lavoro forzato nei cantieri edili in Arabia Saudita" da cui, in base all'art. 24 del regolamento dell'Organizzazione, "dovrebbe conseguire l'istituzione di una commissione tripartita per analizzare i fatti documentati che sono più che sufficienti per stabilire il mancato rispetto da parte dell'Arabia Saudita di molte convenzioni Ilo".

Per aggiornare il quadro che vi abbiamo delineato, vi segnaliamo l'articolo di particolare interesse di Valentina Silvestrini dal titolo "Sempre più inarrestabile l'ascesa architettonica dell'Arabia Saudita" per Artribune del 29 agosto 2024. Valentina Silvestrini è un'architetta e dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune.

"Architetture da record, città di nuova fondazione, l’Expo 2030. Dagli spazi per la cultura alle strutture per sport e intrattenimento, dai parchi urbani (con estensione digitale) alla riqualificazione urbana della Mecca, l’Arabia Saudita sta ridisegnando rapidamente il proprio territorio. Ma a quale prezzo?"

Link: Sempre_più_inarrestabile_lascesa_architettonica_dellArabia_saudita.pdf

* Fonte immagine: https://www.azimuth-gulf.com/saudi-arabia-vision-2030/

Per la Redazione - Serena Moriondo